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Unità ed etica: il futuro della filiera del vino riparte dalla concretezza di un webinar targato Club Excellence

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“Ripartiamo insieme, eticamente”. Il webinar di Club Excellence andato in scena oggi e dedicato a mettere a confronto alcuni degli attori principali della filiera del vino italiano, già nel suo titolo ha voluto tracciare una rotta, indicando l’unica via percorribile affinché il settore possa avere un domani. Già, perché il momento è critico e dalle sabbie mobili dell’oggi si può uscire soltanto percorrendo l’unica strada che potrà donare un futuro a un comparto che va ben oltre la ripartenza di questa o quella categoria: sia la ristorazione, siano le enoteche, siano gli agenti e i distributori. È, infatti, il rilancio di un intero mondo e sistema quello a cui si deve guardare ora, dopo il troppo tergiversare da parte di chi, al governo, avrebbe già dovuto individuare soluzioni concrete. E allora, visto che dall’alto gli interventi sono stati pochi e nella maggioranza dei casi confusi, sono gli attori stessi della lunga catena che dal produttore di vino, passando per le diverse anime dell’Horeca, giunge fino all’utente finale a scendere in campo. E lo fanno, come ha ben sintetizzato in conclusione Antonio Paolini, giornalista enogastronomico e moderatore dell’incontro virtuale targato Club Excellence, cercando di dispensare alla categoria “un mezzo calice di sicurezza”: ossia, quel che oggi serve maggiormente e proprio a tutti.

Chi sono stati gli attori riuniti attorno al tavolo da Club Excellence

La tavola rotonda online promossa da Club Excellence ha voluto riunire rappresentati di tanti mondi colpiti dal recente lockdown. Le autorevoli voci che hanno partecipato all’incontro, fornendo spunti di riflessioni e giudizi su quanto hanno vissuto e ancora sono chiamati ad affrontare in maniera più o meno diretta, sono state quelle di Carlo Cracco, chef patron del noto ristorante Cracco, Luca Cuzziol, amministratore unico di Cuzziol Grandi Vini, primaria società di distribuzione e importazione associata a Club Excellence, Antonello Marzolla, segretario generale Usarci (Unione Sindacati Agenti e Rappresentanti di Commercio Italiani), Andrea Terraneo, presidente di Vinarius, associazione delle enoteche italiane, e Maurizio Zanella, numero uno e fondatore della cantina franciacortina Ca’ del Bosco. Sul tavolo: l’impatto del Covid-19 sul business e le proposte per uscirne tutti insieme.

I protagonisti del webinar targato Club Excellence che ha messo a confronto gli attori della filiera vino
I protagonisti del webinar targato Club Excellence che ha messo a confronto gli attori della filiera vino

Il racconto del confronto, tra coraggio, ottimismo e spiragli d’unità

È stata proprio unità, spesso condita con la parola fiducia, il leitmotiv che ha caratterizzato la chiacchierata tra gli attori della filiera. “C’è bisogno di fiducia, certezze e coraggio da parte di tutti”, ha esordito Carlo Cracco. “Vedere locali chiusi e serrande abbassate non è un bel segnale. Oggi, il problema è che si muovono poche persone, concentrate nel fine settimana e verso le località di mare. Nonostante questo, in tanti tra noi continuano a lavorare, mantenendo viva la ristorazione. Ma ciò che manca sono anche le aziende, più o meno grandi. Manca la loro ripartenza, dunque i loro investimenti per comunicarsi e tornare a far ritrovare le persone. È questo, la voglia e la serenità di ritrovarsi, a essere venuto meno e che è necessario recuperare al più presto”. La strada da percorrere per riprendere il cammino è l’ambito del fine dining, quello forse che meglio ha ripreso a funzionare in questo frangente, a indicarla. Spiega Cracco: “Oggi al ristorante il servizio risulta ancora più centrale e decisivo. Ed è da un’attenzione maggiore quella da cui si deve ripartire, perché il cliente è l’elemento principale che ci indica la rotta e ci permette di operare”. Ma cosa serve più di ogni altra cosa sono maggiori garanzie, ripete lo chef: “Quel che oggi occorre comunicare è un po’ di sicurezza. Bisogna rimanere vigili, è ovvio. Ma al momento si deve arrivare a individuare soluzioni per far tornare i turisti internazionali, che rappresentano una mancanza che si avverte molto, nonostante qualcosa si stia lentamente riprendendo sul fronte dei viaggiatori europei. Oggi occorre fare uno sforzo in più, poi, per regalare un’esperienza ancora migliore ai nostri clienti, in modo da farli tornare a frequentare i locali e instillare di nuovo la voglia di uscire e passare un paio d’ore in serenità”. E allo Stato cosa è domandato dal mondo della ristorazione? “Avremmo bisogno, in generale, di un po’ di normalità dallo Stato: non dover essere sempre costretti a fare le capriole per potere restare in piedi”, risponde Cracco, che esplicita anche quella che, a suo avviso, è una delle ricette più funzionali per la ripartenza: “Serve scommettere ancor più sulla qualità. Perché la qualità alla fine paga sempre. Non mi riferisco solo a prodotti rari o preziosi, ma a tutto ciò che presenta un valore reale. Oggi sta mancando il flusso in più che ti fa guadagnare. Lavoriamo per stare in piedi e pagare personale e fornitori. Ma c’è anche la volontà di uscire al più presto dalla palude e poter tornare a volare”.

Davanti a uno scenario come quello dipinto da Cracco, l’unica via percorribile, come si diceva, è quella dell’unità. Il reale elemento su cui poter costruire le fondamenta di una vera ripartenza. A ribadirlo è anche Luca Cuzziol, il padrone di casa nella tavola rotonda, che porta a esempio proprio il caso di Club Excellence, società cooperativa che riunisce 18 tra i maggiori importatori e distributori italiani di vini d’eccellenza ed opera sostenuta dal lavoro di 1.400 agenti complessivi sul territorio nazionale, sviluppando un fatturato generale che oltrepassa ampiamente i 200 milioni di euro. “Quello della distribuzione è un mondo arrivato a segnare a fine 2019 crescite in doppia cifra, confermate anche nel primo bimestre di quest’anno”, sottolinea. “Poi, è stato tirato il freno a mano”. A quel punto, l’unità di intenti e visioni condivise hanno fatto la differenza per non precipitare nel barato. “L’unità che caratterizza il Club Excellence ci ha permesso di dimostrare l’importanza decisiva di un gioco di squadra indirizzato da informazioni ben chiare e indicazioni precise reperite a livello di mercato. Abbiamo stabilito regole d’ingaggio, deciso di finanziare la categoria degli agenti, sostenuto i nostri clienti delle enoteche, nonché consolato i nostri produttori in difficoltà. Il sistema ha effettivamente vacillato, ma occorre rimanere saldi sulla rotta intrapresa. Serve stare uniti e fare sì che tutto torni a funzionare. È un messaggio di positività quello che vogliamo dare”.

“Una grande iniezione di ottimismo”. A domandarla è anche Antonello Marzolla, segretario generale Usarci. In gioco c’è il destino degli alfieri che movimentano il 70% del Pil italiano. Quegli agenti di commercio che sono stati duramente colpiti dal lockdown, a partire proprio da chi opera nel mondo Horeca. Ma nonostante i contraccolpi subiti da chi, rappresentando la cinghia di trasmissione tra due mondi, è esposto ad effetti e conseguenza della crisi di chi produce e di chi commercializza, ora occorre guardare al domani ricercando soluzioni alternative. “Dietro ogni crisi ci possono essere grandi opportunità: ma serve coglierle”, sottolinea Marzolla. “La nostra è una categoria sotto grande pressione. E questa crisi ha introdotto nuove abitudini, tra cui quelle legate a una sempre maggiore diffusione dell’online: il delivery, infatti, lascerà il segno nel futuro dei consumi e, su questo aspetto ma non solo, servirà aggiornarsi. Il fronte del web, infatti, andrà presidiato e fortemente. Ed è anche per questo che al momento stiamo puntando sulla ricerca di nuovi e più stretti accordi di filiera”. Unità: è questa, ancora una volta, la parola che ritorna. E fiducia, come ribadisce anche il segretario generale Usarci: “C’è la tendenza a fornire quotidianamente scenari di guerra, che però non danno una fotografia reale della situazione. Psicologicamente si stanno diffondendo grandi timori, in maniera non sempre giustificata. Da qui la necessità di riuscire a esprimersi con un’unica forte voce, che metta insieme la filiera di produttori, agenti, ristoratori e commercianti, davanti a un Governo che prende provvedimenti a pioggia ma che non incidono per niente sulla ripresa reale. Questo vale per tutti i comparti: dall’abbigliamento all’Horeca. Serve fare ripartire mondi che al momento sono quasi totalmente fermi. E poter contare su un aiuto per far ritornare alle persone la volontà di frequentarsi è decisivo. Ma serve unità tra i mondi, l’unica logica che ha senso ricercare, per dare forza all’azione”.

Andrea Terraneo, presidente di Vinarius, associazione delle enoteche italiane, introduce un ulteriore elemento nella discussione: quello della formazione e della crescita nella professionalità degli attori che fanno parte della filiera vino. “È un’onda lunga quella che siamo chiamati ad affrontare, ma è positivo che ci sia voglia di costruire insieme, in quanto filiera, il superamento di questo ostacolo”, spiega il numero uno degli enotecari. Che in merito al momento di rallentamento conseguenza del lockdown evidenzia anche quelli che sono state le opportunità che oggi serve coltivare. “Il lockdown non ci ha impedito di continuare ad aggiornarci, anche da remoto”, evidenzia Terraneo. “Abbiamo attivato un canale webinar per fare formazione e mantenere un contatto tra enotecari e mondo del vino. Perché non perdere un contatto diretto è decisivo, come lo sarà riprendere a girare e studiare sul terreno i vini e i territori appena ne avremo la possibilità. La bottiglia da sola sullo scaffale, infatti, non si vende: per quello esiste l’enotecario, che deve raccontare un’etichetta al protagonista principale, che non è altro se non il consumatore finale. L’invito da parte nostra, dunque, è di approfittare di questo momento di difficoltà per far crescere ulteriormente la professionalità dell’intero settore, divenendo tutti attori di formazione”.

L’unità d’intenti è al centro anche dell’intervento di Maurizio Zanella, esimio rappresentante del mondo dei produttori dall’alto della sua lunga esperienza in qualità di numero uno e fondatore della cantina franciacortina Ca’ del Bosco. Ma se il vino è tornato a essere importante all’interno delle case nel corso di questo lockdown, troppo frammentata risulta ancora la proposta e le voci di un settore difficile da mettere d’accordo nelle sue innumerevoli voci e opinioni. “Il Club Excellence, proprio come Vinarius, è un esempio per la sua capacità di riunire un mondo e una categoria”, esordisce Zanella. “Il vino e la ristorazione, invece, sono due ambiti ancora troppo frammentati. E proprio in questo ultimo delicato frangente sarebbe servita maggiore unità. Durante il lockdown, tutti noi produttori abbiamo dovuto proseguire a lavorare, perché la natura non si ferma. Questo nonostante le mille difficoltà, soprattutto all’inizio e per giustissime cause. In cantina, il lavoro si è ridotto. E da un punto di vista commerciale non nascondo che abbiamo registrato un calo dell’88% del fatturato ad aprile. Come cantina, ovunque nel mondo, siamo infatti molto sbilanciati sul versante Horeca, e i numeri lo hanno ribadito. Quel che, però, ho notato è come dalla categoria dei produttori si siano registrate innumerevoli risposte alla situazione contingente, il più delle volte molto confuse. E sul vino nobile, questa corsa al consumatore diretto creerà delle fratture e degli scompensi in futuro. Se per il vino commodity, quello che va a scaffale e segue logiche completamente diverse, prescindere da un’intermediazione è possibile, con quello di maggiore qualità non è a mio avviso la strada corretta da prendere. Nonostante la crescita dell’e-commerce, che rimarrà sicuramente come trend, il rapporto umano per raccontare e vendere un’etichetta di vino nobile resterà, infatti, un elemento fondamentale. Perché l’intermediazione capace di spiegare il valore di una bottiglia risulta ancora decisiva, soprattutto a fronte di una cultura del vino non sviluppata come sarebbe bello che fosse, in particolare nel nostro Paese. Il rispetto dei canali e dei ruoli è quello che in Ca’ del Bosco da sempre ci ha contraddistinto. Ed è qualcosa che non risolve i problemi attuali del comparto, ma sicuramente indica una via per uscire da questa impasse: questo, in fondo, abbiamo provato a fare con il lancio durante il periodo del lockdown dell’applicazione Troviamoci, che permette ai consumatori, attraverso la geolocalizzazione, di individuare chi fa ristorazione d’asporto e delivery del vino nella propria zona, a partire dai nostri partner”.

Se il domani riparti da qui: la concretezza della chiacchierata targata Club Excellence

Le conclusioni della lunga chiacchierata sono nel segno della proattività e della voglia di rimboccarsi le maniche tutti insieme per rilanciare un’intera filiera. “Non possiamo aspettare che qualcuno venga a risolvere i nostri problemi. Cerchiamo piuttosto di farci carico ognuno delle proprie responsabilità”, rilancia Cuzziol. “Oggi dobbiamo fare tutti la nostra parte in modo etico, attraverso scelte coerenti e corrette. Tutti quanti, a ogni livello della filiera. Perché un e-commerce non risolve davvero i problemi di un’azienda, come mandare 12 bottiglie con una selezione della propria offerta in giro per l’Italia al consumatore finale. Serve che tutta la filiera cambi, virando in direzione di una maggiore etica e sostenibilità. Bisogna investire insieme sulla professionalità. E serve aver coraggio di cambiare e denunciare quel che di sbagliato c’è nel nostro mondo: questo, per affrontare in modo molto più chiaro il futuro”. A fargli eco è Marzolla, che lancia una proposta: “Creiamo un tavolo di lavoro per confrontarci insieme con il Governo. Parliamo come filiera, non come singole categorie. Servono risposte per tutti, non per un unico comparto. L’Horeca, infatti, è solo l’ultimo anello di una catena molto più lunga. E oggi bisogna avere una visione che tenga insieme tutto, individuando soluzioni che siano qualcosa di più di un semplice palliativo”. Concorda sull’appello all’unità anche Terraneo, che sottolinea: “Individuare la via per darci una mano all’interno della filiera così da uscire dall’impasse in cui ci troviamo è al momento la sola garanzia che abbiamo per poter tracciare una via che sia futuribile”. E se Cracco evidenzia, ancora una volta, l’urgenza di operare tutti assieme per trasmettere sicurezze e garanzie a clienti e fornitori attraverso massima precisione e comportamenti condivisi, Zanella, dando la propria disponibilità a operare in direzione di un’unità della filiera, chiosa così: “Oggi, più che mai, serve essere coesi sui valori fondamentali. E questo incontro può essere già stato un primo e decisivo passo”. L’augurio di chi scrive (ma penso condiviso da molti) è che sia proprio così.

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