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Enoteche al centro: “Siamo anticipatori del cambiamento”

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Sono 7.209 le enoteche attive in Italia nel 2019: +4% sul 2014 (fonte: Camera di commercio di Milano, Monza Brianza, Lodi). 8mila gli addetti che vi sono impiegati: +10% sul 2014. Per il 26,5% si tratta di donne, mentre i giovani sono l’11%. Nella top 10 dei comuni per numero di enoteche attive nel 2019, sul podio troviamo Roma, con 345 esercizi (+1,5% sul 2018 e +35% sul 2009), Napoli, con 221 (-1% sul 2009) e Milano, con 141 (+5% sul 2018 e +72% sul 2009). La classifica si completa, poi, grazie a Torino, con 121 enoteche (+5% sul 2018 e +64% sul 2009), Firenze, con 91 (+2% sul 2018 e +7% sul 2009), Genova, con 80, Venezia, con 68, Palermo, con 62, Bologna, con 57, e Bari, con 50. Una fotografia che muta solo leggermente prendendo a riferimento l’ambito provinciale, dove nel 2019 è Napoli a guidare, con 528 punti vendita (+3% sul 2014), seguita da Roma, con 480 negozi (+3% sul 2014) e, a netta distanza, Milano, con 259 esercizi (+9% sul 2014). Ma come sta il comparto? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Terraneo, presidente di Vinarius. Con il numero uno degli enotecari italiani tracciamo lo stato dell’arte di un settore in crescita e del futuro di una professione.

Sono 7.209 le enoteche attive in Italia nel 2019: +4% sul 2014
Sono 7.209 le enoteche attive in Italia nel 2019: +4% sul 2014

Andrea Terraneo, dal 2013, guida Vinarius, associazione italiana costituita nel 1981 con lo scopo di promuovere e valorizzare l’enoteca in quanto luogo dove si esercita il commercio specializzato del vino di qualità. Con lui tiriamo le somme sullo stato dell’arte del comparto. Confrontandoci al contempo su criticità ancora irrisolte e futuro di una professione che della cultura del bere bene ha sempre fatto la propria ragion d’essere e bandiera.

Una recente ricerca promossa dalla Camera di commercio di Milano, Monza Brianza, Lodi fotografa un mondo delle enoteche in buona salute, con numeri in crescita per il comparto lungo tutto l’ultimo quinquennio. È questa la reale immagine del settore?

Andrea Terraneo, presidente Vinarius, associazione delle enoteche italiane
Andrea Terraneo, presidente Vinarius

Confermo il trend. Oggi, quello delle enoteche è un mondo in buona salute. C’è fermento. E siamo soprattutto contenti di un comparto che ha registrato negli ultimi anni una crescita sana: non si è trattata di una bolla o di un’infatuazione passeggera quella degli investimenti collegati all’apertura di nuove attività tra enoteche e wine bar.

Non si arresta, dunque, la corsa?

Sì. Voglio, però, soffermarmi su un dato dell’analisi: quello relativo agli occupati. Sono citati 8mila addetti, ma ritengo che il valore non rispecchi quello reale. Di media, gli occupati per enoteca sono ben più di uno o due. La gestione di un punto vendita, infatti, è molto articolata. Da un punto di vista numerico, dunque, stimerei gli addetti del settore attorno ai 15mila.

Oggi, nel settore, trova sempre più spazio anche il variegato ambito dei wine bar. Come giudica il fenomeno?

I wine bar sono assolutamente in rampa di lancio. Si tratta, però, di un genere d’attività molto distante dall’enoteca. L’investimento che comporta, innanzitutto, è diverso: da una parte si lavora molto su rotazione e servizio, mentre un punto vendita classico si concentra sulla profondità di scelta, tanto in stock, quanto d’annate. I riferimenti stessi dei prodotti proposti, poi, mutano radicalmente tra i due contesti.

"I wine bar sono assolutamente in rampa di lancio. Si tratta, però, di un genere d’attività molto distante dalle enoteche"
“I wine bar sono assolutamente in rampa di lancio. Si tratta, però, di un genere d’attività molto distante dall’enoteca”

E la distribuzione moderna rappresenta un concorrente per le enoteche?

Vedo, più che altro, pochi punti di contatto per la fascia d’offerta che caratterizza l’uno e l’altro ambito. Al netto di quelle poche etichette imprescindibili, laddove il supermercato proponga al suo interno uno spazio maggiormente articolato dedicato al vino.

Quali sono punti di forza e criticità ancora irrisolte per il settore?

"Un plus delle enoteca, è la possibilità di conservare il proprio stock nelle condizioni migliori"
“Un plus dell’enoteca, è la possibilità di conservare il proprio stock nelle condizioni migliori”

Tra i punti di forza, avendo a riferimento il confronto con Gdo ed e-commerce, c’è innanzitutto una proposta sempre più separata, per prezzo e qualità, tra canali di vendita: su questo, il mercato si è autoregolamentato nel corso degli anni. Un altro plus dell’enoteca, poi, è la possibilità di conservare il proprio stock nelle condizioni migliori. A questo si collega il tema dell’ultimo chilometro. Oggi per chi ha la possibilità di gestirla in maniera adeguata, poter garantire una vetrina online è diventato sempre più importante. A differenza dell’e-commerce, però, è il servizio che caratterizza l’enoteca: se un utente ha bisogno il vino alla giusta temperatura e in breve tempo, è solo in un punto vendita fisico che potrà trovare risposta alla propria esigenza e, soprattutto, varietà di scelta. Noi enotecari, negli ultimi 20 anni, ci siamo adeguati al mercato, anticipando i cambiamenti e facendo emergere tanto il valore della nostra professionalità, quanto le peculiarità che ci contraddistinguono.

È il servizio che caratterizza le enoteca: se un utente ha bisogno il vino alla giusta temperatura e in breve tempo, è solo in un punto vendita fisico che potrà trovare risposta alla propria esigenza e, soprattutto, varietà di scelta".
“È il servizio che caratterizza l’enoteca: se un utente ha bisogno il vino alla giusta temperatura e in breve tempo, è solo in un punto vendita fisico che potrà trovare risposta alla propria esigenza e, soprattutto, varietà di scelta”

E il futuro delle enoteche e della professione quale sarà?

Oggi il consumatore è sempre più giovane e aperto. E questi due elementi comportano che è anche meno fidelizzato a brand e tipologie di vini classici: l’asticella della professionalità, così, si alza ogni giorno di più anche per noi, che siamo spinti a migliorarci con la ricerca di nuove alternative di prodotto, formazione a una maggiore proattività e predisposizione a presentare ulteriori servizi. Nel futuro delle enoteche vedo, per chi ne ha le possibilità, un sempre maggiore investimento sulle grandi annate, che permettono quella maggiore profondità di stock che fidelizza i consumatori alla ricerca di qualcosa di unico. E poi a rimanere centrale resterà il tema della cultura: quel che promuoviamo ogni giorno in termini di bere bene, ma anche – e penso a tante zone turistiche – in quella consulenza a 360° per la valorizzazione dei territori che nasce dal quotidiano dialogo con i clienti.

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