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GB Bennicelli: il nuovo volto del vino umbro, tra macerazione e Petit Verdot

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Google Maps ci fa proseguire lungo la strada laterale appena intrapresa, facendoci oltrepassare i vigneti e inerpicare attraverso uno scenografico viale alberato. La guardia d’onore di lunghi filari di pini ci scorta fin in cima alla collina, alle porte del Castello (di Solfagnano) che sovrasta dall’alto la pianura sottostante. Sembra quasi che il navigatore di Mountain View sia fermo ai fasti di oltre un secolo e mezzo fa: “quando qui era tutta campagna”, direbbero gli anziani. Ma raggiunto un incrocio di strade che si perdono a vista d’occhio tra coltivazioni, comprendiamo che la destinazione corretta è alle nostre spalle, più in basso, e serve fare dietrofront. Ad aspettarci alle porte di una vecchia cascina ristrutturata conservandone i tratti originali troviamo Luca Belatti: architetto di formazione, commerciale per esigenza, vignaiolo per amore (della moglie e dell’uva). Già, perché oggi è lui il volto “pubblico” della piccola realtà che ci apre le porte. Immersa nel cuore dell’Umbria, a pochi chilometri da Perugia, sull’asse che da Firenze conduce a Roma, sorge GB Bennicelli. Un’azienda agricola, non solo vitivinicola, che è da pochi anni che ha riallacciato il filo di una storia e di una tradizione in grado di affondare le loro radici in profondità, narrando l’epopea di una famiglia e, grazie all’intraprendenza di una nuova generazione, di un’angolo d’Italia che non c’è più ed è ancora.

La cascina ristrutturata seguendone i tratti originali che fa da sede alla giovane realtà di GB Bennicelli
La cascina ristrutturata che fa da sede alla giovane realtà di GB Bennicelli

I giorni del Papa Re: ascesa e declino della tenuta Bennicelli

Quello di Solfagnano è un vasto territorio che si estende lungo l’alveo fluviale del fiume Tevere, che lo attraversa per intero. Siamo appena fuori Perugia, che dista circa 20 minuti, non molto più lontani da Assisi e Gubbio. Ed è qui che oltre 150 anni fa sorgeva una tenuta che si estendeva per oltre 700 ettari. La proprietà si rifaceva ai Bennicelli, famiglia della nobiltà romana con interessi commerciali che dalla capitale giungevano per l’appunto fino in terra umbra. Parliamo di un piccolo mondo antico, di usanze e consuetudini che sarebbe state progressivamente dimenticate dopo il secondo conflitto mondiale e a seguito dell’avvento della società moderna. La tenuta di Solfagnano, infatti, raccontava con la sua notevole estensione la storia di quei latifondi tipici dei giorni del Papa Re, con le 35 colonie in cui era suddivisa gestite singolarmente da nuclei famigliari che la vita industriale avrebbe successivamente portato lontano dalle campagne. Una narrazione che ancora oggi si può leggere nelle distese di campi che ancora definiscono orizzonti e scenari, ma soprattutto nella serie di edifici abbandonati disseminati in ordine sparso tra filari di viti, campi di girasoli, boschi e oliveti.

Istantanea da un secolo e mezzo fa, all'apogeo della tenuta Bennicelli
Istantanea da un secolo e mezzo fa, all’apogeo della tenuta Bennicelli

GB Bennicelli oggi

La storia di GB Bennicelli, però, non rivolge lo sguardo al passato, ma fissa il proprio orizzonte nel futuro. Merito di Luca Belatti e della moglie Mariagiulia Bennicelli, avanguardia di una numerosa compagine di parenti che nel 2015 ha dato vita a un progetto di recupero dell’antica tenuta di famiglia. Un’area, però, che nel frattempo ha perso una parte dello splendore agricolo del tempo in cui ancora qui si coltivava principalmente tabacco, oltre a cereali, legumi, olive e uva, ma anche la sua originaria estensione. Successioni ed eredità, infatti, nel corso degli ultimi decenni hanno condotto alla vendita del Castello di Solfagnano (quel che era Villa Benicelli), ma soprattutto a un frazionamento della proprietà. Oggi, all’azienda agricola fanno capo un totale complessivo di circa 80 ettari, concentrati principalmente nell’area pianeggiante che dalla strada provinciale che costeggia il Tevere giunge fino alle pendici della collina. Qui, alle spalle della rinnovata cascina e della recentissima cantina, a far capolino sono distese di campi in cui crescono il cece liscio e quello rosso dell’Umbria, la fagiolina di Solfagnano, lenticchie e girasoli, oltre ai grani antichi (la varietà è il Gentil Rosso) che danno vita a farine macinate a pietra. Ma la vera attrazione è rappresentata dalle vigne: circa sei gli ettari di proprietà, cui se ne aggiungono altri quattro in affitto (appartenenti a un famigliare) a poca distanza dal nucleo principale di filari.

Oggi come nel passato, ai vitigni Bennicelli si affiancano numerose altre coltivazioni, tra cui quella dei girasoli
Oggi come nel passato, nella tenuta di Solfagnano ai vitigni si affiancano numerose altre coltivazioni, tra cui quella dei girasoli

Una promessa fuori dagli schemi: identità e divenire dell’offerta vinicola

Se d’altronde non si può raccontare di GB Bennicelli senza contestualizzare la volontà dei suoi giovani proprietari di farne un’azienda agricola a più ampio spettro di coltivazioni, nondimeno è nel vino che la sfrontata bellezza di questo progetto trova la sua piena espressione. Oggi cos’è la piccola cantina umbra se non una realtà in lento ma costante divenire, che sta individuando la propria strada, sperimentando passo dopo passo senza mai perdere di vista l’obiettivo di una produzione di qualità che da un lato sia capace di offrire una propria identità ben delineata, dall’altro rispondere alle esigenze di un mercato alla perenne ricerca di novità e storie da condividere. E così, quanto oggi risulti difficile ingabbiare in uno schema predefinito un’offerta destinata in pochi anni a semplificarsi in maniera netta nella proposta, altrettanto in questa fase di mutamenti e aggiustamenti di rotta si possono individuare con precisione i capisaldi che nel prossimo futuro detteranno ritmo e cammino. A partire dalla scelta dei vitigni su cui sempre più GB Bennicelli punterà, fino allo stile dei vini.

Da destra, Luca Belatti e la moglie Mariagiulia Bennicelli nel corso della visita in vigna
Da destra, Luca Belatti e la moglie Mariagiulia Bennicelli nel corso della nostra visita in vigna

Il futuro ha il volto del Petit Verdot: le anteprime da non perdere

Tra I Macerati Bennicelli, Pinot Grigio assoluto protagonista
Tra I Macerati, Pinot Grigio assoluto protagonista

“I primi passi di questa avventura, iniziata con la vendemmia 2015 andata in bottiglia l’anno successivo, ci hanno visto scommettere innanzitutto sui vini bianchi”, raccontano Luca Belatti e Mariagiulia Bennicelli. “Il motivo è presto spiegato: è una conseguenza della relativa giovinezza dei sei ettari di vigna di proprietà, che hanno favorito inizialmente un lavoro su varietà come Trebbiano, Pinot Grigio, Grechetto e Vermentino”. Per il Sangiovese e il Merlot, le due principali varietà a bacca rossa coltivate da GB Bennicelli nella fase di avvio del progetto, si è invece optato per le più “vecchie” vigne in affitto. Ma il futuro è ben più ricco di così. “Oggi tra i filari di proprietà crescono Vermentino, Pinot Grigio, Trebbiano, Sangiovese, Merlot, Petit Verdot, Pinot Nero e una particolarità che è il Grero, o Nero di Todi, varietà autoctona umbra di Grechetto a bacca nera, di cui in regione si contano sulle dita di una mano le cantine che ne stanno sperimentando la coltivazione”. La produzione oscilla attualmente tra le 12mila e le 15mila bottiglie annue, con la gamma dei vini che si suddivide tra I Macerati, Le Purezze e I Blend. “Tra I Macerati troviamo due cavalli di razza come il Trebbiano e il Pinot Grigio ramato, mentre Le Purezze sono oggi rappresentate dal Vermentino. A chiudere i blend, che da una parte vedono la variante in bianco di Grechetto e Pinot Grigio, dall’altra la versione in rosso con Sangiovese e Merlot”. Ma la direzione futura, come abbiamo potuto scoprire in anteprima, conduce verso nuovi percorsi. Il Pinot Grigio ramato, infatti, se nell’annata 2018 fa emergere un carattere che lo rende “orange” da pasto, col millesimo 2019 vira più in direzione dell’aperitivo, perfetto anche per un’offerta al calice. “L’idea per il prossimo futuro è quella di una semplificazione della nostra proposta”, sottolineano i due giovani titolari. “In risposta alle richieste del mercato, a guidare tra i bianchi saranno il Vermentino Toscano, come vino d’annata dai tratti immediati, e il Pinot Grigio. Il Trebbiano macerato rimarrà, ma solo in produzione limitata di qualche centinaio di bottiglie. Tra i rossi, invece, il Sangiovese è destinato ad avere sempre meno centralità nei nostri progetti: vogliamo puntare, piuttosto, sulla particolarità del Petit Verdot, che presenteremo in purezza già a partire dalla nuova annata a breve in bottiglia, ma sarà anche protagonista del nuovo blend con Sangiovese e Merlot”. E se la prima proposta in rosso, degustata in anteprima, fa già ora vedere l’enorme potenziale che qualche mese di affinamento in bottiglia non potrà che far emergere ancor più prepotentemente, il nuovo blend, sempre ad avviso di chi scrive, con il Petit Verdot trova il complemento perfetto, imboccando la via di un’etichetta che chiama quello stile conviviale tipico di produzioni storicamente affermate come il Beaujolais. Ma il domani di GB Bennicelli porterà ulteriori importanti novità. Condurrà, ad esempio, nella nuova annata all’esordio del bag-in-box per alcune produzioni, con un formato ideale per il ristoratore che desideri presentare una proposta al calice di qualità. Ma soprattutto, vedrà l’esordio della nuova cantina e di una postazione per la degustazione che affaccia sulle botti dove riposano i vini: uno step che segna il passaggio da giovane promessa del vino umbro a realtà vitivinicola matura per spiccare il volo.

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