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Cosa rende grande un vino: L’Orto di Paolo e l’esempio delle Marche in bianco di Velenosi

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È spesso a partire dall’etichetta che si può riconoscere un grande vino. Ma in prima battuta non stiamo parlando in questo caso di Denominazioni di grido o di uno di quei Cru capaci di donare solo una preziosa manciata di bottiglie. Oggi vogliamo parlare di un vino reso ancora più grande da chi lo produce: un Falerio Doc in edizione limitata, che nasce nelle Marche, dai vigneti Velenosi, e firmato L’Orto di Paolo. Una nuova etichetta che abbiamo avuto modo di assaggiare in anteprima, in occasione di uno tra i primi ritorni ai brindisi in presenza lo scorso 20 maggio, in una serata organizzata dalle Signore del Piceno, Angela e Marianna Velenosi, negli scenografici spazi dell’Ariosto Social Club di Milano. Ma che ha rappresentato solo il preludio di un viaggio che ci ha successivamente condotto in profondità alla scoperta della grande bellezza delle Marche in bianco di Velenosi.

L’edizione limitata del Falerio Doc L’Orto di Paolo: l’inclusione si fa vino

L'edizione limitata del Falerio Doc L’Orto di Paolo, con l'etichetta disegnata dai ragazzi del Centro
L’edizione limitata del Falerio Doc L’Orto di Paolo, con l’etichetta disegnata dai ragazzi del Centro

È una vendemmia che fa davvero la differenza, quella in cui prende vita il Falerio Doc L’Orto di Paolo. Già, perché qui si va oltre i pur importantissimi racconti di un’ottima annata per clima, l’equilibrata concentrazione zuccherina o la corretta qualità delle uve.

Questo progetto nato in casa Velenosi, infatti, parla innanzitutto di 11 volti e delle loro mani. Le stesse impresse sull’etichetta: quelle che appartengono ai ragazzi coinvolti in un’impresa che si fa sociale, ma non derogando neanche per un istante, come è giusto che sia in ogni lavoro e progetto chiamato a fare la differenza, dal suo essere tassello e parte integrante di un più grande mosaico commerciale.

Sì, perché se con il Falerio Doc L’Orto di Paolo l’accento è posto innanzitutto sulla solidarietà, al contempo lo spirito che guida l’iniziativa s’indirizza per davvero sul felice incontro tra imprenditorialità enologica e volontà di promuovere una reale inclusione.

Proprio come hanno voluto rimarcare nel corso della presentazione milanese tanto Angela e Marianna Velenosi, quanto i responsabili del Centro Diurno Socio-Educativo per l’autismo L’Orto di Paolo, struttura con valenza terapeutica gestita dalla Cooperativa Sociale Pa.Ge.F.Ha Onlus di Ascoli Piceno, che opera a sostegno di soggetti affetti da disturbi dello spettro autistico o con gravi problemi cognitivi e di comunicazione.

Spiega Angela Velenosi: 

“Quella de L’Orto di Paolo è una realtà d’eccellenza ascolana che conosco da tempo. Quando si è concretizzata l’opportunità di coinvolgere alcuni dei ragazzi da loro seguiti, ho subito pensato di farli partecipare alla nostra vendemmia, permettendo così loro poi di produrre un proprio vino”.

Ad arricchire di gusto questa etichetta è un ingrediente segreto, che si può trovare solo qui: l’amore e la passione che questi ragazzi fantastici hanno messo nel loro lavoro tra i nostri vigneti, rendendo questa vendemmia indimenticabile per tutti”.

La dottoressa Sara Baligioni e il dottor Mirko Loreti, amministratori della Cooperativa Pa.Ge.F.Ha Onlus, illustrano così le finalità dell’iniziativa nata all’interno del più ampio percorso di farm community in un casolare ristrutturato in zona Marino del Tronto, ad Ascoli Piceno, che ha preso il via nel 2013:

Il progetto nasce dalla necessità di individuare risposte adeguate al problema dell’evoluzione del disturbo autistico nell’età giovanile e di organizzare e garantire un contesto in cui interventi di natura socio-sanitari, cura dell’ambiente comunitario di vita e progettualità esistenziale, inserimenti in realtà lavorative di tipo riabilitativo (come l’attività agricola, di allevamento e di manutenzione) si integrino in maniera coerente”. 

Lo spazio polieddrico dell’Ariosto Social Club di Milano, che oggi ospita la boutique di Valeria Benatti, ha fatto da cornice alla serata organizzata da Angela e Marianna Velenosi
Lo spazio polieddrico dell’Ariosto Social Club di Milano, che oggi ospita la boutique di Valeria Benatti, ha fatto da cornice alla serata organizzata da Angela e Marianna Velenosi

Ed è indirizzandosi su questa via che, tra le tante iniziative dell’associazione, oggi anche il vino s’innesta sul cammino che ha quale traguardo l’individuare un futuro per i ragazzi che prendono parte al percorso promosso quotidianamente da L’Orto di Paolo.

Una nuova forma di espressione dai tratti molto concreti. Questo Falerio Doc in edizione limitata, infatti, prende innanzitutto vita grazie all’impegno nei vigneti Velenosi di alcuni degli ospiti del Centro. E la bottiglia, la cui etichetta è stata realizzata dagli stessi ragazzi, vede il ricavato della vendita, promossa nel punto vendita della cantina marchigiana ad Ascoli e sull’e-commerce, interamente devoluto alla struttura socioeducativa.

L’iniziativa ha generato così tanto entusiasmo, sia tra i ragazzi chiamati a farsi vignaioli, sia tra i dipendenti della realtà vitivnicola, che il bianco presentato è solo il primo passo compiuto. A confermarlo le parole di Angela Velenosi, che rispetto al futuro del progetto ha annunciato: “Adesso vogliamo far nascere anche un rosso firmato L’Orto di Paolo”.

Le Marche in bianco di Angela Velenosi: dalle bollicine a un vino da “sogno”

La nuova forma circolare della bottiglia del bestseller Passerina Brut metodo Charmat Velenosi
La nuova forma circolare della bottiglia del bestseller Passerina Brut metodo Charmat Velenosi

Ma la serata milanese che ha sancito il ritorno ai brindisi in presenza non si è conclusa con la presentazione dell’importante progetto legato all’edizione limitata L’Orto di Paolo. Nell’elegante cornice dell’Ariosto Social Club di Milano, spazio poliedrico che oggi ospita la boutique di Valeria Benatti, ma includerà a breve anche appartamenti di lusso per soggiorni brevi, un bistrò, una palestra e una spa, l’occasione è stata anche quella per andare alla scoperta dei grandi classici della collezione in bianco della cantina di Angela Velenosi, ma soprattutto delle importanti novità legate al restyling del Passerina Brut metodo Charmat e della linea Villa Angela.

Il tutto, accompagnati nel percorso di assaggio dalle proposte gastronomiche firmate da Francesca d’Orazio, accademica della cucina italiana e maestra dell’arte del buon ricevere, e da Mirko Petracci, il pizza chef titolare della storica insegna La Scaletta di Ascoli Piceno, che con le sue creazioni raffinate e originali non soltanto sta trasformando la città in una nuova destinazione sulle rotte dei gourmand amanti della pizza, ma oggi sceglie d’innovare attraverso il nuovo concept di pizza-à-porter, soluzione che permette allo chef, coadiuvato dal sommelier, di far vivere un’esperienza di degustazione gourmet direttamente a casa del cliente.

Partenza rigorosamente a ritmo di bollicine. Prima con un cavallo di battaglia come la Grand Cuvée, Metodo Classico da uve Chardonnay e Pinot Nero coltivate nell’ascolano che maturano sui lieviti per 60 mesi. E successivamente con la vitalità del perlage del bestseller Passerina Brut metodo Charmat, oggi esaltata da una nuova bottiglia che gioca con il tema della circolarità: descrizione potente tanto delle bollicine quanto del ciclo e del ritmo della vita.

Rêve, Pecorino Velenosi dalle due anime
Rêve, Pecorino dalle due anime

La degustazione è poi proseguita all’insegna della freschezza del Falerio Doc Pecorino e del Passerina Igt Marche della collezione Villa Angela, il cui stile raffinato ed elegante risalta oggi in maniera ancora più evidente grazie a una scelta grafica in etichetta che richiama il gusto classicheggiante delle statue greche e romane, rimandando così al grande Rinascimento italiano. Al contempo, come testimonia tanto questo restyling, quanto anche quello della bottiglia “circolare” del Passerina Brut metodo Charmat, il legame con l’arte, che da sempre la cantina marchigiana esplora e celebra in maniera originale, trova ora in Velenosi Vini una sua nuova e intrigante espressione visiva.

Chiusura all’insegna di una struttura più accentuata, in un passaggio tra la sapidità più spiccata del Pecorino in versione Offida Docg, sempre firmato Villa Angela, e la rotondità perfetta di Rêve, bianco da sogno che gioca sull’equilibrio delle sue due anime: il 50% del mosto vino posto a fermentare in barrique nuove di rovere francese che si fonde con la restante metà per cui è scelto il solo acciaio. Per un ulteriore richiamo a quella che è una cifra enologica distintiva, fondata sulla grande pulizia delle diverse interpretazioni dei vitigni autoctoni e non, che ha reso Angela Velenosi tra gli interpreti più ispirati, e oggi riconosciuti, del marchigiano: una terra in cui realmente nascono grande vini.

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