Errare è umano, perseverare diabolico. Oggi più che mai. E soprattutto dopo un anno funestato dal continuo “apri e chiudi” cui la pandemia ha costretto il mondo della ristorazione. Abbiamo scritto solo pochi giorni fa del provvedimento con cui il Comune di Bergamo aveva ripristinato “il divieto di vendita di bevande d’asporto da parte di bar e ristoranti, a partire dalle 19”. Un’ordinanza, che porta la firma del sindaco Pd Giorgio Gori, finalizzata a “evitare gli assembramenti fuori dai pubblici esercizi”. Memori di quanto accaduto solo qualche mese addietro con una simile scelta da parte di Regione Lombardia, su WineCouture abbiamo evidenziato immediatamente l’inutilità di una delibera buona solo a provocare molti danni, tante polemiche, ma soprattutto zero risultati in termini di contrasto al diffondersi del Covid-19. L’auspicio era che come nella precedente occasione, si arrivasse in breve tempo una rettifica dettata dal buon senso. Ma così non è stato: all’opposto.
La modifica all’ordinanza con beffa: il divieto a Bergamo adesso scatta alle 18
Proprio così. Nessun ripensamento da parte del primo cittadino e della giunta bergamasca. All’opposto, oggi giunge la notizia di una modifica che inasprisce ancor più (e con ancor meno senso dell’ordinanza originale) il provvedimento. Il divieto di asporto di bevande alcoliche e analcoliche per bar e ristoranti situati nel Comune di Bergamo, infatti, non solo non è stata cancellato, ma addirittura si è provveduto ad anticiparne l’entrata in vigore di un’ora per allineare le disposizioni del Comune a quelle contenute nel Dpcm di marzo 2021.

E allora l’ordinanza ora recita che lo stop è attivo “tutti i giorni dalle ore 18 fino alle ore 05 del giorno successivo dal 26 aprile 2021 e fino al 31 luglio 2021 fatti salvi eventuali successivi provvedimenti, in considerazione dell’evolversi della diffusione epidemiologica del virus Covid-19”.
Una vera beffa per bar e ristoranti bergamaschi. E come abbiamo già spiegato, l’ennesima occasione in cui l’autorità pubblica sceglie di abdicare al proprio ruolo (di controllore dello spazio pubblico e sanzionatore di comportamenti illeciti), preferendo censurare preventivamente la libertà di fare impresa. Ma non solo: a essere offerto, infatti, è anche il benestare a quella che si caratterizza come un’ordinanza che di fatto legittima una “concorrenza sleale”. Perché come si diceva: errare è umano, perseverare è diabolico.