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Export: vino comparto leader per l’agroalimentare Ue

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Il vino si conferma produzione sempre più centrale per l’export. Non solo in Italia, ma anche in Europa. A dimostrarlo i numeri, che evidenziano come le esportazioni di settore dalla Ue abbiano superato, nel 2018, i 12,2 miliardi di euro, arrivando a rappresentare – insieme a sidro e aceto – il 9% del valore totale sulle cifre relative all’agroalimentare europeo.

Non solo: oggi, il vino comunitario ribadisce la propria funzione di leader e trascinatore anche attraverso la qualità dei flussi di mercato. È arrivato, infatti, a presentare una bilancia commerciale in attivo di quasi 9 miliardi di euro, forte dell’incremento continuo e significativo sviluppato nell’ultimo decennio: una crescita, dal 2007, pari al +275%.

Una storia di successo, dunque, dove assolute protagoniste sono Dop e Igp, che rappresentano rispettivamente il 44% e il 20% del vino attualmente prodotto in ambito comunitario.

Vino sempre più leader nell'export Ue. Merito anche di scambi mondiali che risultano in crescita. Ma si va verso una “nuova geografia dei consumi”.
Gli scambi mondiali risultano in crescita, ma si va verso una “nuova geografia dei consumi”

Export sempre più decisivo

Queste le statistiche presentate da Luca Rigotti, nuovo coordinatore del settore vitivinicolo di Alleanza Cooperative Agroalimentari, al workshop “The future of viticolture”, andato in scena a Bruxelles il 6 novembre e organizzato da Copa-Cogeca, sigla che raggruppa le organizzazioni degli agricoltori e delle cooperative di Europa. “Oggi, per chi produce vino, i mercati esteri sono fondamentali”, ha spiegato Rigotti nel suo intervento. “L’export non è più una scelta, ma una necessità: esportare è quanto mai indispensabile per la competitività delle imprese e diventa fondamentale anche come contributo all’economia in generale nei nostri paesi. In questo senso le risorse comunitarie per la promozione nell’ambito della Ocm vino ci hanno aiutato molto e molto ancora potranno aiutarci specie in un contesto geopolitico di forte instabilità”. Da qui, anche l’augurio del rappresentante di Alleanza Cooperative Agroalimentari affinché “si aprano nuovi accordi commerciali tra l’Europa e i Paesi terzi per azzerare dazi e tariffe ed eliminare gli ostacoli tecnici che frenano le esportazioni. L’accordo siglato tra l’Ue ed il Giappone è in tal senso una esperienza che va incoraggiata e ripetuta”.

La nuova geografia dei consumi

Le dinamiche commerciali internazionali, d’altronde, sono inequivocabili. I dati elaborati dall’Oiv (Organizzazione internazionale della vigna e del vino) fanno emergere che se nel 2000 a essere importato era il 27% di tutto il vino consumato nel mondo, la quota ha raggiunto il 44% nel 2018. Gli scambi mondiali, dunque, risultano in crescita, ma al contempo si va verso una “nuova geografia dei consumi”: i paesi in cui si registrano incrementi sono, infatti, per lo più i Paesi terzi. 

“Le imprese vitivinicole sono chiamate ad intercettare tale domanda, sfruttando le opportunità che i mercati internazionali offrono”, ha evidenziato Rigotti. “Occorrono però risorse umane e finanziarie importanti e non si può quindi prescindere dalla dimensione aziendale: in tal senso la cooperazione gioca un ruolo di primo piano perché è quel modello d’impresa che consente a tanti piccoli e piccolissimi produttori di diventare, unendosi in un patto associativo forte, soggetti imprenditoriali significativi anche nelle dimensioni e di beneficiare al meglio delle economie di scala ottenute”.

In futuro, anche a livello di export, la parola d'ordine per aver successo sarà sostenibilità.
La parola d’ordine sarà sempre più sostenibilità

Il futuro è green

E il futuro del vino sui mercati internazionali quale direzione sta prendendo? Per il nuovo coordinatore del settore vitivinicolo di Alleanza Cooperative Agroalimentari la parola d’ordine sarà sempre più sostenibilità: “I consumatori di vino, in tutto il mondo, sono sempre più attenti alla sostenibilità, che è prima di tutto ambientale, ma anche sociale nella sua attenzione alla tutela del lavoro delle persone e l’attenzione per la comunità in cui l’azienda, specie cooperativa, opera”.

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