I Prosecco Doc non sono tutti uguali. Questo è quello che dimostra Masottina con il suo ultimo lancio. Un extra brut che cambia radicalmente, riscrivendole, le regole di stile della bollicina più bevuta al mondo.
Un’immersione digitale nella Doc Prosecco

L’appuntamento torna a essere a distanza: i tempi impongono così. Per la passerella di gala, quest’ultima novità targata Masottina dovrà almeno attendere fino alla prossima primavera. Poco male, perché nonostante il limite dei chilometri che ci separano da Federico Dal Bianco, terza generazione della famiglia titolare dell’azienda trevigiana e nostro anfitrione nell’occasione, la presentazione del nuovo Prosecco Doc Treviso Extra Brut (questa la dicitura completa) è una vera immersione digitale all’interno di una delle Denominazioni oggi più riconosciute e chiacchierate. Già, perché non bastava a Masottina l’irrompere sui mercati di tutto il mondo dell’ultima nata tra le tipologie di Prosecco Doc: il rosé. La cantina di Castello Roganzuolo, infatti, ha scelto di andare oltre, rompendo ogni schema e riscrivendo le regole di stile della stessa Denominazione.
Di cosa parliamo quando parliamo di Masottina

Prima di spiegare come, serve fare un passo indietro. La storia di Masottina è una delle molte che hanno dato forma nel tempo al grande racconto del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore. La cantina viene fondata nel 1946 da Epifanio Dal Bianco, un uomo il cui nome già dà a intuire il manifestarsi del nobile destino che attenderà la sua azienda. È proprio il capostipite della dinastia di vignaioli Dal Bianco uno dei protagonisti a porre le basi per la produzione di vini di eccellenza sulle colline divenute nel 2019 patrimonio Unesco. Un cammino su cui, successivamente, si innesterà quello del figlio Adriano, enologo formatosi alla prestigiosa scuola di Conegliano, e che oggi, per l’appunto, è proseguita dalla terza generazione: quella di Federico, Filippo ed Edoardo, che con dedizione e tenacia portano avanti la produzione.
Dalla Laguna ai colli di Conegliano, il vigneto sempre al centro

Dedizione e tenacia sono le parole perfette per descrivere l’impegno che sottende quotidianamente alla gestione di un’azienda che è tutt’altro che una realtà di nicchia. Oggi, infatti, Masottina può contare su quasi 300 ettari di vigneti, per la maggior parte di proprietà, che si estendono sui Colli di Conegliano e nelle terre del Piave, tra Gorgo al Monticano e Mogliano Veneto. Un parco vitato costruito con pazienza e scelte oculate nel corso degli anni da parte delle diverse generazioni Dal Bianco che si sono susseguite: una risorsa strategica, su cui la famiglia trevigiana ora sta lavorando in ottica di ampliamento e, soprattutto, perfezionamento in un’ottica di sempre maggiore sostenibilità. Ed è in questo particolare, nell’attenzione che viene riservata da Masottina alla valorizzazione della vigna, che sta uno degli snodi che meglio poi aiutano a comprendere il progetto del Prosecco Doc Treviso Extra Brut.
Le due anime di Masottina

Nell’indagare a fondo il carattere di Masottina, si deve fare necessariamente i conti con quelle che ne sono le due anime: se da una parte, grazie alla storica linea Ai Palazzi, la cantina trevigiana vanta un’expertise consolidata – dalla laguna alle pendici delle colline di Conegliano – sui vini fermi della tradizione veneta, dall’altra il suo cuore pulsante è rappresentato dalle bollicine. Dalla Doc Treviso al Superiore di Valdobbiadene, la cantina della famiglia Dal Bianco abbraccia seguendo la medesima filosofia i due cardini su cui ruota il sistema Prosecco. Da un lato, infatti, si trova la massima espressione qualitativa della Docg che indossa le vesti delle Rive di Ogliano, dall’altro alcuni tra i vigneti più vocati dell’areale trevigiano in cui prendono vita i Doc firmati Masottina.
La novità: il Prosecco Doc si fa Extra Brut

È così che si giunge all’ultima novità tra gli spumanti dell’azienda di Castello Roganzuolo. La cantina della famiglia Dal Bianco dista circa 30 km dal comune di Gorgo al Monticano, anch’esso nel trevigiano. È qui che nasce, in un vigneto di cinque ettari dove si procede con una vendemmia selettiva in cassetta, il Prosecco Doc Treviso Extra Brut. Un blend dove il tradizione Glera si completa con un 15% di Chardonnay. La presa di spuma, poi, richiede tre mesi di attesa. Il perché di questa tempistica la svela lo stesso Federico Dal Bianco: “È una scelta oculata, quella che abbiamo fatto: studiando le diverse tempistiche e sperimentando sulle differenti possibilità, ci siamo accorti che oltre i tre mesi, i lieviti selezionati andavano a coprire i sentori territoriali tipici che puntavamo ad esaltare nel nuovo Extra Brut. Così, invece, ci è offerto l’equilibrio corretto che ricercavamo”. Ecco, dunque, che si arriva alla vigna. Ed è un grande lavoro tra i filari quello che è sprigionato dal calice. Sottolinea Federico Dal Bianco:
“In tutti i suoi differenti aspetti produttivi, il Prosecco Doc Treviso Extra Brut è trattato come fosse uno dei nostri Rive”.
“Lo spumante che ne deriva è la dimostrazione che, lavorando con la cura più scrupolosa e la massima qualità anche all’interno di aree vocate della Doc, si possono ottenere vini di livello capaci di trasmettere le differenze che sussistono tra una zona e l’altra del Prosecco”.
Lo strano caso del nuovo Prosecco Doc Treviso di Masottina

È un assist perfetto quello che ci serve il vicepresidente di Masottina per esplicitare le nostre impressioni sulla novità firmata dalla cantina trevigiana. Al primo impatto, infatti, non si può che restare confusi e un poco spaesati. Il Prosecco Doc Treviso, per definizione, si è abituati a vederlo presentato nella sua più classica versione Extra Dry. Masottina, invece, sceglie il fronte opposto, andando a proporre un Doc Extra Brut che se in principio confonde, immediatamente poi incuriosisce. Si coglie, infatti, immediata la volontà dell’azienda di dare forma a un vino che sia espressione identitaria della specificità di un territorio. È una bollicina che, sebbene concepita per indirizzarsi a tutti, strizza l’occhio innanzitutto a un cliente evoluto: a chi desideri comprendere di più della vocazione dell’areale Treviso Doc, uscendo dal “sentito dire” o da quelle “gabbie” di preconcetti secondo cui nella zona non si possano ottenere vini ben più complessi di quel che a prima vista è dato immaginare scorrendo le distese di filari di Glera tra Vicenza e Trieste. Questa ultima novità di Masottina racconta di una grande lavoro effettuato innanzitutto in vigna, che poi in cantina è accompagnato, procedendo quasi col pilota automatico innestato, come conseguenza dell’attento studio cui il Prosecco Doc Treviso Extra Brut è stato sottoposto in fase di “progettazione”. Per un vino che rompe gli schemi all’interno della proposta della Denominazione e, perché no, spinge anche alla curiosità di osservarne l’evoluzione lungo l’arco di un tempo più lungo rispetto a quelle che sono le classiche indicazioni per un Prosecco Doc di essere bollicina di pronta e immediata beva.
Un nuovo ambasciatore di stile per Masottina

La palla ripassa al nostro anfitrione, con Federico Dal Bianco che ragiona ancora un poco con noi su questa etichetta lanciata sul mercato appena prima dell’estate e riservata a una serie di protagonisti della ristorazione partner della cantina, quale segno di supporto al mondo Horeca da parte della cantina trevigiana. “Sono circa 20mila le bottiglie che realizziamo di Prosecco Doc Treviso Extra Brut e vorremmo che diventasse il nostro primo ambasciatore sulla Denominazione, ma non solo”. Si passa, poi, all’abbinamento:
“Desideriamo con questa novità porre al centro nuovamente il concetto di versatilità negli accompagnamenti che caratterizza da sempre l’universo del Prosecco”.
“Tra le specifiche tecniche, i nostri suggerimenti includono scampi lessi alle zeste di agrumi, cozze e patate, tagliatelle gamberi e asparagi, spaghetti vongole e tartufi di mare. Ma anche involtini di pesce spada alla brace, bocconcini di rana pescatrice in umido e pollo alla salvia e timo. Però, il bello è che ciascuno può davvero divertirsi a scoprire cosa di nuovo può sposare un vino come il nostro Extra Brut: personalmente, io lo vedo accompagnare una Caesar salad, una grande varietà di carni bianche, gli asparagi, anche in solitaria, diverse tipologie di crudi e anche molte varianti di ricette di risotto”.
L’essenza della riscoperta delle proprie radici: Masottina alle soglie dei primi 75 anni

Lasciamo ancora un’ultima volta la parola al vicepresidente di Masottina per tirare le file di questo progetto, che ha dato vita al Prosecco Doc Treviso Extra Brut, ma che innanzitutto spiega tanto dell’essenza stessa di questa famiglia di produttori, del suo stile in vigna e in cantina, del suo stesso modo di proporsi al mondo:
“Con l’Extra Brut siamo ripartiti dai vigneti dove sono le nostre radici, in cui l’avventura di Masottina prese il via grazie a mio nonno Epifanio”.
“E l’auspicio è proprio che questa novità così incentrata attorno alla specificità della zona storica di Treviso possa rappresentare una spinta per molti a ricercare l’espressione vera di questo terroir, in una più generalizzata valorizzazione della Doc. Come famiglia, abbiamo sempre ricercato, da Gorgo al Monticano alle Rive di Ogliano, di puntare sulla specificità e l’unicità del singolo vigneto. E alle soglie dei nostri primi 75 anni, che compiremo nel 2021, proprio con il nuovo Prosecco Doc Treviso Extra Brut ribadiamo la nostra volontà a proseguire anche per il futuro su questa strada”.