“Si vive una volta sola, ma se giochi bene le tue carte, una volta è sufficiente”. Le parole sono di “The Voice” Frank Sinatra, ma si adattano alla perfezione al ricordo di un uomo vulcanico e unico nel suo genere, che chi scrive ebbe modo di conoscere personalmente e intervistare anni fa, in una lunga chiacchierata attorno a un calice di un rosso siciliano straordinario e su cui, ancora oggi, mi interrogo a riguardo dei misteriosi uvaggi che lo componevano (e ancora lo compongono). Si parla del conte Paolo Marzotto, classe 1930, che ci ha lasciato nel tardo pomeriggio di lunedì 25 maggio scorso.
Un decano del vino italiano e l’ultimo dei “conti volanti”

Il conte Marzotto era uno dei grandi decani del vino italiano. L’uomo che fu capace di rendere celebre a livello globale il Pinot Grigio made in Italy, trasformandolo in un’istituzione dell’Italia enoica sui mercati di tutto il mondo. Prima, però, era stato uno dei rampolli dell’omonima grande dinastia d’industriali tessili di Valdagno (Vicenza) e, ancora, pilota automobilistico: tanto che lui e il fratello Giannino, per via delle diverse partecipazioni a competizioni mito come Le Mans o la Mille Miglia, erano noti alle cronache anche come i “conti volanti”. Infine, nel 1997, quando già aveva 67 anni, al posto di scegliere una comoda e dorata pensione, aveva seguito nuovamente il proprio cuore e dato vita all’avventura imprenditoriale di Baglio di Pianetto, cantina siciliana che con le sue due tenute di Pianetto e Baroni, oggi rappresenta una delle punte di diamante del vino isolano.
La notizia della scomparsa
“All’età di 89 anni, il Conte Paolo ci ha lasciato”, inizia così il ricordo di Renato De Bartoli, amministratore delegato dell’azienda siciliana di proprietà di Marzotto, che per primo ha dato notizia della scomparsa. “Ci mancherà la sua simpatia che, con le sue battute e la sua lucidità, riusciva sempre a catturarci e stimolarci. Ci mancherà il suo animo generoso mai indifferente a nessuno, sempre attento a dare uno sguardo o un sorriso, sollevando la dignità di ognuno. Mancherà a noi dello staff di Baglio di Pianetto, ma mancherà a tutti i siciliani che possono solo essere orgogliosi che un uomo come lui abbia creduto nella nostra terra, la Sicilia, che è stata la culla delle sue due grandi passioni: le auto quando nel 1952 vinse il giro di Sicilia ed il vino, creando Baglio di Pianetto”.

Il conte Paolo Marzotto nelle parole di Wine Couture
Chi scrive conserverà per sempre un magnifico ricordo del conte Paolo Marzotto. Lo conobbi nel 2015, a Vinitaly, dove era accompagnato dalla nipote Ginevra Notarbartolo di Villarosa. L’occasione che ci fece incontrare, fu il lancio del suo ultimo “innamoramento” enoico: l’Agnus. Un vino speciale, che i collaboratori del conte in Baglio di Pianetto vollero dedicargli. E lui, dopo averlo assaggiato e “avendolo giudicato all’altezza” – queste le sue testuali parole – decise di firmarlo e trasformarlo in un omaggio a Valdagno, sua città natale.

In quella occasione, il Conte Marzotto ripercorse con me tutte le tappe che lo avevano condotto fino in Sicilia. Mi raccontò degli anni in Zignago Santa Margherita, di cui era stato presidente e amministratore delegato. In particolare, mi parlò della straordinaria epopea internazionale della cantina veneta, arrivata sotto la sua guida a realizzare e vendere 6 milioni di bottiglie l’anno soltanto di Pinot Grigio: “A livello quantitativo per singolo produttore, una casistica molto rara per una sola tipologia di vino”, mi fece notare con orgoglio. E poi, il filo del racconto era giunto fino al 1997, con la nascita della sua ultima creatura: Baglio di Pianetto. Una realtà sorta poco distante da Palermo con il preciso obiettivo di creare un vino che esaltasse l’unicità del terroir siciliano, ispirandosi alle tradizioni dei grandi châteaux francesi.
E la Francia aveva rappresentato per lui una grande fonte d’ispirazione, anche in vigna. Ma il suo non era stato un banale copia e incolla, piuttosto aveva proseguito anche in questa occasione a innovare, sfruttando le caratteristiche uniche dell’isola in cui Baglio di Pianetto si colloca. Avevamo discusso, a tal proposito del caso del Petit Verdot, “che i francesi, nel bordolese, utilizzano massimo all’8%, mentre io lo vinifico al 100%”. Mi aveva spiegato di questa inusuale scelta: “Una novità, che porta ad avere vini con struttura più importante di quanto non sia Oltralpe”. Storie di vita vissuta, quelle che aveva condiviso, tutte accomunate da un dettaglio che era poi quanto più gli premeva nel far vino: la volontà di offrire sempre la massima qualità. Interrogato su cosa potesse fare il vino italiano per guadagnare maggior spazio sui mercati internazionali, mi aveva lasciato con queste parole: “Solo puntando su vini di qualità potremo avere un maggiore prestigio nel mondo: qualcosa che mi auguro di cuore, da amante dell’Italia e delle sue straordinarie eccellenze”. Una lezione per tutti. E mai attuale come oggi.