Una grande festa che non ha deluso le aspettative. Il primo ritorno alla degustazione in presenza in occasione del gran gala di OperaWine è stato un vero e proprio ritrovo. Dove volti amici distanti uno schermo ormai da un anno e mezzo si sono fatti di nuovo presenti. E il grande vino ha allietato i brindisi effettuati secondo i più rigidi criteri che le nuove norme per contrastare la diffusione del Covid-19 impongono. Vi raccontiamo come è andato il primo ritorno “alla normalità” per il vino tricolore.
Il caldo sabato veronese
È stato un sabato caldo per Verona. E non è solo il clima torrido (34° segnalati all’arrivo in città) ad aver contribuito. Il 19 giugno è stato l’epicentro di un primo tentativo di ritorno “alla normalità” per la città scaligera, che nello stesso giorno ha ospitato il gran gala enoico firmato Vinitaly e Wine Spectator di OperaWine, l’arrivo della Millemiglia, con i suoi storici bolidi a sfrecciare in direzione di piazza Bra, la prima della stagione del festival lirico all’Arena di Verona, con il maestro Muti a dirigere l’Aida per l’occasione, e Motor Bike Expo 2021 tra i riaperti padiglioni di Veronafiere. Ed è così che l’appuntamento con una delle degustazioni più esclusive ed ambite si è spostata nei nuovi spazi delle Gallerie Mercatali, proprio dall’altro lato della strada rispetto al parco espositivo della fiera veronese.
Una location che ha soddisfatto proprio tutti, espositori e pubblico, con le sue ampie sale e le alte volte, che hanno consentito di evitare assembramenti e permesso agli organizzatori una gestione congeniale dei flussi in un’edizione antologica di OperaWine che ha visto presenti una rappresentanza di etichette composta da top 100 d’Italia con gli “all timer”, ossia i produttori scelti una o più volte nei 10 anni della kermesse. E non c’è che dire: il successo è stato pieno.

OperaWine: chi c’era
Nel pubblico tanti operatori della stampa come noi, che hanno atteso impazienti il ritorno alle degustazioni in presenza e al confronto diretto con i produttori, dopo mesi e mesi di tasting a distanza. Ma tanti anche i buyer. E nel complesso delle Gallerie Mercatali si è davvero sentito parlare ogni genere di lingua: si spaziava da tanti operatori americani, giunti nei giorni immediatamente precedenti dagli States ma anche dal Messico, ai russi, dove c’è chi ha tenuto il conto degli oltre 500 giorni da cui mancava dall’Italia, passando per Spagna, Germania, Regno Unito, paesi dell’ex Jugoslavia, fino a quella che è apparsa una meno evidente rappresentanza del continente asiatico. È stato un primo passo, certo, ma la voglia di Italia per tanti buyer c’è ed è ben viva. E questo iniziale step di Vinitaly finalizzato alla ripresa del business, ma soprattutto delle relazioni commerciali, è stata senza dubbio una scommessa vinta.

Una scommessa premiata per Vinitaly
Abbiamo parlato di scommessa e non a caso abbiamo utilizzato questa parola. Già, perché fino a un mese e mezzo fa, come hanno confermato tanti degli espositori, di certezze sulla possibilità che OperaWine andasse realmente in scena ce ne erano poche. E qui occorre fare i complimenti all’organizzazione, che ha creduto nella possibilità di dare vita all’evento e si è mossa a più livelli per renderlo realtà.
Tutto, infatti, è stato gestito alla perfezione: dagli scaglioni temporali per i differenti ingressi, alle distanze scrupolosamente rispettate, ai percorsi studiati per favorire una degustazione che si sviluppasse secondo tipologie di produzioni e aree di provenienza dei vini. Vinitaly ce l’ha messa tutta per dare vita a questo primo appuntamento che fosse vetrina di una ripresa del cammino interrotto e non si può che fare i complimenti a chi negli ultimi 15 mesi molto si è dato da fare e troppo spesso è stato costretto dalle circostanze avverse a “disfare” quanto progettato con scrupolo.
E non è un caso, se dei “fantastici 186” presenti a Verona per la manifestazione, da un sondaggio effettuato che ha trovato riscontro diretto dagli organizzatori della manifestazione, la maggioranza ha già dato conferma per la partecipazione al prossimo Vinitaly Special edition, in calendario dal 17 al 19 ottobre a Veronafiere.

I nostri tanti assaggi a OperaWine
Per quel che riguarda un walk around tasting davvero antologico dobbiamo raccontare soltanto che ci è dispiaciuto di avere avuto solo le poche ore (quattro) del nostro slot di degustazione a disposizione per andare alla scoperta di alcuni dei migliori vini italiani. Non tutti, c’è da dire, perché tante etichette tricolore che riteniamo avrebbero dovuto trovare uno spazio all’interno della kermesse non erano presenti. Ma anche in questo caso è utile per comprendere un gusto, quello statunitense, orientato molto di più sulla “tradizione” rispetto che su eventuali novità di rottura che tanto successo hanno avuto in questi ultimi tempi.
Poi, come è normale che sia, non è stato possibile effettuare una rassegna di tutte le 186 etichette in scena. Ed è stato un vero e proprio peccato, perché molte avrebbero meritato anche più di un solo assaggio. Nel nostro percorso, che inizialmente contava ben 80 vini che ci sarebbe piaciuto “scoprire” o riassaggiare, poi di fatto ci siamo dovuti limitare a molto meno. Ma non di meno è stato un vero e proprio giro d’Italia quello effettuato alle Gallerie Mercatali.
Un grand tour del Belpaese enoico che ha spaziato dalla Sicilia (un iconico Duca di Salaparuta | Sicilia Duca Enrico 2017) a Calabria (il magnificamente autoctono Librandi | Calabria Igt Gravello 2018) e Basilicata (i potenzialmente devastanti Paternoster | Aglianico del Vulture Don Anselmo 2015 e Re Manfredi – Cantine Terre degli Svevi | Aglianico del Vulture Re Manfredi 2015), spostandosi sempre a sud in Campania (lo straordinario lavoro di recupero delle radici del Mastroberardino | Taurasi Stilèma 2015).
Poi si è risalato lo Stivale, con le Marche (il best-seller che ancora in troppi non conoscono Velenosi | Rosso Piceno Superiore Roggio del Filare 2017) l’Umbria (un classico inossidabile come il Castello della Sala | Umbria Bianco Cervaro della Sala 2018 e il commovente Lungarotti | Torgiano Rubesco Vigna Monticchio Riserva 1997) e l’Emilia (un modello di spumeggiante semplicità all’insegna della qualità del Medici Ermete | Lambrusco Reggiano Concerto 25th Anniversary 2018), toccato i confini a est con il Friuli (il principe Marco Felluga – Russiz Superiore | Collio Russiz Superiore Col Disôre 2017), preso la via del nord con un grande classico del Pinot Grigio in Alto Adige (la garanzia Santa Margherita | Pinot Grigio Alto Adige Impronta del Fondatore 2020) e le tante declinazioni del Veneto del vino, tra mondo Prosecco (il seducente Villa Sandi | Valdobbiadene Superiore di Cartizze La Rivetta 2020, il cremoso Bisol1542 | Dry Valdobbiadene Superiore di Cartizze 2020 e l’espressivo Le Colture | Dry Valdobbiadene Prosecco Superiore di Cartizze NV) e universo Amarone (la morbidezza rotonda della tradizione del Masi | Amarone della Valpolicella Classico Serègo Alighieri Vaio Armaron 2008, il racconto di collina da bere e ribere del Tedeschi | Amarone della Valpolicella Classico Capitel Monte Olmi Riserva 2011, l’unico privilegio del Tommasi | Amarone della Valpolicella Classico De Buris Riserva 2009 e la stratificata espressività del Zenato | Amarone della Valpolicella Classico Sergio Zenato Riserva 2009) ma non solo (il capolavoro Allegrini | Corvina Veronese La Poja 2011).
E ancora: le grandi bollicine di Lombardia (lo straordinariamente a tema Bellavista | Brut Franciacorta La Scala 2015) e Trentino (l’imprescindibile Cantine Ferrari | Extra Brut Trento Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2008 e la spiegazione della forza dell’unione cooperativa del Rotari | Brut Trento Flavio Riserva 2011). Ma anche gli straordinari risultati in fermo di queste due regioni, tanto in rosso (l’eroico Nino Negri | Sforzato di Valtellina 5 Stelle Sfursat 2015) quanto in bianco (il curioso prodotto per il gusto americano Cavit | Pinot Grigio Trentino Infiné 2015).
Infine, i capisaldi di Toscana (il simbolo Banfi | Brunello di Montalcino Poggio alle Mura Riserva 2010, l’esemplare Castello di Albola | Chianti Classico Santa Caterina Gran Selezione 2016 e l’internazionale Tenuta Argentiera | Bolgheri Superiore 2015) e Piemonte (l’identitario Ceretto | Barolo Brunate 2016, il profumato capolavoro G.D. Vajra | Barolo Bricco delle Viole 2011 e il regalo dalla cantina privata del Marchesi di Barolo | Barolo Sarmassa 2001).
Sarebbero, come detto, potuti essere molti di più. Avremmo desiderato guardare negli occhi tanti altri nuovi e vecchi amici, levando i calici. Ma il tempo è tiranno.
Certo, che quella di OperaWine è un’esperienza da consigliare a tutti, perché quelli che selezionati per questo evento sono sempre vini già “pronti” e non da attendere o valutare in un loro ancora inespresso potenziale, come ha perfettamente fatto notare post evento una fuoriclasse delle degustazioni come Sissi Baratella (e non si può che sposare questa sua giusta considerazione). Ma va bene così per questa prima. L’importante era il ritorno. E se il buongiorno si vede dal mattino, allacciate le cinture perché i prossimi mesi saranno ancora più caldi di quel che è stato questo stupendo sabato veronese.