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Il colore della crisi: la ricetta di Angelo Gaja per l’annus horribilis del vino italiano

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Lunedì, 7 settembre: Angelo Gaja rompe il silenzio. E condivide con WineCouture le sue riflessioni sull’annus horribilis 2020 del vino italiano. Volgendo lo sguardo ben oltre i mesi che verranno, ampliando la prospettiva, fino a tracciare un’analisi della crisi che ragiona sugli scenari che attendono il settore nel 2021. E, nel suo classico e inesorabile incedere, non fa sconti: su niente. Ma soprattutto, a nessuno.

“In Italia si suonano le trombe per la vendemmia 2020, che promette di essere la più ricca di uva al mondo: un primato non invidiabile in presenza di una crisi dei consumi senza precedenti, che si abbatte su tutti i mercati e coinvolge tutte le cantine del mondo, gonfiandone le giacenze”, si domanda Angelo Gaja in merito all'attuale crisi
“In Italia si suonano le trombe per la vendemmia 2020, che promette di essere la più ricca di uva al mondo: un primato non invidiabile in presenza di una crisi dei consumi senza precedenti” (Ph. Marcello Brunetti)

“Una crisi dei consumi senza precedenti”: cosa non ha funzionato nella risposta

“E se fosse il 2021 la continuazione dell’anno orribile del vino italiano?”: questa la considerazione da cui prende il via la riflessione di Angelo Gaja. “Le premesse non mancano”, sottolinea il re del Barbaresco. “In Italia si suonano le trombe per la vendemmia 2020, che promette di essere la più ricca di uva al mondo: un primato non invidiabile in presenza di una crisi dei consumi senza precedenti, che si abbatte su tutti i mercati e coinvolge tutte le cantine del mondo, gonfiandone le giacenze”. E qui giunge la prima stoccata: “Per fronteggiare la crisi dei consumi, il ministro Bellanova aveva stanziato misure di distruzione dell’uva e del vino (distillazione, ndr) finanziabili con 150 milioni di euro di denaro pubblico, giunti però in ritardo ed utilizzati appena per un terzo”. E l’affondo non si fa attendere: “L’errore, però, non è affatto della Bellanova, bensì dei suggeritori esterni che fanno capo ad associazioni varie e presenziano alle tavole di concertazione. Quelli che dapprima non volevano sentire parlare di distillazione, per poi concederla ai soli vini da tavola, mentre ad averne necessità sono i vini Igp e Dop. Quelli che preferivano misure in favore dello stoccaggio, incoraggiando ad accumulare scorte in cantina confidando nella rapida fine della crisi e pronta ripresa dei consumi, che invece non ci saranno e si prolungherà l’agonia. Quelli che avanzavano mille riserve, rallentando e rendendo intempestiva l’entrata in vigore delle misure di intervento pubblico, facendole perdere di efficacia”.

Gli scenari oltre la crisi: la pioggia di numeri che non serve a nessuno

“Il comparto del vino conoscerà una crisi più lunga legato com’è all’Horeca e al turismo”
“Il comparto del vino conoscerà una crisi più lunga legato com’è all’Horeca e al turismo” (Ph. Marcello Brunetti)

Ma quale lo scenario che si prospetta ad avviso di Angelo Gaja nel prossimo futuro? “Il comparto del vino conoscerà una crisi più lunga legato com’è all’Horeca e al turismo”, prosegue il produttore piemontese. “Fino ad ora è stata una pioggia di numeri reali-stimati-probabili-farlocchi, anche da fonti autorevoli, a commentare il procedere della crisi. Ma solo a fine anno si conosceranno le giacenze totali di vino nelle cantine italiane e si attendono pessime notizie in merito”. Ma c’è di più, secondo il re del Barbaresco: “Sempre a fine anno, a fronte del preoccupante ridimensionamento in volume, si registrerà il più drammatico e vistoso calo in valore dell’export del vino italiano”. E prosegue: “A piangere saranno i fatturati. Quando nella primavera 2021 verranno resi pubblici i bilanci delle mega cantine italiane e saranno svelati i numeri veri, si evidenzierà che per molte di esse le perdite di fatturato rispetto al 2019 supereranno il 20%”. Attenzione, però, mette in guardia il re del Barbaresco, perché il reale problema è altrove: “A perdere di più, tuttavia, saranno i viticoltori venditori di uva e le cantine artigianali dalle dimensioni piccole e medio piccole, il settore più numeroso e fragile. È a questi che il ministro Bellanova deve pretendere di destinare maggiori risorse durante il confronto che condurrà con i suggeritori esterni”.

“Occorrono misure straordinarie”: la ricetta di Angelo Gaja

"La prima preoccupazione deve essere quella di cercare di riequilibrare il mercato dando la priorità ad un ampio (e mai visto prima) progetto di distillazione", ecco il primo intervento contro la crisi ad avviso di Gaja
“La prima preoccupazione deve essere quella di cercare di riequilibrare il mercato dando la priorità ad un ampio (e mai visto prima) progetto di distillazione” (Ph. Marcello Brunetti)

Quale, dunque, la ricetta per uscire da una crisi senza precedenti, che appare lontana dal vedere la sua conclusione? “In questo momento di grave emergenza occorrono misure straordinarie”, puntualizza Gaja, fornendo una scala di priorità. “La prima preoccupazione deve essere quella di cercare di riequilibrare il mercato dando la priorità ad un ampio (e mai visto prima) progetto di distillazione, che includa anche i vini Igp e Dop, da avviare subito, per consentire il recupero già entro il 2020 dei quasi 100 milioni non spesi nella misura precedente, per poi concluderlo nel 2021. Prendendo ispirazione da quanto saggiamente aveva già fatto prima di noi la Francia”. Ma le proposte non si arrestano qui. “Sarebbe utile, inoltre, introdurre in Italia per i prossimi due-tre anni il divieto di impiego del mosto concentrato rettificato, che costituisce, per chi ne fa uso, l’incentivo per eccellenza a produrre maggiori volumi di uva in vigneto”, prosegue Gaja. Il cui sguardo, da ultimo, si dirige verso le misure di sostegno all’attività delle aziende nei contesti di mercato internazionali. “Bene la richiesta di maggiori finanziamenti per la promozione”, chiosa Gaja, “consentendone l’accesso anche ai progetti d’investimento contenuto. Non scordando che, nei prossimi due-tre anni, sarà baraonda in ambito internazionale, perché le cantine di tutto il mondo avranno il vino che uscirà loro dalle orecchie e saranno sui mercati per cercare di collocarlo. Occorrono idee nuove: pensare di utilizzare solamente gli strumenti del passato non sarà di grande giovamento prima del ritorno alla normalità”. Così parlò il re del Barbaresco.

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