Secondo intervento della nostra inchiesta sul “nuovo inizio”. Intervista con Roberto Calugi, direttore generale Fipe-Confcommercio, su riaperture, mutamenti dopo l’anno della pandemia e strategie future.
Direttore Calugi, per supportare lo slancio della prossima riapertura, quale misura Fipe-Confcommercio chiede di adottare al Governo a sostegno del mercato?
La cosa fondamentale è che le riaperture siano irreversibili. Dal 26 aprile non si può tornare indietro ma solo andare avanti, definendo una road map precisa anche per i locali che non hanno spazi esterni. Non si tratta di un dettaglio, ma del 46,6% dei bar e dei ristoranti della penisola: 113mila imprese in tutto.
Quali cambiamenti ed evoluzioni osservati in questo anno di pandemia, a suo avviso, si confermeranno in futuro?
Il delivery è destinato a diventare una componente essenziale nell’offerta dei locali. In questi mesi, abbiamo imparato a modulare la nostra offerta sulla base delle necessità di consumatori che non potevano venire direttamente nei locali. Il che significa che, anche i ristoranti che tradizionalmente non erano abituati alla pratica del delivery, hanno fatto di necessità virtù, modificando il loro modo di lavorare.

Attenzione però, l’accoglienza rimane uno snodo fondamentale e un elemento essenziale della crescita del Paese. La ristorazione è una compente imprescindibile del turismo: anzi, una delle principali. Per questo, se vogliamo continuare a piazzare sul mercato i nostri prodotti agroalimentari migliori, vino compreso, non possiamo prescindere da bar e ristoranti.
Per dirla in termini semplici: il consumo di vino in questo anno di lockdown non è calato in cifre assolute. Ma è crollata la vendita e il consumo dei prodotti top di gamma. Quelli che non si trovano, né si cercano, al supermercato. Si ordinano nei ristoranti e nei ristoranti degli hotel. E questa è una dinamica sulla quale si è prestata troppo poca attenzione nell’ultimo anno. Abbiamo bisogno di eccellenze per rilanciarci come sistema Paese.
Qual è la pratica cui eravamo abituati che dovremo dimenticare?
Mi auguro nessuna. Non mi rassegno all’idea che si possa tornare a una vita piena, senza limitazioni né restrizioni. Quello che mi auguro è che questa stagione disastrosa insegni a valorizzare i luoghi della legalità, determinando un passo indietro rispetto alla deregulation che ha caratterizzato certe stagioni politiche recenti. Di fronte a un pericolo per la salute dei cittadini, solo i professionisti sono una garanzia.
La voce delle istituzioni, le richieste al Governo di industria, retailer, ristorazione, consorzi, associazioni, cooperative e marchi: leggi tutti gli interventi dei protagonisti della filiera nella nostra esclusiva inchiesta #VivaIlVino sul nuovo inizio.