Una voce sola, a indicare le basi di ogni futura discussione sul tema e fare chiarezza dopo la grande confusione generata dal “tormentone” dealcolati. È la lettera inviata nei giorni scorsi al ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, da Aci – Alleanza delle Cooperative italiane, Assoenologi, Cia, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini.
La posizione dell’Italia del vino sui dealcolati
In occasione del ciclo di negoziati del trilogo sulla riforma della Politica agricola comune e in particolare del Regolamento Ocm 1308/1013, che si dovrebbe chiudere nelle prossime ore, come hanno confermato gli eurodeputati Herbert Dorfmann e Paolo De Castro nei loro interventi all’assemblea nazionale di Federvini, la filiera vitivinicola tricolore ha voluto esplicitare la propria posizione comune rispetto al tema dei vini dealcolati. Le organizzazioni italiane, infatti, hanno ritenuto importante mettere in campo ogni azione possibile per assicurare che la futura regolamentazione europea fosse in linea con le aspettative del settore vitivinicolo, preservandone gli elementi di qualità e competitività.

In questo senso, cita la lettera, la filiera ha chiesto che questi prodotti, pur inquadrati nell’ambito del Regolamento Ocm, siano classificati come nuove categorie e non come termini che accompagnino le categorie esistenti, indicazione questa già espressa dal Parlamento Europeo.
L’obiettivo è segnare una demarcazione più netta tra le nuove categorie e gli altri prodotti vitivinicoli, che consentirebbe peraltro di indirizzare più agevolmente i fondi del Piano nazionale di sostegno verso i prodotti non dealcolati.
No dealcolazione su Dop e Igp, vincolo reintegro acqua “endogena”
Una precisazione, poi, è stata richiesta in merito al passaggio del testo in discussione e relativo alla restituzione dell’acqua persa durante il processo di dealcolazione: “In questo caso – cita il testo inviato al ministro – serve confermare espressamente nel Regolamento 1308/2013 e non nell’atto delegato, che l’eventuale reintegro dell’acqua durante le operazioni di dealcolazione riguarda esclusivamente quella endogena, ovvero quella persa durante tale processo”.
Le organizzazioni hanno espresso inoltre ferma contrarietà rispetto alla possibilità di utilizzare le categorie dei vini “dealcolati” e “parzialmente dealcolati” per i vini a Denominazione di origine protetta e a Indicazione geografica protetta: il prodotto che ne deriva non ha i requisiti oggi richiesti ad una Dop o Igp, rischiando di penalizzare queste ultime nella percezione del consumatore.
Infine, pur concordando con la proposta delle istituzioni europee di armonizzare le definizioni dei prodotti a basso tenore alcolico nell’ambito della riforma della Pac e l’esigenza di mantenere queste categorie nell’ambito del Regolamento Ocm, la Filiera ritiene che i prodotti totalmente dealcolati avrebbero dovuto contemplare il termine “bevanda” in luogo di vino.