E alla fine arrivò anche Cibus. All’appello, fra le fiere 2021 del settore alimentare, mancavano d’altronde solo loro. Ed erano in molti a chiedersi cosa avessero in mente di fare dalle parti di Parma. Tutti gli appuntamenti in calendario per il primo semestre dell’anno, come Vinitaly e Tuttofood, sono stati riprogrammati con l’annuncio delle nuove date. C’è chi semplicemente ha fatto slittare la kermesse, confidando in vaccini e bel tempo, e chi ha immaginato un nuovo format, come Tuttofood, per qualificare l’offerta in maniera differente e provare ad emergere fra i competitor. E poi c’è Cibus e Fiere di Parma.
Fiere 2021: una lunga estate calda
La situazione che si è venduta oggi a creare, con le modifiche delle date e il prevedibile sovraffollamento fra giugno e settembre, somiglia molto a quella di uno scaffale del libero servizio: tanti concorrenti e la necessità di attingere a tutte le leve promozionali e di marketing per farsi notare. E così Fiere di Parma ha dato l’annuncio: Cibus 2021 si farà, ma le date saranno diverse. Non più maggio (dal 4 al 7) ma giugno o settembre, secondo i risultati che, spiegano dalla fiera emiliana, stanno emergendo in un sondaggio condotto con i principali espositori delle diverse filiere.

Giugno, una settimana prima di Vinitaly, consente di approfittare delle concomitanza con l’appuntamento veronese, soprattutto riguardo i buyer esteri, mentre settembre permette di giocare d’anticipo sulla kermesse leader dell’agroalimentare nel mondo: l’Anuga di Colonia (9-13 ottobre 2021).
Un risiko difficile, fra vaccini e sovraffollamento
Comunque la si guardi, non è semplice. Giugno è piuttosto vicino e se i buyer asiatici forse saranno più propensi agli spostamenti, su tutti gli altri non vi sono certezze. Anche se la speranza di tutti, ovviamente, è che il piano vaccini nel mondo sia già a buon punto.

Cibus, dopo aver comunicato ai suoi espositori di voler puntare, per l’anno in corso, sui piccoli negozi e sul mondo gourmet per allargare la platea dei visitatori professionali italiani, sembra aver virato su un poderoso incoming dei buyer esteri, percepito come vitale dopo le difficoltà registrate da molti settori dell’alimentare sul fronte export. Per questa ragione, Fiere di Parma ha comunicato lo stanziamento di un budget mai raggiunto per portare in fiera i compratori esteri: 3 milioni di euro. L’abbinata con Vinitaly aiuterebbe senz’altro questa operazione, cui si aggiungerebbe l’appeal della bella stagione, ma il rischio di scegliere giugno è quello di tornare a un balletto di date come nel 2020, con spostamenti e un format diverso da quello tipico della fiera.
Per contro, la scelta di settembre, con Anuga e poi Tuttofood in abbinata con Host a seguire, rischiano di rendere meno appetibile l’appuntamento, soprattutto con la necessità per le aziende di preparare al meglio la fiera tedesca. Anuga, come da tradizione, dovrebbe richiamare un numero assai significativo di compratori esteri, per quantità e per peso, anche in virtù di una struttura e di una logistica che dovrebbero rendere più agevole l’applicazione delle norme sul distanziamento sociale. Ma le politiche commerciali di Cibus sono storicamente piuttosto aggressive. E se si aggiunge il timore di perdere gli spazi, è probabile che molte aziende sceglieranno di partecipare in ogni caso alla manifestazione. Il nodo sarà capire quanto potrà essere utile per loro e per la stessa Cibus: sul futuro, oggi, nessuno può davvero scommettere.