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Andamento lento: per il food & beverage è una ripartenza a scartamento ridotto

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Effetto lockdown sul food & beverage. Ben oltre gli orizzonti del vino, i conti non tornano. Lo certifica un’analisi Ismea, che evidenzia come il settore agroalimentare potrebbe chiudere il 2020 fortemente penalizzato nel suo bilancio finale. Con i primi indiziati a cui attribuire il momentaneo deficit che rimangono quelli già identificati da tempo: la chiusura pressoché totale, negli scorsi mesi, del canale della ristorazione e i contraccolpi sui flussi di esportazione. Ma cosa dicono i numeri dello scenario attuale e di quello futuro?

Il conto è salato per la ristorazione

Le stime del Rapporto Ismea su domanda e offerta nell’alimentare durante l’emergenza Covid-19 parlano chiaro, fornendo al contempo indicazioni sul cambiamento di alcuni comportamenti d’acquisto. Il conto per il mondo Horeca è impietoso: le prospettive dei consumi extra-domestici per tutto il 2020, infatti, risultano tutt’altro che incoraggianti. E si può stimare prudenzialmente per il canale della ristorazione (secondo i dati Istat: 285.315 imprese e 1.221.617 addetti) un calo prossimo al 40%, che in numeri si dovrebbe tramutare in una perdita attorno ai 34 miliardi di euro. Valori importanti, che raccontano anche di quello che era stato un 2019 positivo per il consumo alimentare fuori casa delle famiglie italiane: l’anno, infatti, si era chiuso sfiorando una spesa di 86 miliardi di euro, con un incremento reale sui precedenti 12 mesi dell’1,6%.

Ismea stima prudenzialmente per il canale della ristorazione (secondo i dati Istat: 285.315 imprese e 1.221.617 addetti) un calo prossimo al 40% nel 2020
Ismea stima prudenzialmente per il canale della ristorazione (secondo i dati Istat: 285.315 imprese e 1.221.617 addetti) un calo prossimo al 40% nel 2020

Le vendite al dettaglio non bastano: bilancio del food & beverage in picchiata

A fare da contraltare alle difficoltà del fuori casa, la performance delle vendite al dettaglio. Ma se quest’ultima in parte compensa quanto perso sul fronte Horeca, la crescita dei consumi domestici stimata attorno al 6% sul totale anno 2020 non sarà comunque sufficiente a riallineare i bilanci. Ismea calcola infatti che l’impatto complessivo sul totale della spesa agroalimentare domestica ed extradomestica per l’anno in corso dovrebbe consistere in una riduzione attorno al 10%. Il conto, nei valori, dovrebbe essere pari a circa 24 miliardi di euro.

La fotografia del carrello post lockdown

Nel food & beverage, bene gli acquisti di bollicine, con un +20%, e dei vini (+15%) nella settimana dall'11 al 17 maggio
Bene gli acquisti di bollicine, con un +20%, e dei vini (+15%) nella prima settimana di (quasi) “liberi tutti”

Cosa dice il carrello degli italiani nel post lockdown lo fotografano le vendite al dettaglio, che si sono mantenute sostenute anche nella prima metà del mese della riapertura. Nella settimana dall’11 al 17 maggio, l’incremento della spesa per gli alimenti confezionati su base annua ha segnato ancora una crescita del +11% come media nazionale. A mutare, però, sono state le abitudini da parte dei consumatori: davanti a un calo negli acquisti di farina (da +142% a +70%), pasta (da +24% a +4%) e uova (da +36% a +17%), si è assistito a un mantenimento dei valori di crescita per gli affettati (+19%). Bene gli acquisti di bollicine, con un +20%, e dei vini (+15%): valori, questi, motivabili in un’ottica di recupero successivo alla scarsa dinamica fatta segnare durante quasi tutto il periodo di chiusura. Più in generale, a tornare vigorosa è una voglia di risparmio, con gli italiani che riprendono la via dei discount (+18%) e gli ipermercati a segnare un +3% nel trend di vendite nella prima settimana di (quasi) “liberi tutti”. Da notare, però, è anche il permanere degli incrementi presso i liberi servizi, ovvero i più piccoli negozi di vicinato, che può far pensare al consolidamento di un nuovo rapporto di fiducia tra gli abitanti di una zona e la rete commerciale locale.

Le prospettive di food & beverage: quanto pesa lo straniero sul conto finale

Un elemento decisivo sulle attuali scarse performance del food & beverage fuori casa è la generalizzata assenza del turista straniero
Un elemento decisivo sulle attuali scarse performance del food & beverage fuori casa è la generalizzata assenza del turista straniero

Andamento lento. È questo il leitmotiv della ripresa. Soprattutto per il settore vino. Nonostante la ripartenza delle attività del canale Horeca, viste le ancora molte restrizioni, il comparto non è stata ancora in grado di restituire dinamicità alla domanda nelle prime fasi della filiera. Il motivo è evidente: nel post lockdown, le cantine di molti esercizi commerciali erano già ben fornite e non c’è stato bisogno di affrettare nuovi ordini, soprattutto in considerazione dei dubbi sull’intensità di recupero delle vendite. Quest’ultimo atteggiamento è conseguenza di una riflessione a più ampio spettro. Se nel complesso, infatti, per il mercato extra-domestico è possibile stimare quella che è stata una contrazione dell’80% del valore da marzo a giugno, un elemento decisivo in questo calo è conseguenza della generalizzata assenza del turista straniero. Oggi, tuttavia, lo scenario non appare confortante su questo fronte: risulta impossibile, infatti, immaginare un riavvicinamento alla normalità entro l’anno nei flussi delle presenze turistiche internazionali. E sul totale dei consumi fuori casa annui, ciò corrisponde a un’incidenza stimata nella domanda dei visitatori stranieri a venir meno che si aggira attorno al 15%. Il conto, così, è presto fatto: alla luce di tali considerazioni, è ragionevole ipotizzare uno scenario in cui, nella migliore delle ipotesi, la domanda del fuori casa possa mantenersi da luglio fino alla fine dell’anno intorno al 75% del valore normale, con una perdita che risulterebbe in ogni caso non inferiore al 25%.

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