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Il brindisi al futuro di Federvini: cresce l’ottimismo sulla ripresa

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Un brindisi al futuro. E a importanti rinnovati orizzonti. Del vino. Ma anche di Federvini. È quello che si è voluto idealmente innalzare nel corso dell’assemblea nazionale, ancora in versione digitale, dell’associazione, andata in scena nella mattinata di oggi, 27 maggio. Un momento che ha sancito il passaggio di consegne pubblico tra il past president Sandro Boscaini e la neoeletta numero uno Micaela Pallini. Con l’organizzazione italiana di riferimento dei principali produttori e importatori di vini, liquori, acquaviti e aceti ad aver posto l’accento sulle nuove sfide che si aprono ora, soprattutto a fronte di una campagna vaccinale che procede con più rapidità di quanto si potesse immaginare solo un paio di mesi fa. E davanti all’incedere inesorabile di una ripartenza, che sta riservando più di qualche sorpresa per il mondo del vino all’interno dell’universo Horeca, tante sono le richieste Federvini, innanzitutto per una maggiore semplificazione e una serie di interventi capaci di favorire la creazione di sempre maggiore valore: “Passando dall’Incompiuta di Schubert all’Eroica di Beethoven”, come ha evidenziato nel suo intervento iniziale Micaela Pallini.

Un brindisi al futuro: il discorso programmatico della neopresidente Federvini Pallini

“Si apre una fase decisiva destinata a segnare il futuro del nostro Paese per molti anni a venire”, esordisce con queste parole la neoeletta presidente di Federvini, che con il suo primo intervento alla guida dell’associazione ha voluto inviare un messaggio di positività all’intero comparto rispetto alle prospettive future, indicando con chiarezza al contempo quelli che devono essere interventi e correzioni di rotta per favorire e supportare il rilancio del settore.

L'assemblea nazionale di Federvini ha sancito il passaggio di consegne pubblico tra il past president Sandro Boscaini e la neoeletta numero uno Micaela Pallini
L’assemblea nazionale di Federvini ha sancito il passaggio di consegne pubblico tra il past president Sandro Boscaini e la neoeletta numero uno Micaela Pallini

“L’intensificarsi della campagna vaccinale e l’arrivo dell’estate ci hanno finalmente introdotto nella fase della ripartenza di quel mondo della socialità e della convivialità, che è alla base del successo dei settori rappresentati da Federvini. I vini, gli spiriti, gli aceti, hanno da sempre caratterizzato il nostro vissuto quotidiano, fatto di storia, cultura, tradizioni ma anche di voglia di stare insieme, condivisione e positività. A nostro avviso sono tre le parole d’ordine che dovrebbero contrassegnare la nuova fase che stiamo vivendo: Apertura, Cultura, Sostenibilità. Tre parole che descrivono brevemente i quattro macro-temi, con le relative proposte, che Federvini presenta ai graditi ospiti istituzionali e mette al centro del dibattito di oggi”.

Apertura in sicurezza degli spazi di socialità, apertura all’accoglienza per la ripresa del nostro turismo, apertura al mondo, scenario globale per il successo del nostro export”.

Cultura della convivialità, cultura dei nostri prodotti abbinati alla storia dei nostri territori, alle nostre tradizioni e identità, cultura dello scambio, infine cultura del bere responsabile e consapevole frutto del nostro stile mediterraneo”.

Sostenibilità ambientale, tipica della vocazione ecologica delle nostre imprese, di rispetto del territorio, dei nostri vigneti, dei nostri fornitori, delle tecniche di produzione. Ma anche sostenibilità sociale e culturale, con le nostre imprese grandi, medie e piccole, fortemente radicate nei territori. Senza dimenticare la sostenibilità economica, premessa di tutto il resto, in quanto è la ricchezza frutto del nostro lavoro che rende possibile la creazione di valore, chiave di ogni successo imprenditoriale e non solo”.

La ripartenza, ovviamente, il tema di attualità più stringente e da cui non si può prescindere, come ha evidenziato la numero uno di Federvini, invitando il Governo a sostenere gli attori in campo:

Il riavvio delle attività legate al fuori casa, il cosiddetto canale Horeca, e la riattivazione dei flussi turistici (di prossimità e internazionali), rappresentano la condizione preliminare e irrinunciabile di ogni seria ripresa economia dei nostri comparti. Federvini ritiene che il tema vada affrontato in maniera coordinata e unitaria, con una concezione progettuale basata su una vera e propria filiera della socialità”.

“Come associazione ci impegneremo nella formazione di un tavolo in tal senso. Sollecitiamo inoltre interventi mirati, come una Iva rimodulata, sulla base delle dinamiche dei diversi settori o un’estensione dell’uso del suolo pubblico per consentire ai ristoratori di accogliere i propri avventori all’aperto, recuperando il terreno perduto. Le auspicabili misure locali e regionali dovrebbero trovare nel Governo un regista capace di coordinare gli sforzi, anche sviluppando specifici protocolli di comportamento omogenei sul territorio nazionale”.

Riteniamo indispensabili l’introduzione di forme di assicurazione e/o di garanzia dei debiti/crediti in grado di sostenere le aziende virtuose, spesso alle prese con una forte crisi di liquidità, la presenza di crediti incagliati e un alto livello di indebitamento bancario”.

Ma non solo interventi nel breve termine, occorre guardare anche alla prospettiva, con riforme mirate, ha ribadito Micaela Pallini:

“Al di là di quelle riforme strutturali che il sistema Italia attende da anni (la riduzione dei tempi della giustizia, la riforma del diritto fallimentare e riforma burocratica/amministrativa), oggi i nostri comparti necessitano di misure mirate legate alle difficoltà dei singoli settori”.

Misure di mercato e misure che premino i comportamenti virtuosi. Misure anche di carattere fiscale, in maniera puntuale. Per il settore degli spiriti chiediamo ad esempio la riduzione del 5% delle accise, come segnale di attenzione per un settore particolarmente penalizzato dalle chiusure del 2020 e del 2021. Ma tutti sappiamo che la competitività delle nostre imprese dipende anche, e forse soprattutto, da altre componenti fragili e inadeguate del sistema Paese: parlo del ruolo della burocrazia a tutti i livelli e della endemica debolezza infrastrutturale del nostro Paese. Siamo noi per primi a sottolineare l’esigenza di avere un sistema di controlli e certificazioni adeguato a sostenere la qualità e la sicurezza dei nostri prodotti”.

“Tuttavia l’impianto burocratico-amministrativo non dovrebbe ostacolare la vita di impresa in modo così drammatico. Chiediamo quindi che la semplificazione si attui non solo nel senso di minor adempimenti ma anche di minor tempo speso a mettere d’accordo diversi ambiti amministrativi con aggravi di costi e di tempi davvero poco accettabili oggi”.

“Nell’ambito degli spiriti chiediamo da tempo l’abolizione del contrassegno fiscale, uno strumento ormai obsoleto nato decenni fa e oggi del tutto inutile se non come produttore di costi e infiniti adempimenti amministrativi. Per quanto riguarda la digitalizzazione a nostro avviso si dovrebbe parlare soprattutto di infrastrutture di rete. È inutile chiedere alle nostre aziende di dotarsi di adeguati sistemi di e-commerce e di sfruttare i social network per comunicare con il mondo (già lo facciamo con adeguati e crescenti investimenti) se poi in larghe aree delle nostre campagne la copertura wifi è assente o al più appena sufficiente a inviare una semplice email”.

Lo sguardo della neoeletta presidente di Federvini si allarga poi al mondo:

“I nostri settori, i vini, i distillati, i liquori, gli aceti italiani rappresentano prodotti del made in Italy che costituiscono la punta di diamante della nostra esportazione agroalimentare nonché ambasciatori dello stile e della cultura italiana nel mondo”.

“Anche in questo ambito abbiamo delle proposte che porteremo su tutti i tavoli di confronto: un budget maggiore destinato alla promozione, misure di defiscalizzazione di quella parte di fatturato realizzato con l’export e/o di detrazione fiscale per le spese legate alla comunicazione e alla promozione sui mercati esteri; occorre incentivare il posizionamento, nonché rafforzare la presenza delle nostre eccellenze su tutti i mercati dove l’e-commerce sta raggiungendo livelli di espansione molto ampi, ad esempio”. 

Ma ci batteremo per una svolta di metodo rispetto alla pluralità (a volte davvero eccessiva) di enti e istituzioni incaricate di sostenere le aziende: maggiore coordinamento negli sforzi e maggiore continuità e coerenza nelle attività di comunicazione dedicate”.

Ma il sostegno al made in Italy si deve tradurre sempre più anche nella difesa degli spazi commerciali, insidiati da tendenze proibizionistiche o dalla costruzione di barriere immateriali di carattere normativo che in realtà rappresentano grandi ostacoli alla libera concorrenza. Parliamo di dazi, dunque, come quelli che da più di un anno ostacolano le relazioni tra Unione Europea e Stati Uniti. Ma parliamo anche di quelle barriere in materia di etichettatura, prelievo fiscale discriminatorio, normative di sicurezza speciose e particolari, parametri analitici restrittivi, misure costruite ad hoc per ostacolare il successo dei nostri prodotti. Per non parlare dei danni inflitti alla protezione delle nostre indicazioni geografiche e della inosservanza del sistema europeo sulla tutela delle indicazioni geografiche da parte dei Paesi Terzi”.

La chiusura, infine, è dedicata alla “cultura del bere” e alle minacce “proibizioniste” sulle produzioni alcoliche, figlie d’incomprensioni rispetto a quello che sono stili di vita differenti, più che a reali minacce per la salute:

Riteniamo che i valori di cultura e sostenibilità debbano rimanere al centro del tema sul consumo responsabile dei nostri prodotti. L’Italia è un modello da questo punto di vista: lo stile mediterraneo si accoppia perfettamente a quelle modalità di consumo considerate accettabili dalle autorità sanitarie. Non a caso il nostro Paese si colloca ampiamente nella parte bassa della classifica sia per quanto riguarda i consumi pro capite di alcol ma anche di consumo critico”. 

“Riteniamo che l’educazione, l’informazione e la formazione, insieme ai dovuti controlli, siano la strada più saggia ed efficace da intraprendere. Federvini opera da anni contro ogni forma di consumo sbagliato e non responsabile, attraverso iniziative tese a sviluppare iniziative di educazione del consumatore”. 

“Purtroppo a livello europeo il dibattito sempre più spesso è guidato da pulsioni proibizionistiche e demonizzatrici che l’Italia dovrebbe respingere nettamente. Nei prossimi due anni ci aspetta una vera e propria tempesta perfetta in ambito Ue: la minaccia di ‘health warning’ sulle nostre etichette, le possibili restrizioni alla promozione e valorizzazione dei nostri prodotti, infine la spada di Damocle dell’uso dell’arma fiscale per fini cosiddetti ‘salutistici’. È necessario che su questi temi il sistema Paese risponda compatto. Facciamo inoltre un appello a quella filiera dell’ospitalità e della socialità di cui ho parlato prima in tema di ripartenza: anche su questo fronte la filiera deve rispondere in maniera unitaria senza lasciare solo i nostri settori, più esposti in prima battuta”.

Prospettive di rilancio: numeri per guardare avanti con ottimismo

L’assemblea nazionale di Federvini è stata occasione anche per delineare gli scenari che si vanno aprendo. Il compito è toccato a Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison, che ha evidenziato nella sua analisi come, in termini di ripresa, l’Italia dovrebbe configurarsi tra i principali protagonisti a livello mondiale, dopo i “tempi bui” dell’anno della pandemia.

Secondo i dati condivisi da Marco Fortis di Fondazione Edison nella sua analisi per Federvini, l’Italia dovrebbe configurarsi tra i principali protagonisti della ripresa a livello mondiale
Secondo i dati condivisi da Marco Fortis di Fondazione Edison nella sua analisi per Federvini, l’Italia dovrebbe configurarsi tra i principali protagonisti della ripresa a livello mondiale

Una “ripartenza” dove il vino ricoprirà un ruolo centrale, a partire dal suo apporto quale grande attrazione per il rilancio del turismo internazionale. Ma non da meno è ormai la sua centralità anche all’interno del panorama italiano, dove il prodotto vitivinicolo è spesso intimamente legato all’identificazione dei territori più visitati e attrattivi.

Il turismo sempre più al centro della ripartenza, anche per il vino, spiegano da Federvini
Il turismo sempre più al centro della ripartenza, anche per il vino

Oggi, ha ribadito Fortis, il vino tricolore contribuisce per più di 6 miliardi di euro al surplus commerciale dell’export italiano, posizionando il nostro Paese al vertice in molti mercati del mondo. L’Italia c’è. E ha enormi margini di miglioramento ancora. Come dimostrano dati e statistiche, di per sé evidenti e che è sempre bene ricordare.

Secondo i dati della Fondazione Edison, nel 2019, prima dell’avvento del Covid-19, l’Italia è stato in volumi il primo produttore mondiale di vino e il secondo esportatore. Nello stesso anno, in valore, l’Italia è stato il primo esportatore mondiale di aceti (302 milioni di dollari) e di vermouth e amari (223 milioni di dollari) e il secondo esportatore mondiale di vini in bottiglia (4,95 miliardi di dollari), di vini spumanti (1,768 miliardi di dollari) e di liquori e cordiali (489 milioni di dollari).

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“Siamo pronti per questa ripartenza. E decisiva per la nostra filiera è stata la riscoperta nell’ultimo anno dell’enoturismo da parte di tanti consumatori. Perché l’accoglienza in cantina è decisiva per far comprendere e per promuovere quello che è il grande lavoro e l’artigianalità che sta dietro ogni bottiglia”, ha commentato Albiera Antinori, presidente del Gruppo Vini di Federvini, che sugli ultimi 12 mesi ha poi aggiunto:

“Il comparto dei vini, in questa lunga crisi, ha sofferto delle enormi difficoltà del canale Horeca e del blocco del turismo. Al turismo sono legate dimensioni di particolare rilevanza per i produttori e per la loro filiera: ospitalità, contatto diretto con il consumatore, cultura del prodotto. Per questo è per noi importante lavorare insieme al sistema italiano della promozione turistica, in modo coeso e coordinato e con una pianificazione di lungo periodo”.

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