L’approvazione da parte del ministero delle Politiche Agricole del Decreto Sostenibilità rappresenta per il vino italiano un passaggio fondamentale in chiave socioeconomica. Un atto importante per il settore, e che ha registrato ampia soddisfazione da parte di Unione Italiana Vini (Uiv), come evidenzia il presidente Ernesto Abbona: “Saremo i primi in Europa a dotarci di uno standard pubblico sostenibile per il settore vitivinicolo, un motivo di orgoglio che condividiamo con il ministero delle Politiche agricole e tutto il settore. Ora serve accelerare con il disciplinare di produzione, per chiudere un quadro giuridico che consentirà alle imprese di applicare il nuovo modello già a partire dalla prossima vendemmia”.

Il valore della sostenibilità nel mondo del vino
L’atto formale del via libera al Decreto Sostenibilità è un primo tassello di un percorso fortemente voluto dalla stessa Unione Italiana Vini. Il segretario generale, Paolo Castelletti, evidenzia:
“Siamo davanti alla chiusura del cerchio di uno strumento normativo e di mercato che sarà in grado di rispondere positivamente a sfide e obiettivi della nuova Politica agricola comune e della strategia Farm to Fork, e che sarà al centro della prossima assemblea generale di Unione italiana vini”.
Secondo una recente indagine su un campione di 17mila intervistati in 17 Paesi realizzata da Wine Intelligence, i vini prodotti in modo sostenibile sono al secondo posto tra 13 giovani tipologie produttive che offrono maggiori opportunità di crescita.
Risultano alle spalle soltanto dei biologici e molto più considerati dai consumatori rispetto ai vini senza conservanti, a quelli senza solfiti, agli orange, ai prodotti a basso tenore alcolico, ai biodinamici o ai vegani.
Tra i Paesi con una maggior sensibilità dei consumatori verso i vini sostenibili figurano gli Stati Uniti, la Germania e il Regno Unito. Tutte destinazioni, queste, che rappresentano anche la Top 3 della domanda di vino italiano.
Ma non mancano anche altri mercati, come i Paesi del Nord Europa, la Svizzera, il Brasile e l’Australia. Con il provvedimento a regime, il vino italiano avrà uno standard pubblico unico nel suo genere, attraverso un disciplinare basato sul sistema nazionale di produzione integrata declinato in tutte le regioni italiane.
Per tutti i produttori regole uniche in materia di impiego di agrofarmaci e di buone prassi in vigna e in cantina (circa 40), ma anche – una volta raggiunta la certificazione – un logo unico e pubblico riconoscibile ai consumatori. Uiv accoglie con favore la possibilità data alle imprese che, oggi, già vantano certificazioni ambientali di essere inserite – senza costi e per un periodo transitorio di due anni – nel nuovo standard della sostenibilità, evitando così doppi adempimenti.