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Andy Warhol Tribute Collection: la Pop Art secondo Dom Pérignon

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Che amasse l’arte, non è certo un mistero o una novità. Ma forse non tutti sanno che Andy Warhol aveva anche uno Champagne preferito. Un’etichetta di cui parla in uno dei suoi diari, citando un memorabile party a Monaco. Tra i pochi artisti del dopoguerra di cui si sente parlare anche al di fuori del mondo dell’arte, l’immagine di Andy Warhol è divenuta popolare quanto quella dei divi da lui rappresentati. E le sue opere sono andate oltre il concetto della Pop Art, trasformandosi esse stesse in protagoniste di cartelloni pubblicitari ed oggetti di consumo di massa. Perché Andy Warhol non è “un” rappresentante della pop art americana degli anni ’60: Andy Warhol è la Pop Art stessa, che si caratterizza attraverso la continua ricerca di stimoli artistici, un nuovo modo di portare l’arte verso il cittadino comune.

Dalla Campbell Soup alla Coca-Cola: l’arte iconica di Andy Warhol 

L’immagine di Andy Warhol è divenuta popolare quanto quella dei divi da lui rappresentati
L’immagine di Andy Warhol è divenuta popolare quanto quella dei divi da lui rappresentati

L’elenco dei capolavori di Warhol è lungo: dai quadri alle installazioni architettoniche, fino alle sculture. S’inizia con le latte di Campbell Soup, che l’artista riprodusse in una sua composizione di 32 pezzi: uno per ogni gusto della zuppa di pomodoro più famosa d’America negli anni ’50. Si passa per le lattine di Coca-Cola e i ritratti di Marilyn Monroe, Mao Tse Tung e Che Guevara, Superman. Per arrivare addirittura ad una semplice banana. Il concetto di Andy Warhol di arte per il cittadino comune è, però, enfatizzato in una sua famosa frase a proposito della Coca-Cola. A riguardo disse che: “è la stessa che chiunque può acquistare, da Liz Taylor a Kennedy, tu ed il barbone all’angolo. E per quanto tu possa spendere, nessuno potrà comprare una Coca-Cola migliore, tutti avranno la stessa, identica, lattina di Coca-Cola“.

Dom Pérignon e il suo tributo al padre della Pop Art

Tra detersivi, bottiglie della Coca Cola e minestre in scatola, al genio della Pop Art mancava giusto una bella bottiglia di Champagne: ci ha pensato Dom Pérignon
Tra detersivi, bottiglie della Coca Cola e minestre in scatola, al genio della Pop Art mancava giusto una bella bottiglia di Champagne: ci ha pensato Dom Pérignon

Tra detersivi, bottiglie della Coca Cola e minestre in scatola, al genio della Pop Art mancava giusto una bella bottiglia di Champagne. A lui che era solito dichiarare di aver partecipato a migliaia di party nella sua vita. E le bollicine in questione sono quelle firmate Dom Pérignon, che Warhol era solito sorseggiare tra le pareti del famigerato Studio 54, la discoteca più trasgressiva e scenografica di New York. Oggi, è una collezione di bottiglie davvero unica quella concepita dagli studenti della scuola d’arte e design Central Saint Martin per la celebre azienda vinicola transalpina e il padre della Pop Art. Già l’uso dei colori e delle serigrafie sulle confezioni preannuncia qualcosa di unico: la bottiglia, poi, non delude le aspettative. E non è un caso che la maison abbia deciso di regalare un tributo a Warhol: si tratta, infatti, di un incontro, seppur virtuale, fra una delle marche di bollicine più riconosciute e “cool” al mondo e un artista che è diventato una icona dell’arte moderna. Nel tentativo di dare una svolta fashion e artistica alla maison, per la prima volta Dom Pérignon ha modificato la sua storica etichetta, osando con colori tipici della Pop Art. Proposta al mercato nel 2010, in sei diversi colori – blu, rosso, lilla, viola, verde smeraldo e giallo –, si tratta forse della “Limited Edition” più prestigiosa e (oggi) ricercata messa sul mercato dalla maison di Champagne, che proprio delle edizioni limitate e delle collaborazioni ad hoc con gli artisti (da ultima quella con Lenny Kravitz) ha ormai fatto uno dei suoi tratti distintivi.

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