Le opportunità da cogliere sui mercati di tutto il mondo, la scommessa cinese e la voglia di innovare, anche quando si parla di un “classico” come l’Amarone. A tu per tu con Riccardo Pasqua, amministratore delegato di Pasqua Vigneti e Cantine.
Pasqua Vigneti e Cantine è “nuovo” che avanza. Anche quando si parla di Amarone. E nonostante ci si trovi innanzi una realtà che vanta una storia di quasi un secolo alle spalle. Una tradizione, tuttavia, non “ingessata”, come ha testimoniato il cambio di passo sancito dalla cantina dopo il passaggio generazionale del 2016. Sono, infatti, seguiti anni di crescita, non solo nei numeri, ma anche nella definizione dell’identità del brand. Un aspetto rispecchiato anche dallo “Stile Pasqua” quando si scrive Amarone. Con Riccardo Pasqua, amministratore delegato dell’azienda di famiglia, abbiamo parlato degli scenari di mercato di questo inizio 2021, ma soprattutto ci siamo fatti raccontare cosa caratterizzi quella che oggi è l’offerta della cantina veronese sul re dei vini in Valpolicella.

Che inizio di 2021 è stato per Pasqua Vigneti e Cantine?
L’anno è partito bene, con una crescita percentuale di qualche punto già a gennaio e un febbraio all’insegna di tanti ordini. Avendo già una prospettiva su una serie di attività che caratterizzeranno marzo, questo 2021 dovrebbe prendere il via all’insegna di un trimestre assolutamente positivo.
Quale l’attuale scenario a livello mondiale per voi?
L’Asia, in particolare, è partita molto forte: tutta quanta, dalla Cina fino alla Corea del Sud. Il Nord America ha fatto segnare performance discrete, con crescita in singola cifra per noi. Stessa cosa vale per il Nord Europa, mentre il Regno Unito soffre l’incertezza dell’attuale frangente post Brexit.

Ad avviso di Riccardo Pasqua, su quali mercati il mondo Amarone deve puntare?
Attualmente lo scenario di mercato vede due contesti interessanti di crescita per il vino made in Italy. Da una parte, negli Usa, quella che è una “non prioritaria” revisione delle politiche sui dazi da parte della nuova amministrazione Biden, nonostante la complessa situazione legata alla pandemia anche negli States, offre ancora un vantaggio non secondario a noi italiani sui principali competitor. Dall’altra parte del mondo, poi, c’è stata la conclusione della luna di miele tra Cina e Australia, altra dinamica di mercato che può favorire noi produttori tricolori. Quello cinese è un contesto dove la popolazione va sviluppando abitudini sempre più occidentali. Il vino italiano, certo, rappresenta ancora una goccia nell’oceano del mercato in Cina, ma ci sono nuove opportunità da cogliere e serve essere pronti a sfruttare ogni occasione.
Come vi state muovendo in Cina?
Oggi, come azienda siamo presenti nel Paese con una filiale al Nord, Pasqua Asia, cui si è aggiunta una società partecipata al 100% da Pasqua Italia anche al Sud, dove abbiamo già iniziato a “macinare clienti”. Siamo molto contenti e quella cinese è una scommessa che ci sta davvero conquistando.
Parlando di Amarone, qual è il simbolo per Pasqua Vigneti e Cantine quando parliamo del re dei vini della Valpolicella?
Mai Dire Mai è l’Amarone che più ci rappresenta. Anche se è l’ultimo arrivato, infatti, è quello che più identifica chi e cosa è Pasqua oggi. Sia dal punto di vista del territorio, sia dello stile e del messaggio che vuole portare agli amanti dell’Amarone e a tutti i winelover.

E la vostra offerta, in tema Amarone, come si struttura?
I nostri tre Amaroni più identitari sono il Famiglia Pasqua, il Terre di Cariano di Cecilia Beretta e il Mai Dire Mai. Tre espressioni molto diverse tra loro. Il Terre di Cariano è l’etichetta maggiormente storica, perché la prima annata è del 1985. Mentre il Famiglia Pasqua è arrivato solo nel 2003 e il Mai Dire Mai nel 2010. Tre vini che sono il racconto di tre terroir, dunque dagli stili differenti. Con il fil rouge a legarli rappresentato dal nostro approccio innovativo nel winemaking, che tende a essere molto asciutto, elegante, verticale. Sono vini fatti per durare molto nel tempo.

Cosa caratterizza ciascuna differente espressione?
È un viaggio nella Valpolicella quello che si può fare accostandosi a questi tre vini, procedendo da Ovest a Est. Terre di Cariano (2013) è frutto di un single vineyard di pochi ettari vicino a San Pietro in Cariano, da cui nasce un Amarone molto tradizionale: più balsamico al naso e largo degli altri due della nostra proposta. Poi troviamo Famiglia Pasqua (2016), che è selezione delle migliori uve, nei migliori anni, di tre differenti cru situati in zone che conosciamo bene: San Felice, un vigneto in prossimità della nostra cantina, Castello di Montorio e Mizzole. È un Amarone più gastronomico: contemporaneo, fresco, verticale, asciutto, è la proposta “d’annata” della nostra casa, perfetto anche per un servizio al calice. Ultimo è Mai Dire Mai (in uscita la 2013).
Il vostro portabandiera… Ma come mai?
È il vigneto più estremo, anche dal punto di vista della composizione del terreno. Si trova infatti su questa altura, denominata Montevegro, che in veronese significa “incoltivabile”. E a buon motivo, in quanto la forte presenza calcarea nel suolo impedisce alle coltivazioni di mettere radici. Ma la lungimiranza di chi ha piantato, oltre 40 anni fa, le vigne su quel colle ha dato i suoi frutti, dando vita da condizioni eccezionali a un’etichetta unica nel suo genere.

È il nostro Amarone simbolo in quanto rappresenta l’innovazione della nostra casa: è molto secco, austero, verticale. È un progetto lento, che ha bisogno di tempo, di riposo. Anche quando arriva al calice: occorre aspettarlo, dargli il suo spazio affinché si apra.
Cosa vuole raccontare l’Amarone Mai Dire Mai?

La filosofia alla base di questo progetto mira a esprimere l’identità della collina. Poi Mai Dire Mai intende anche inviare un messaggio: l’Amarone può essere vino da collezione e non solo espressione gastronomica. Un vino da aprire tra 40 anni e ritrovare ancora vibrante nel calice. Mai Dire Mai è stato un progetto laboratorio per la nostra cantina, per gridare al mondo cosa può esprimere un territorio come quello dove questa etichetta nasce, ma anche indicare chiaramente cosa può dire una nuova generazione della famiglia Pasqua. Siamo alla terza edizione, dunque ancora agli albori, ma non vediamo l’ora di aprire qualche bottiglia tra un po’ di anni per vedere cosa sarà capace di esprimere. Già la 2010, infatti, inizia a far trasparire qualche forte emozione.
Chiudiamo con un giudizio sulle annate 2015 e 2016, festeggiate da operatori e critica come due tra le migliori di sempre: Riccardo Pasqua condivide il giudizio?

2015 e 2016 saranno grandi annate per i nostri cru: penso soprattutto la seconda, in quanto più fresca di quella che l’ha preceduta. Già con Famiglia Pasqua la critica le ha premiate, celebrandole. La 2015 è stata valutata 91 punti da James Suckling, 92 punti da Robert Parker e Doctor Wine, 93 punti da Wine Enthusiast. La 2016, invece, ha ricevuto 93 punti al Decanter World Wine Awards 2020. Anche se parliamo di un vino che per entrambe le annate ha molto da dire ancora.
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