Come ha reagito il mondo del vino italiano all’assurda disposizione di Regione Lombardia? Finora, a livello associativo, lo stop alla vendita da asporto di alcolici allo scoccare delle 18 sembra quasi passata sottotraccia. Con Unione Italiana Vini e Federdoc che non risultano pervenute (ancora) con una loro posizione ufficiale in merito. A differenza dell’altra grande associazione di categoria, Federvini, l’unica ad aver levato la voce, richiamando la politica al buon senso.
Stop alla vendita “difficile da comprendere”

Federvini, infatti, ha preso posizione immediatamente attraverso una nota del suo presidente, Sandro Boscaini, che evidenzia come l’ordinanza lombarda firmata dal governatore Fontana risulti “difficile da comprendere e getti discredito su un settore già gravemente colpito”. Boscaini, poi, affonda, ribadendo come la disposizione abbia “poco a che fare con il diffondersi della pandemia, specie se le relative occasioni di consumo le si immaginano all’interno delle mura domestiche. Il settore è stato tra i più penalizzati durante il lockdown e la fase della cosiddetta ripartenza ha un andamento al rallentatore”. Il numero uno di Federvini, con l’occasione, traccia anche una prima previsione di bilancio su questo 2020 da incubo per il mondo del vino tricolore: “È opportuno ricordare che il settore, già in assenza di ulteriori misure restrittive, chiuderebbe l’anno con oltre il 30% di contrazione, con inevitabili impatti su investimenti ed occupazione in uno dei comparti più rilevanti del made in Italy”. E, infine, chiosa facendo appello alla ragione: “Consapevoli della necessità di maggiori attenzioni nel distanziamento sociale, risulta incomprensibile e, tutto sommato semplicistico, imporre il divieto di asporto, per un consumo a casa e in famiglia, come misura volta a contenere la nuova ondata di contagi. Auspicando interventi mirati a rafforzare il distanziamento con incisività e coerenza il settore rimane a disposizione per qualsivoglia possibile collaborazione con le istituzioni”.