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Chiusure Horeca, per il vino il conto è salato: meno 100 miliardi di dollari tra 2020 e 2022

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La ripartenza per il vino tricolore passa da quella dell’Horeca e del turismo. Se fosse necessario ribadirlo per l’ennesima volta, la conferma giunge anche dal dibattito che ha rappresentato il clou della seconda giornata della Valpolicella annual conference, andata in scena ieri e oggi. Dal governatore della Regione Veneto, Luca Zaia, al segretario generale di Unione Italiana Vini, Paolo Castelletti, passando per il ceo di Veronafiere, Giovanni Mantovani, e gli eurodeputati Paolo De Castro ed Herbert Dorfmann, gli intervenuti hanno tutti evidenziato la necessità di un’azione immediata e di prospettiva, capace di ridare slancio a mondi messi in ginocchio dall’anno della pandemia e la cui sofferenza si ripercuote in maniera decisa su tutti gli anelli che compongono la filiera.

Zaia (governatore Veneto): “Recovery Plan per Horeca e imprese del vino”

I 222 miliardi di euro in arrivo dall’Europa per il Recovery Plan dovranno servire anche per aiutare le imprese del vino e Horeca, ad avviso del governatore della Regione Veneto, Luca Zaia
I 222 miliardi di euro in arrivo dall’Europa per il Recovery Plan dovranno servire anche per aiutare le imprese del vino e l’Horeca, ad avviso del governatore della Regione Veneto, Luca Zaia

Il primo intervento nel dibattito moderato da Luciano Ferraro del Corriere della Sera alla presenza del padrone di casa, il presidente del Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella, Christian Marchesini, ha visto il governatore della Regione Veneto, Luca Zaia evidenziare come i 222 miliardi di euro in arrivo dall’Europa per il Recovery Plan dovranno servire anche per aiutare le imprese del vino che in questa fase presentano giacenze importanti in magazzino. 

“Dobbiamo mettere le imprese nelle condizioni di ripartire, come anche l’Horeca”, ha evidenziato l’esponente politico.

Non si capisce perché la ristorazione debba rimanere chiusa la sera, come se il virus – come Dracula – col buio uscisse allo scoperto”.

In merito all’emergenza sanitaria, poi, Zaia ha lanciato un affondo:

“Alla fine sui vaccini avrò ragione io. Sono della teoria che ‘male non fare, paura non avere’ per questo bisogna andare al vedo. Non è possibile che 20 intermediari continuino tutti a dire che i vaccini ce li hanno. Con questo ritmo finiremo di vaccinare tra due anni, mentre noi in 100 giorni saremmo in grado di vaccinare 5 milioni di veneti. Serve fare in fretta perché chi si vaccina per primo acquisirà i mercati”.

Mantovani (Veronafiere): “Essere pronti a cogliere vantaggio competitivo sui mercati già vaccinati”

"Con Vinitaly, pronti a intercettare gli operatori extra europei, anche horeca, che a giugno saranno in fase di ripartenza perché già vaccinati" (Giovanni Mantovani, Veronafiere)
“Con Vinitaly, pronti a intercettare gli operatori extra europei che a giugno saranno in fase di ripartenza perché già vaccinati” (Giovanni Mantovani, Veronafiere)

Ed è proprio sulla partita internazionale che si sono concentrati anche gli altri interventi. “Stiamo lavorando per un Vinitaly sicuro, fortemente contingentato e orientato alla ripresa della domanda interna oltre che quella europea”. Così ha esordito Giovanni Mantovani, ceo di Veronafiere. 

“Non solo, occorre farsi trovare pronti a intercettare gli operatori extra europei che a giugno saranno in fase di ripartenza perché già vaccinati. Il vino italiano non può permettersi di perdere questo vantaggio competitivo”.

Sul fronte del crollo di fatturato dell’industria fieristica italiana, Mantovani auspica che il nuovo governo attui in temi brevi i finanziamenti e i ristori a fondo perduto previsti dai diversi decreti e che si possa procedere al superamento del limite del de minimis come già fatto dalla Germania. “Se così non fosse si verificherebbe una grave disparità con i competitor europei, che metterebbe al palo non solo la fiera di Verona ma l’intero settore”.

Castelletti (Uiv): “Con chiusure Horeca nel mondo, contrazione consumi vino per oltre 100 miliardi di dollari”

Quale l’attuale scenario mondiale per il settore vino lo ha spiegato Paolo Castelletti, segretario generale Uiv. “Anche il commercio globale del vino uscirà dalla crisi non prima della fine del 2022”, la sua previsione.

“Le chiusure dell’Horeca nel mondo, secondo il nostro Osservatorio, comporteranno infatti una contrazione dei consumi di vino di oltre 100 miliardi di dollari nel triennio 2020–2022, un danno commerciale enorme per il nostro settore”.

Sul “fronte interno”, Castelletti ha poi aggiunto in tema di piano nazionale: 

Oltre alla richiesta di cancellare l’obbligo di chiusura anticipata delle enoteche disposto dal Dpcm, è urgente ristorare i fondi al settore attesi per lo scorso anno (circa 50 milioni di euro) e varare l’altrettanto attesa norma unica sulla sostenibilità”.

L’eurodeputato De Castro: “Moratoria di sei mesi su tutti i dazi tra Usa e Ue”

Dazi Usa, vino e piano anticancro della Commissione Ue, disastro Brexit: questi i temi su cui ha ragionato l’europarlamentare Paolo De Castro nel suo intervento.

Sul tema dei dazi Usa–Ue”, ha esordito il primo vicepresidente della commissione Agricoltura, “proprio in questi giorni abbiamo avuto un confronto in commissione con il responsabile del Commercio, Valdis Dombrovskis, che ha assicurato l’impegno europeo per una moratoria di sei mesi su tutti i dazi che intercorrono tra i due alleati. La speranza è ora che la richiesta europea sia accolta dall’amministrazione Biden, con cui lavoreremo non appena la sua squadra si insedierà definitivamente”. 

Una moratoria sui dazi per sei mesi tra Usa e Ue. Questa la proposta in discussione a Bruxelles, comunica l'eurodeputato Paolo De Castro horeca
Una moratoria sui dazi per sei mesi tra Usa e Ue. Questa la proposta in discussione a Bruxelles, comunica l’eurodeputato Paolo De Castro

Sul piano anticancro delle Commissione Ue, che punirebbe alcolici e carni bianche indistintamente da tipologie e quantità, per De Castro: “Si tratta di un piano sacrosanto, che però può avere declinazioni pericolose per alcuni prodotti del made in Italy e della dieta mediterranea, come carne rossa e vino. Abbiamo in atto una serie di iniziative a partire da quella importante in programma nei prossimi giorni a Bruxelles, assieme a Coldiretti e Filiera Italia, con esperti da tutta Europa per far capire quanto è importante affrontare questo tema in maniera seria. Come Parlamento europeo e commissione Agricoltura lavoreremo per evitare che ci siano conseguenze sia sul versante promozione che sull’etichettatura su un piano che a oggi non ha alcuna proposta legislativa”.

Da ultima, la Brexit, che per l’europarlamentare “si sta rivelando un dramma, non solo per noi ma soprattutto per i britannici, che se ne stanno accorgendo ogni giorno di più”. 

Purtroppo, nonostante il no deal sulla Brexit registriamo molte problematiche di ordine burocratico–amministrative. Con l’Intergruppo vino abbiamo richiesto una sospensione fino alla messa a sistema di una piattaforma elettronica dei certificati di esportazione che risolva i grandi problemi che stiamo accusando nell’export vitivinicolo”.

Enoturismo: la Valpolicella del vino pronta a investire sulla ripresa

Infine, il capitolo dell’accoglienza sul territorio quale nuova risorsa per rilanciarsi come aziende. Un tema che è stato al centro di un’indagine interna del Consorzio tra le realtà della zona. Con sette cantine della Valpolicella su 10 che intendono investire in enoturismo nei prossimi anni.

Secondo i dati raccolti, dopo un 2020 chiuso a -9,6% sul fronte delle vendite di vino made in Valpolicella, sarebbe proprio l’ospitalità la chiave di volta per la ripartenza nello scenario post-Covid: un asset importante, su cui l’area vitivinicola ha ancora molto potenziale inespresso. 

Non solo Horeca: sette cantine della Valpolicella su 10 intendono investire in enoturismo nei prossimi anni per far crescere il proprio business
Non solo Horeca: sette cantine della Valpolicella su 10 intendono investire in enoturismo nei prossimi anni per far crescere il proprio business

Infatti, se la vendita diretta al pubblico è una prassi diffusa su tutto il territorio e in ogni tipologia di azienda (è praticata dal 98% dei rispondenti), rappresentano solo il 28% le realtà che si sono lanciate nell’hospitality, per lo più con B&B (nel 39% dei casi) e visite e degustazioni in cantina (32%), e ancora meno (il 13%) quelle che offrono servizi di ristorazione. 

Si tratta inoltre di formule attivate in media da 15 anni, tanto che due su tre tra quelle già inserite nel circuito enoturistico prevedono nuovi investimenti. 

Secondo il presidente del Consorzio, Christian Marchesini: 

La propensione all’investimento è un dato molto positivo per l’economia di tutto il nostro territorio, un segnale di rilancio forte che, per concretizzarsi, ha bisogno del supporto di tutti gli attori istituzionali che ruotano attorno alla gestione del prodotto turistico. Il Consorzio sarà in prima fila per supportare le aziende che decideranno di investire in questa direzione attraverso un cospicuo lavoro di rete, ma anche attraverso la formazione e la promozione”. 

Valutando l’incidenza sul fatturato, le aziende hanno stimato un impatto medio dell’enoturismo pari al 17%, dato che sale oltre al 21% per le piccole aziende (con una produzione inferiore a 100mila unità) che, con 1/3 già impegnato in attività enoturistiche, sono quelle a dimostrare il più alto tasso di ricettività. La quota scende invece rispettivamente all’11% e 4% per le medie e grandi aziende. 

Aperta a tutte le aziende del territorio, l’indagine censimento ha coinvolto un centinaio di realtà vitivinicole che sono state suddivise in piccole (fino a 100.000 bottiglie prodotte, 71% del campione), medie (100mila-500mila bottiglie, 18% del campione) e grandi (più di 500mila bottiglie, 11% del campione).

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