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Niente vino da asporto dopo le 18: l’appello di Mario Piccini

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Non solo Federvini. Arriva un nuovo appello al buon senso (tradotto: alla revoca) in relazione alla delibera lombarda che decreta lo stop alla vendita di alcolici e vino da asporto dopo le 18 nei locali della “movida”, ma anche in enoteche, negozi tradizionali, supermercati. A firmarlo è Mario Piccini, amministratore delegato della Tenute Piccini, una tra le realtà di spicco nel panorama vitivinicolo italiano, con le sue sette aziende dislocate sull’intero territorio nazionale (dalla Toscana alla Sicilia) e 100 dipendenti. Rivolgendosi con una lettera aperta direttamente al governatore Fontana, il produttore condivide il proprio pensiero in merito all’ordinanza in vigore da sabato in Lombardia. Ed evidenzia l’insensatezza di un provvedimento che non porta benefici al miglioramento della situazione sanitaria.

Stop al vino da asporto non è di beneficio alla situazione sanitaria

In merito allo stop al vino da asporto dopo le 18, Mario Piccini afferma: "Ritengo che il provvedimento di cui sopra non giovi all’immagine del vino, che viene infatti demonizzato e relegato allo status d’incentivo alla cosiddetta movida e non riconosciuto come una delle eccellenze del nostro Paese"
“Ritengo che il provvedimento di cui sopra non giovi all’immagine del vino, che viene infatti demonizzato e relegato allo status d’incentivo alla cosiddetta movida e non riconosciuto come una delle eccellenze del nostro Paese” (Mario Piccini)

“Credo che il nostro Paese, primo produttore al mondo di vino, versi in una crisi importante dopo che buona parte del suo mercato di riferimento in Horeca è stato chiuso per circa due mesi e ora verrà ancora una volta penalizzato dalle chiusure anticipate”, sottolinea nella missiva Piccini. “Sono consapevole della gravissima situazione che stiamo attraversando a livello nazionale e mondiale”, continua il produttore toscano, “come azienda ci impegniamo quotidianamente per tutelare la salute dei nostri impiegati e delle loro famiglie, consci che solamente mantenendo alto il livello di guardia potremo far fronte alla drammaticità del momento attuale”. E dopo aver chiarito questo, l’amministratore delegato della Tenute Piccini evidenzia: “D’altro canto, ritengo che il provvedimento di cui sopra non giovi all’immagine del vino, che viene infatti demonizzato e relegato allo status d’incentivo alla cosiddetta movida e non riconosciuto come una delle eccellenze del nostro Paese”. Da qui la successiva constatazione e l’appello a un confronto che porti al dietrofront da parte delle autorità lombarde: “Ritengo questo sia oltremodo anche un danno non soltanto per la mia azienda, ma per tutti i produttori italiani che si vedono mutilare, ancora una volta, una parte dei loro mercati di riferimento senza che il provvedimento preso possa portare benefici alla gravissima situazione sanitaria in cui vertiamo. Mi rendo a disposizione da ora al dialogo e al confronto reciproco per poter salvaguardare gli interessi del comparto vino e, al contempo, la salute di tutti”. L’augurio, per l’intero mondo del vino e per tutti, è che le parole di Mario Piccini non restino inascoltate.

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