In occasione della convocazione, lo scorso 29 aprile, del Tavolo vitivinicolo con il sottosegretario al ministero delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, il presidente Uiv, Ernesto Abbona, ha approfondito quanto dichiarato già in occasione dell’inchiesta di WineCouture sul nuovo inizio del vino italiano dopo l’anno della pandemia. E ribadito il suo deciso no alla distillazione, in quanto quella attuale più che crisi di mercato si sta sempre più configurando come crisi di liquidità per il settore.
Priorità: mettere in sicurezza le aziende del vino piegate da chiusure Horeca
Al centro dell’analisi di Abbona, la sofferenza del mondo Horeca, tra i principali interlocutori del vino italiano, ma non solo.
“In questo momento servono strumenti per mettere in sicurezza finanziaria migliaia di aziende del vino piegate dalle chiusure Horeca, con 500 milioni di euro di crediti incagliati e mancate vendite, franco cantina, tra 1,5 e 1,8 miliardi di euro”, spiega il presidente Uiv.
“Contestualmente servirà anche una promozione verso i Paesi terzi più flessibile per intercettare il rimbalzo che ci attendiamo. Il settore deve ripartire da questi due capisaldi, mentre pensiamo che la distillazione non sia adatta a questo particolare momento”.

Il no alla distillazione, Abbona: “È una crisi di liquidità, non più di mercato”
Per il numero uno di Unione Italiana Vini, il frangente è decisivo:
“Il vino italiano nei prossimi mesi si gioca il proprio futuro. Se attraverso il Fondo filiere si riescono ad adottare misure finanziarie efficaci per traghettare il settore fuori dall’impasse, saremo pronti a ripartire. Altrimenti si rischiano dinamiche distorsive a catena, in particolare sul fronte dei prezzi, in grado di travolgere un sistema sin qui vincente”.
“Tra mancati ricavi e crediti non evasi il quadro del mercato oggi è però particolarmente fluido e sarebbe un peccato non approfittare di uno scenario che potrebbe rivelarsi favorevole. Questa è una crisi di liquidità, non più di mercato, e se non assecondiamo la domanda latente questa si rivolgerà altrove”.
I primi interventi per rispondere alla crisi
Diverse le ipotesi su cui muoversi ad avviso di Uiv. Soprattutto dirigendosi verso misure a sostegno della liquidità delle imprese che hanno perso fatturato, con il rafforzamento del contributo a fondo perduto, con l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali anche per il 2021 e la sospensione dei pagamenti delle imposte e del versamento dell’Iva sui crediti commerciali incagliati. Interventi, poi, sono richiesti anche in merito allo stoccaggio dei vini Dop e Igp e all’approvazione dei decreti attuativi sulle rese dei vini generici e sulla sostenibilità.
Lo scenario all’orizzonte
Al netto di ulteriori emergenze sanitarie, l’Osservatorio Uiv prevede per il 2021 una ripresa significativa sul mercato interno rispetto allo scorso anno, anche se al confronto con il 2019 mancheranno all’appello ancora 2 miliardi di vendite al consumo.
Luce verde anche per l’export, forte della ripartenza attesa sui principali mercati, dove le campagne vaccinali sono in fase molto avanzata. In questo contesto, secondo Uiv, le cantine italiane riuscirebbero a chiudere la campagna vendemmiale a fine luglio con 38,5 milioni di ettolitri di vino, 1,3 milioni in più rispetto a un 2020 in crescita produttiva del 3%.

Un dato tutt’altro che preoccupante, considerando che con le gelate di questa primavera si attende una vendemmia in riduzione. Inoltre, in favore del Belpaese giocheranno da una parte le previsioni di vendemmia di una Francia funestata dalle gelate (32 milioni di ettolitri previsti, minimo storico), dall’altra l’espulsione nei fatti dei vini australiani dal mercato cinese: nel primo trimestre dell’anno, gravato da un dazio del 218%, l’import di Pechino di vino Aussie si è infatti quasi azzerato, e le prospettive nel medio-lungo termine segnalano un vuoto da riempire pari a 1,3 milioni di ettolitri solo di vino rosso. Anche in questo caso, la minore produzione francese potrebbe fornire l’occasione storica per il nostro Paese di costruire una vera alternativa di valore per gli importatori del Dragone.