Un anno a pieni giri. È stato quello delle cooperative del vino. Realtà che hanno pagato “meno” lo scotto della pandemia. Merito di un tradizionale modello di business fondato sulla multicanalità, ma anche alla capacità di sapersi adeguare a condizioni inattese e impensabili, compensando le perdite con gli altri propri punti di forza nel corso di un anno caratterizzato pesantemente dall’effetto lockdown.
I numeri della forza delle cooperative al banco di prova 2020
Nell’anno dell’emergenza pandemica il sistema vitivinicolo cooperativo (423 cantine per 4,9 miliardi di euro di giro d’affari e una produzione pari al 58% del vino italiano), ha mostrato la sua resilienza, registrando nel complesso una sostanziale tenuta del proprio fatturato (+1%), su cui ha inciso positivamente l’incremento di vendite nel canale della Grande distribuzione organizzata (+6%, dato Iri, 2021) e quello sulle esportazioni (+3%).

I numeri, condivisi da Alleanza Cooperative Agroalimentari, non mentono. Come fa notare Denis Pantini, responsabile Wine Monitor di Nomisma:
“Nel corso del 2020 il 34% delle cooperative vinicole ha mantenuto stabile il proprio fatturato e un 41% lo ha visto in calo”.
“L’analisi ha anche evidenziato, di contro, come una cooperativa su 4 del campione intervistato – che numericamente rappresenta oltre il 50% del fatturato complessivo della cooperazione vinicola – abbia invece registrato un fatturato in aumento”.
“Si tratta delle cooperative più dimensionate, con fatturati superiori a 25 milioni di euro, che nel 6% dei casi hanno addirittura registrato un sensibile aumento, superiore al +15% rispetto alle performance 2019, prima dell’avvento del Coronavirus”.
La scelta vincente della multicanalità
I dati non sono casuali e si legano a quelli che sono stati gli andamenti di mercato degli ultimi 12 mesi. Guardando ai singoli canali distributivi, lo studio commissionato a Wine Monitor di Nomisma da Alleanza Cooperative Agroalimentari mette in luce come la chiusura dell’Horeca abbia portato ad una riduzione delle vendite per la quasi totalità delle imprese cooperative, senza distinzione dimensionale. Al contrario, Gdo e E-commerce hanno principalmente favorito le realtà più grandi, con oltre 25 milioni di fatturato.

Un altro dato importante è quello delle vendite sui mercati esteri. Se l’export di vino italiano nel complesso ha registrato nel 2020 un calo pari a -2,4% in valore, quello della cooperazione – nonostante le maggiori difficoltà per il segmento dei vini sfusi – ha invece registrato una crescita, pari al +3%.
“Avere una strategia multicanale si è rivelata fin qui una scelta vincente che ha consentito alla cooperazione di tenere in un anno particolarmente difficile come quello della pandemia”, sottolinea Luca Rigotti, coordinatore del settore vitivinicolo di Alleanza Cooperative Agroalimentari.
“I dati emersi dallo studio di Nomisma sono la dimostrazione pratica che le imprese che operano in differenti canali hanno pagato meno la crisi, grazie ad una compensazione che certamente non ha risolto le criticità ma ha consentito di attenuare gli effetti negativi della pandemia e le contrazioni di mercato”.

Il futuro del vino: le cooperative sono sempre più digitali e sostenibili
Per quanto riguarda il futuro, la partita ora si giocherà anche su nuovi campi, con il digitale sempre più al centro delle strategie legate alla ripresa anche per il mondo della cooperazione.
L’analisi Wine Monitor di Nomisma ha messo in mostra quanto, oltre ad un consolidamento del presidio in Gdo, le cooperative puntino oggi con sempre maggiore insistenza sulla presenza all’interno dei siti di e-commerce e sui canali social, così come sull’enoturismo e sull’ospitalità.
Ma segnali di ottimismo arrivano anche per quel mondo Horeca che più di tutti ha subito le conseguenze della pandemia. La convinzione espressa da oltre la metà delle cooperative è di un ritorno entro il 2022 ai livelli 2019 per le vendite nel canale.

Altro fronte caldo per l’universo cooperativo è quello legato al crescente impegno sul tema della sostenibilità: con oltre il 50% delle cantine intervistate ad aver già adottato azioni concrete per ridurre l’uso di input chimici e azioni per la valorizzazione dei sottoprodotti, la riduzione e il riciclo degli scarti di lavorazione. Ma non solo. Il 51% ha incrementato anche le produzioni biologiche e il 20% dichiara di aver già avviato processi di transizione digitale e industria 4.0.

“Resilienza, importanza di fare sistema, ma anche innovazione e sostenibilità. Parole simbolo del mondo cooperativo e che saranno decisive per tutta l’Italia, ora più che mai”, sottolinea il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali con deleghe al vino, Gian Marco Centinaio. “Nell’anno della pandemia il sistema della cooperazione vitivinicola ha registrato nel complesso una tenuta del fatturato, grazie all’aumento di vendite nel canale della Gdo e delle esportazioni nonostante la chiusura del canale Horeca. È la dimostrazione di quanto siano importanti il fare sistema, l’aggregazione e ottimizzare gli sforzi comuni per il rilancio del Paese. Anche l’ottimismo emerso dalle imprese sarà fondamentale nei prossimi mesi per ripartire”.
Gli step di un nuovo inizio: idee e proposte dal mondo della cooperazione
E proprio sui prossimi passi da compiere, le idee della cooperazione sono chiare. È sempre Luca Rigotti a farsi voce delle istanze di questo mondo:
“Nonostante le buone performance nel 2020 in prospettiva sarà necessario fare i conti con gli stock giacenti in cantina, complessivamente pari a 56 milioni di ettolitri al 31 marzo 2021 (+3,6% su base annua), situazione che, anche in vista della prossima vendemmia, deve far riflettere rispetto alle più adeguate ed efficaci misure utili per gestire l’offerta”.

Gestione che fa rima con distillazione di crisi, che coinvolga solo i vini Dop e Igp e che sia praticata con prezzi congrui e la riattivazione dello stoccaggio dei vini di qualità, con una dotazione finanziaria più adeguata rispetto a quella dello scorso anno, al fine di poter esaudire un maggior numero di richieste.
Ma non solo. Le idee sulla ripartenza da parte del mondo cooperativo vertono anche su altri tre aspetti strategici. A iniziare dalla necessità di realizzare una campagna di promozione di tipo istituzionale del vino italiano, al fine di rilanciarne i consumi, con la possibilità di aprire anche a misure rivolte al mercato interno europeo, specie in questa fase così difficile. In secondo luogo, “si dovrà accelerare sull’attuazione di uno standard unico di sostenibilità nazionale”, spiega Rigotti, “perché come cooperazione crediamo nella validità di uno strumento che dovrebbe divenire elemento di distintività e auspichiamo che le aziende possano al più presto dotarsi di un segno di riconoscimento o di un marchio che attesti la loro conformità ai principi della sostenibilità”.
Infine, terzo punto è la proroga delle autorizzazioni di impianto in scadenza nel 2021: “Occorre prorogare la validità delle autorizzazioni per l’impianto e il reimpianto di superfici vitate in scadenza quest’anno e che, purtroppo, la Commissione europea non intende concedere”, chiosa Rigotti. “Molti produttori non sono in grado di realizzare gli impianti previsti anche a causa di una riduzione di liquidità e, oltre a perdere un’importante opportunità di investimento, rischiano di essere anche sanzionati per non aver rispettato i tempi di validità triennale delle autorizzazioni”.