Non solo bar e ristoranti o enoteche e supermercati: la recente ordinanza di Regione Lombardia che introduce lo stop alle 18 nella vendita di bevande alcoliche da asporto, colpisce in maniera diretta anche le cantine. Dopo il primo affondo di Federvini, già uno dei protagonisti del comparto in Italia, Mario Piccini, ha fatto sentire la propria voce, richiamando la politica al buon senso. E anche Federico Gordini, patron della Milano Wine Week, alzando il tiro, ha fatto presente come non si possa scaricare la gestione dell’emergenza sulle spalle degli imprenditori. Ora, è una delle cooperative di punta del vino lombardo a far sentire forte la propria voce. E lo fa evidenziando come a essere pesantemente penalizzati dalle nuove disposizioni regionali sono anche quelle realtà strutturate e fornite di wine point per la vendita diretta, proprio come nel caso di Terre d’Oltrepò e La Versa.
Terre d’Oltrepò e La Versa contro lo stop alle 18 dell’asporto di vino

“Ancora una volta siamo stati colpiti da un’ordinanza che mette a dura prova il nostro lavoro”, sottolinea Andrea Giorgi, presidente della cantina oltrepadana, in una nota. “Siamo costretti, senza giri di parole, ad abbassare le serrande dei nostri shop alle 18, una soluzione generalizzata che non tiene assolutamente conto delle varie e singole situazioni”. Il numero uno di Terre d’Oltrepò e La Versa, infatti, spiega: “Da noi, in cantina, viene l’appassionato e il winelover, non certo il giovane che intende fare assembramento. Siamo costretti a subire una chiusura anticipata quotidiana che ci penalizza in un momento così complicato per la vendita del vino”. Il gruppo Terre d’Oltrepò e La Versa gestisce, infatti, tre accoglienti e forniti winepoint a Broni, Casteggio e a Santa Maria della Versa, in provincia di Pavia, oltre a un angolo vendite fisso presso il frequentatissimo mercato di Porta Romana a Milano. “Avanzerò con una lettera le mie perplessità alla Regione”, chiosa Giorgi, “perché riteniamo inopportuna questa ordinanza che dal fine settimana scorso è in vigore. Significa ulteriormente andare a pesare su una situazione economica in difetto con una soluzione che non ci riguarda assolutamente, perché – ripeto – i nostri winepoint sono frequentati da appassionati e non da giovani in cerca della movida e di assembramenti gratuiti. Questa situazione ci obbliga ad una chiusura anticipata ingiustificata che peserà sui profitti dell’azienda. La chiusura, infatti, riguarda un orario appetibile per le vendite di bottiglie e dello sfuso, in quanto chi lavora durante il giorno si reca da noi proprio dopo l’uscita dalla fabbrica o dall’ufficio. In quel frangente orario in cui oggi non è più possibile vendere alcolici”.