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La Lugana Le Fornaci esce allo scoperto: il futuro di Tommasi si tinge di bianco

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Tutto ha inizio con una traversata. Tra Bardolino, sulla sponda che guarda l’entroterra in direzione della Valpolicella (in una parola: “casa”) e Sirmione, lato sud di quel Garda attorno cui si sviluppa una delle Denominazioni oggi più ricercate del vino italiano, la Lugana. E nel mezzo, in questo simbolico passaggio di testimone tra Veneto e Lombardia, il primo approdo, sotto forma di calice. Quello che sfuma nei colori del tramonto e introduce nel viaggio che ci porterà alla scoperta dell’interpretazione in bianco del futuro della famiglia Tommasi: il Lugana Le Fornaci.

Un mosaico in costante evoluzione: la famiglia Tommasi e il vino

Le storie hanno tutte un principio, con un dove e un quando ben specifici. Quella della famiglia Tommasi è strettamente collegata a quella di Verona. E oggi, la narrazione che ha preso il via con le sembianze di azienda vitivinicola nel lontano 1902, si è trasformata in un racconto che ha saputo dipanarsi, passo dopo passo, ben oltre gli orizzonti della provincia scaligera a est e delle sponde gardesane a ovest. Si è infatti trasformata in storia di gruppo, grazie a sei tenute vitivinicole in cinque regioni – Tommasi in Veneto, Caseo in Lombardia, Casisano a Montalcino e Poggio al Tufo in Maremma Toscana, Surani in Puglia e Paternoster in Basilicata – e una partnership nel Chianti Classico con La Massa. Nel mezzo, il fil rouge di grandi vini da grandi terroir. Etichette in cui la pulizia al palato e la valorizzazione dell’impegno profuso in vigna rappresentano le due costanti e le chiavi di lettura di uno spartito che interpreta alcune delle migliori variazioni sul tema “made in Italy enoico”. Quel meglio che la famiglia Tommasi non ha solamente ricercato in cantina, ma ha saputo tradurre anche all’interno di una più ampia visione strategica e aziendale. Un disegno articolato che passa ad esempio dal progetto culturale, prima che vitivinicolo, De Buris (legato al territorio della Valpolicella Classica, al recupero di Villa De Buris e a un Amarone Classico Doc Riserva che ritrova pochi eguali sul mercato in quanto posizionamento e immagine), ma anche dal percorso di ospitalità sviluppato attraverso le strutture di Villa Quaranta in Valpolicella, Albergo Mazzanti e Caffè Dante Bistrot a Verona e Agriturismo Poggio al Tufo a Pitigliano, in Maremma Toscana. Ed è all’interno di questo mosaico, in costante evoluzione e sempre pronto ad arricchirsi di un nuovo tassello capace di rendere ancor più ricca una proposta già di per sé oggi fortemente articolata, che s’inserisce il primo organico step del Lugana Le Fornaci, progetto in divenire che rappresenterà il tocco dorato del futuro nel calice della famiglia Tommasi.

La quarta generazione della famiglia Tommasi. Da sinistra: Giancarlo, Erica, Barbara, Paola, Pierangelo, Michela, Piergiorgio, Francesca, Stefano
La quarta generazione della famiglia Tommasi. Da sinistra: Giancarlo, Erica, Barbara, Paola, Pierangelo, Michela, Piergiorgio, Francesca, Stefano

Un fuoriclasse destinato a vincere la sfida del tempo: il Lugana Le Fornaci in cammino

“Inconfondibile, rigoroso e di classe, capace anche di vincere la sfida del tempo”: questa l'idea del Lugana Le Fornaci (qui in verticale dal 2016 al 2019) secondo la famiglia Tommasi
“Inconfondibile, rigoroso e di classe, capace anche di vincere la sfida del tempo”: questa l’idea del Lugana Le Fornaci (qui in verticale dal 2016 al 2019) secondo la famiglia Tommasi

“Inconfondibile, rigoroso e di classe, capace anche di vincere la sfida del tempo”. È così che i cugini Tommasi, oggi collegialmente alla guida dell’azienda di famiglia, descrivono e interpretano il Lugana. Un vino indubbiamente elegante per caratteristiche e, oggi, realmente pronto a completare il portfolio della realtà vitivinicola veronese. Già, perché il progetto Lugana per la famiglia Tommasi ha avuto il suo via ufficiale solo a seguito dei primi impianti di nuovi vigneti nel 2013, logica conseguenza dei concomitanti investimenti effettuati tutti nel comune di Desenzano, e una vendemmia di esordio che ha dato forma al Lugana Le Fornaci 2016. Ed è da questo fratello maggiore, profondamente diverso al naso e al palato da quelli che lo seguiranno, che occorre partire per comprendere le tappe di un più articolato percorso che nella verticale attraverso i millesimi 2017, 2018, 2019, conduce fino all’anticipazione della prima riserva (da annata 2018) che farà il suo esordio soltanto nel settembre 2021. Per un cammino che descrive l’evoluzione in calice di un progetto, grazie alle sfumature che gradualmente si delineano tra un primo approccio organico a una Denominazione e l’identità in divenire che si sviluppa, di anno in anno, mostrando infine i primi segnali della direzione che è stata intrapresa in Lugana dalla famiglia Tommasi.

Il racconto di un territorio, anche in etichetta

Le forti radici territoriali del Lugana Le Fornaci si ritrovano anche in etichetta, attraverso il disegno che raffigura la Torre Monumentale, simbolo di San Martino della Battaglia
Le forti radici territoriali del Lugana Le Fornaci si ritrovano anche in etichetta, attraverso il disegno che raffigura la Torre Monumentale, simbolo di San Martino della Battaglia

In quella che è oggi una Denominazione sulla bocca di tanti, sorgono i filari della Tenuta Le Fornaci. Attualmente la proprietà si compone di tre vigneti principali dislocati in differenti aree del Lugana Doc, per un totale di 45 ettari: due parcelle situate nell’entroterra e una più grande a ridosso del Lago di Garda, alle porte di Sirmione. Il nome lo si deve ai cinque ettari iniziali, situati nei pressi di San Martino della Battaglia. Il primo vigneto, infatti, si trova in prossimità di un sito archeologico unico nel suo genere: una fornace romana, a metà strada tra Brescia e Verona, che in antichità era dedicata alla produzione di laterizi per la costruzione dei primi insediamenti urbani. Da qui il nome scelto per un’etichetta che ribadisce ulteriormente le forti radici territoriali anche lato visuale, attraverso il disegno che raffigura la Torre Monumentale, simbolo di San Martino della Battaglia.

La partita del Lugana Le Fornaci

Quella del progetto della Lugana Le Fornaci è una partita che la famiglia Tommasi ha cominciato a giocare per davvero nel 2017
Quella del progetto della Lugana Le Fornaci è una partita che la famiglia Tommasi ha cominciato a giocare per davvero nel 2017

La partita del progetto Lugana Le Fornaci, la famiglia Tommasi ha cominciato a giocarla per davvero dal 2017. E nel corso di quell’anno che alle uve (solo autoctono Turbiana per tutta la Tenuta) dei vigneti vista lago si sono aggiunte le parcelle dell’entroterra. Un dato non secondario nel dare fisionomia a un vino che nasce dall’unione dei frutti che sulle sponde del Garda crescono su un terreno a base calcarea, variamente stratificata, argillosa e ricca di limo, mentre sul versante interno hanno una composizione più sabbiosa e calcarea. “La dislocazione delle parcelle su suoli differenti permette un’accorta selezione delle uve cha dal suolo argilloso conferiscono corpo e struttura, dal suolo sabbioso donano invece aroma ed eleganza”, la spiegazione tecnica fornita dalla famiglia Tommasi. Quel che a noi preme far comprendere è che questa annata rappresenta la discriminante per definire che cosa l’azienda veronese ha intenzione di delineare con il suo progetto Lugana Le Fornaci.

Variazioni sul tema Lugana

"La valutazione del progetto Lugana Le Fornaci passerà dalla qualità che saremo in grado di sviluppare oltre la singola particolarità della Riserva, a iniziare dalle 350mila bottiglie che compongono l’annata 2019", spiega l'enologo Giancarlo Tommasi
“La valutazione del progetto Lugana Le Fornaci passerà dalla qualità che saremo in grado di sviluppare oltre la singola particolarità della Riserva, a iniziare dalle 350mila bottiglie che compongono l’annata 2019”, spiega l’enologo Giancarlo Tommasi

Se dal 2017 si è data struttura e coerenza stilistica al progetto Lugana, contemporaneamente se ne sono anche immediatamente definiti i successivi upgrade. Il primo dei quali vedrà la luce nel settembre 2021, ma è diretta conseguenza della vendemmia 2018, la base di quella Riserva (3mila bottiglie, non di più) che vuole raccontare il primo millesimo in cui le differenti parcelle – quelle più e quelle meno giovani – della Tenuta Le Fornaci sono realmente entrate in produzione in maniera continuativa. “Con la riserva, che rappresenta una selezione delle vigne ritenute più importanti e che ha passato un anno in affinamento in tonneau, vogliamo provare a realizzare un grande vino, proprio come nel caso di De Buris, ma con una forte impronta in termini di bevibilità”, sottolinea Giancarlo Tommasi, l’enologo di famiglia e primo responsabile di vigne e cantine. “Ma la valutazione del progetto Lugana Le Fornaci non passerà principalmente da qui: passerà piuttosto dalla qualità che saremo in grado di sviluppare oltre la singola particolarità, a iniziare dalle 350mila bottiglie che compongono l’annata 2019”. Costanza e coerenza in campagna, crescita progressiva nella produzione e non a tappe forzate, correzione, di vendemmia in vendemmia, di ogni passaggio che potesse rappresentare una incongruenza rispetto alla visione generale a livello di processo di vinificazione: questi gli elementi cardine di un processo di crescita che poi ritornano con chiarezza al calice. E così, mentre la 2016 si colloca fuori classifica, altro mondo rispetto alle proposte che seguiranno, l’annata 2019 rappresenta il vero punto di approdo stilistico del progetto Lugana Le Fornaci: l’evoluzione del primo abbozzo tratteggiato e identificabile con il millesimo 2017 e che, ad avviso di chi scrive, si fatica poi a rintracciare nel 2018 per via delle differenti caratteristiche che lo identificano.

La Lugana Le Fornaci oltre vigna e bottiglia

Il successo di un vino passa da un insieme di più fattori, non esclusivamente la vigna e la bottiglia. A partire dalla possibilità di vivere i luoghi in cui un'etichetta come la Lugana Le Fornaci nasce
Il successo di un vino passa da un insieme di più fattori, non esclusivamente la vigna e la bottiglia. A partire dalla possibilità di vivere i luoghi in cui un’etichetta come la Lugana Le Fornaci nasce

Il successo di un vino passa tuttavia da un insieme di più fattori, non esclusivamente la vigna e la bottiglia. Ed è in questa combinazione di elementi vincenti che s’inserisce un contorno che è chiave fondamentale per comprendere l’importanza che riveste il progetto Lugana Le Fornaci nella futura fisionomia della proposta enologica della famiglia Tommasi. A completamento del cammino intrapreso, infatti, in un tempo definito “prossimo” è prevista innanzitutto la costruzione di una cantina totalmente destinata alla vinificazione del Lugana. A cui si aggiungerà un’altra struttura, dedicata all’ospitalità e all’enoturismo, con un punto di degustazione e ristoro. Perché la crescita di un territorio, di una Doc e di un’etichetta passa anche (o forse innanzitutto) dalla possibilità offerta ad appassionati e neofiti di calcare in prima persona il palcoscenico su cui un determinato vino nasce e debutta, così da poterne comprendere e assimilare in pieno le tante storie, le principali peculiarità e le infinite sfumature. Una lezione che la famiglia Tommasi ha fatto sua a più riprese in passato e che oggi prova a recitare nuovamente anche sulle sponde dietro “casa”.

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