Un giudizio sulle recenti disposizioni emanate da Regione Lombardia che impongono lo stop alla vendita da asporto di vino dopo le 18. Un primo bilancio sulla ripresa nel post lockdown. Le aspettative e le preoccupazioni in vista del prossimo Natale. Abbiamo chiesto ad Andrea Terraneo, presidente di Vinarius e numero uno degli enotecari italiani, un commento sul tema caldo del momento e di condividere con i lettori di WineCouture lo stato di salute di uno dei canali più importanti per le vendite del comparto vino.
Come commentano gli enotecari le ultime disposizioni di Regione Lombardia che impediscono la vendita da asporto di vino dopo le 18?

Come esercenti e commercianti, noi enotecari siamo innanzitutto stanchi di subire decisioni notturne cui doversi adeguare entro il successivo mattino. E un esempio è proprio il decreto di Regione Lombardia legato allo stop di vendite di alcolici dopo le 18 emanato il venerdì sera per il sabato. Un provvedimento, tra l’altro, in principio neanche ben chiaro nella sua interpretazione rispetto al tema asporto: non si coglieva, infatti, se riguardasse la sola mescita o anche la vendita. Per autotutela, noi enotecari ci siamo ovviamente adeguati interpretandolo nella maniera più stringente, rispettando lo stop delle 18 e provvedendo con la consegna a domicilio fino alle 19,30. Già in altri paesi, tra l’altro, sono stati presi provvedimenti simili a quello emanato da Regione Lombardia, ma con tempistiche tecniche conformi per adeguarsi. Secondo punto, ancora più decisivo, è capire che in questo momento il nemico non è l’alcol, ma il principio dell’assembramento. E gli alcolici non rappresentano certo l’unico fenomeno generatore di aggregazione. Oltretutto, in merito al rispetto delle norme emanate per regolamentare il tema post lockdown, siamo di fronte a una discreta mancanza di controlli da parte delle autorità. E sotto questo punto di vista, non si può sempre dare addosso all’esercente, ma piuttosto serve verificare con precisione come chi acquista si comporta, sanzionando severamente chi disattende le disposizioni di legge. Non è compito, infatti, dell’enotecario, del responsabile di un supermercato o del ristoratore vestire i panni del “carabiniere” fuori da un punto vendita: lo Stato non può delegare le proprie funzioni agli esercenti.
Qual è il bilancio delle enoteche italiane post lockdown?
Post lockdown, in particolare tra l’inizio del mese di maggio e quello di luglio, le enoteche hanno assistito a una ripresa abbastanza sensibile per quel che riguarda il giro d’affari nei punti vendita classici. Da giugno in avanti, al contempo, soprattutto chi propone il servizio di mescita e si trova in zone turistiche ha registrato notevoli incrementi in termini di volumi di lavoro: tanto che alcuni colleghi pugliese e siciliani sono riusciti addirittura a recuperare quanto era mancato nel periodo di chiusura. Ad oggi, dunque, l’enoteca classica e quella che propone il servizio di mescita possono parlare di un bilancio positivo della ripresa. Il discorso muta, invece, per quanti impegnati a livello di distribuzione e in qualità di agenzia di rappresentanza per aziende del vino. I colleghi, in questo caso, pagano ovviamente le conseguenze del blocco complessivo delle attività che c’è stato a livello di ristorazione: le percentuali sono variabili quando parliamo di perdite, ma in diversi casi risultano molto consistenti.

Con che umore, prospettive e nuove soluzioni di vendita si affaccia il mondo delle enoteche italiane al prossimo periodo di Natale?
Per Natale, come è stato per il resto dell’anno, la positività regna sovrana tra noi enotecari. Restiamo sempre propositivi, come dimostra il potenziamo, proprio in vista delle festività, dei servizi di delivery. Diamo così ulteriore slancio a quanto fatto durante il lockdown, mettendoci ancor più a servizio dei nostri clienti. Poi, continuiamo a essere ottimisti, anche se è chiaro che quanto accaduto in questi ultimi giorni, con le varie restrizioni, non aiuta e non ci mette di particolare buon umore. Ovviamente continueremo a tenere duro e a spingere in ottica Natale, anche sotto l’aspetto della regalistica. D’altronde, non è da nascondere come, per un gran numero di enoteche, proprio il periodo natalizio rappresenti lo snodo dell’anno quando si ragiona in termini di volumi d’affari. Come gestire i carichi di magazzino e le forniture, in funzioni di possibili futuri nuovi lockdown o restrizioni di vario genere, rappresenta oggi il tema caldo su cui tra noi enotecari ci stiamo confrontando. E da questo punto di vista, sono in particolare gli stop che potrebbero essere imposti negli ultimi giorni prima del Natale per evitare affollamenti e la gestione della vendita di prodotti deperibili, come a vario titolo e grado quelli alimentari, a suggerire ottimismo, certo, ma anche tanta prudenza.