18 tra le più importanti distribuzioni e importazioni italiane di vini e distillati di pregio si schierano compatte contro le nuove disposizioni del Dpcm in vigore dalla giornata di ieri. Lo fanno all’unanimità, attraverso la realtà che le riunisce. “Esprimiamo la nostra più profonda vicinanza e solidarietà nei confronti dei tanti lavoratori che appartengono al comparto Horeca del nostro Paese”, evidenzia una nota di Club Excellence. “E allo stesso tempo sottolineiamo la nostra convinta e decisa contrarietà alle disposizioni che costringono bar e ristoranti alla chiusura anticipata alle ore 18”.
L’appello di Club Excellence a sostegno dell’Horeca
Club Excellence si dice consapevole del difficile momento storico che l’Italia sta vivendo e della pericolosità della pandemia in corso: gli oltre 1.400 agenti che riunisce sotto la sua egida, viene spiegato, continueranno a svolgere, come sempre, il loro lavoro quotidiano seguendo scrupolosamente le norme che mirano alla prevenzione e alla tutela della salute di tutti i cittadini senza far mancare il supporto e l’assistenza ai clienti che rappresentano una percentuale molto significativa delle aziende Horeca tricolore di qualità. Allo stesso tempo, però, le 18 imprese ribadiscono la ferma contrarietà nei confronti di norme che mettono a rischio l’equilibrio economico di decine di migliaia di persone che hanno contribuito alla definizione del concetto di made in Italy. “Rivolgiamo un appello ai Presidenti delle Regioni affinché prendano in considerazione la possibilità di emettere deroghe al Dpcm per consentire un più regolare svolgimento delle attività laddove ne ricorrano i presupposti”, prosegue la nota di Club Excellence.

Un comparto a rischio chiusura
Quanto deciso dalle nuove disposizioni di legge, infatti, rischia di rappresentare un punto di non ritorno per molti nel mondo della ristorazione, ma non solo. “Si tratta di un colpo durissimo per un settore fondamentale non solo per il comparto agroalimentare del nostro Paese, ma per l’intera economia italiana. Bar e ristoranti rappresentano l’anello finale di una filiera all’interno della quale lavorano migliaia di imprese”, evidenzia Massimo Sagna, presidente di Club Excellence. “I pubblici esercizi in generale, ma in particolare coloro che somministrano cibi e bevande, sono tra le categorie più discriminate in questo momento, nonostante siano state tra le prime ad adeguarsi alle disposizioni e normative messe in campo per il contenimento della diffusione del virus Covid-19”.

Il j’accuse di Club Excellence
Quel che lascia maggiormente perplessi è come non siano bastati neanche i molti interventi promossi dai locali – riduzione del numero dei coperti, distanziamento tra commensali, riorganizzazione di spazi e strutture – per poter proseguire l’attività in sicurezza. “I grandi investimenti e i sacrifici di cui tutto il settore Horeca si è fatto carico sin dallo scorso giugno oggi vengono completamente azzerati e, di fatto, si rischia di condannare alla definitiva chiusura migliaia di attività di questo settore”, prosegue Sagna. “Non possiamo condividere questa decisione, frutto di mancanza di programmazione e visione a lungo termine nell’affrontare un’emergenza che dura da più di otto mesi e che, molto probabilmente, non vedrà la sua fine nel volgere di un breve periodo”. Da qui il j’accuse del presidente di Club Excellence: “In assenza di prospettive, la sottovalutazione delle conseguenze della pandemia e della annunciata seconda ondata si abbatte ora in modo drammatico su categorie che non possono essere considerate causa dell’attuale situazione, in quanto per oltre quattro mesi si sono adeguate alle norme in vigore operando in un contesto in cui la pandemia è rimasta sotto controllo”. E Massimo Sagna, poi, chiosa: “Il Dpcm attuale crea una discriminazione nei confronti di un settore evidentemente considerato non solo superfluo e non necessario, ma quasi, a torto, una delle principali fonti del contagio. I contributi e i sostegni economici a fondo perduto che il governo ha intenzione di predisporre non possono rappresentare una soluzione e rischiano di non sortire gli effetti desiderati, vale a dire la sopravvivenza di un comparto condannato all’estinzione proprio da chi vorrebbe aiutarlo”.