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Collection 242: il primo assaggio del nuovo bébé Roederer

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“Un nouveau bébé”. Sono queste le prime parole pronunciate dallo chef de cave della Maison Louis Roederer, Jean-Baptiste Lecaillon, in occasione della presentazione del nuovo Collection 242 in anteprima alla stampa italiana. Se vi state chiedendo se stiamo parlando di un rebranding o di un’evoluzione dello storico “base” della Maison – il Brut Premier – la risposta è un secco “no”. Siamo difronte, infatti, a una vera e propria rivoluzione in casa Roederer. E ve ne raccontiamo termini e orizzonti.

Una nuova strada per Roederer

Roederer ha scelto di abbandonare definitivamente la cuvée che genera mediamente tra il 70 e il 75% del volume di vendita annuale della Maison per affrontare una nuova sfida. Un progetto enologico ex novo. Il Collection 242, infatti, è un multimillesimato, assemblaggio dei tre vitigni principali della Champagne, che utilizza Pinot Noir e Chardonnay affinati in una Réserve Perpétuelle da 1.000 ettolitri in acciaio a partire dalla vendemmia 2012, una piccola porzione di vini affinati in legno e, per completare l’assemblaggio, il vino di quelle che vengono considerate le “réussites de l’année” (ovvero il meglio, ça va sans dire) dell’ultima vendemmia. 

Proprio così, avete letto bene: il vino dell’ultima vendemmia non è più la base dell’assemblaggio a cui integrare i vini di riserva per donare complessità e garantire costanza nel tempo.

La rivoluzione cambia proprio da qui: s’inverte la logica di base dell’assemblaggio. Con l’equazione che diviene:

Réserve Perpétuelle + i vini di riserva in legno di diverse annate + i vini dell’ultima vendemmia per dare freschezza.

È da questa “formula magica”, oggi svelata, che prende vita il nuovo Collection 242. 

La particolarità del Collection 242

Tra i dettagli interessanti che meritano una nota ricordiamo che il Brut Premier (e oggi il Collection) è l’unica cuvée di Roederer che non è assemblata solo con uve proveniente dai 243 ettari di proprietà. 

I rapporti che la Maison intrattiene con i suoi Vigneron sono estremamente stretti, così come le linee guida cui attenersi per l’attività in vigna, in perfetta sintonia col lavoro attento e consapevole che Roederer porta avanti ormai da decenni sia in vigna sia in cantina. Ovviamente non sono ammessi erbicidi e l’indirizzo è quello di una gestione il più possibile sostenibile improntata su pratiche bio. 

E poi c’è un’altra particolarità. Ormai da una decina di anni, Roederer non compra “uva”, acquista “parcelle”: la logica è quella di un’attenta valutazione e scelta preventiva dei singoli vigneti per poi fare propria per intero la produzione degli stessi. 

La stessa vinificazione, d’altronde, è parcellare, così da mantenere inalterate le caratteristiche delle singole vigne ed enfatizzare il concetto di terroir specifico. Ma anche aumentare gli ingredienti a disposizione dello Chef de Cave nell’assemblaggio finale.    

In Collection 242 il vino dell’ultima vendemmia non è più la base dell’assemblaggio a cui integrare i vini di riserva per donare complessità e garantire costanza nel tempo
In Collection 242 il vino dell’ultima vendemmia non è più la base dell’assemblaggio a cui integrare i vini di riserva per donare complessità e garantire costanza nel tempo

Di cosa parliamo quando parliamo del Collection 242 Louis Roederer

Il Collection 242, che richiama la duecentoquarantaduesima vendemmia della Maison dalla sua nascita nel 1776, capostipite della nuova linea lanciata, come si diceva è un multimillesimato.

A dargli forma, il 42% di Chardonnay, il 36% di Pinot Noir e il 22% Meunier. Dosato 8 g/lt, la malolattica non svolta per la Réserve Perpétuelle e per i Vin de Réserve, lo è solo parzialmente – 30% circa – per il vino dell’ultima vendemmia (il 2017 in questo caso) che è il 56% dell’assemblaggio finale. 

La Réserve Perpétuelle, invece, vale il 36% sul totale ed è composta da vini delle vendemmie dal 2012 in poi. I vini di riserva, poi, affinati in legno (circa 10% del totale) sono delle annate 2009, 2011, 2013, 2014, 2015, 2016. 

Una piccola grande curiosità: in realtà il 242 non è il primo Champagne disponibile di questa nuova serie. Qualche bottiglia era già stata prodotta 12 mesi or sono. Ma di Collection 241, disponibile solo in Magnum e Jeroboam, pare che solo pochi selezionati fortunati potranno goderne.   

C’è poi la “prova” dell’assaggio. E come dico sempre e non mi stancherò mai di ripetere: andrà ripetuto più e più volte a distanza di mesi prima di poter esprimere un giudizio compiuto che vada oltre solo qualche cliché ripetuto a fini giornalistici.

Il nostro primo approccio alla nuova cuvée

Quello che mi sento di dare come prima impressione, però, è che siamo di fronte ad uno Champagne con struttura e con complessità maggiore rispetto a quello che ci si potrebbe aspettare dal “nuovo base” della Maison. E mentre lo scrivo provo anche a compiere un passaggio successivo nel ragionamento: perché forse non è il nuovo “base” della Maison.

Al naso ad avermi colpito sono le note marine, leggere spezie ed erbe aromatiche. Con lo stare nel calice, poi, sono emersi anche dei sentori di mandorla verde.

Il sorso è pieno, molto sapido: e a fare capolino con prepotenza è quella nota marina già presente al naso. 

Per me è il più classico dei: “buona la prima”. Ma ripeto: c’è bisogno di tempo. Al vino, per assestarsi in bottiglia e aprirsi al meglio. E anche a noi: per abituarci a questo nuovo arrivato in casa Roederer e nei nostri calici. Allora che altro aggiungere se non: benvenuto Collection 242. E lunga vita!

"Buona la prima". Ma ci sarà bisogno di tempo per dare un giudizio davvero compiuto alla novità Collection 242 di Louis Roederer
“Buona la prima”. Ma ci sarà bisogno di tempo per dare un giudizio davvero compiuto alla novità Collection 242 di Louis Roederer
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