L’accordo c’è. Dopo la prima intesa del G7 di inizio giugno, i ministri delle Finanze e Governatori del G20, riuniti a Venezia, hanno siglato l’intesa sulla tassazione delle Big Tech, a cominciare da quelle dell’e-commerce con Amazon in primis, e in generale delle multinazionali. Il documento finale spazia su temi non meno rilevanti: dalla necessità di garantire su scala mondiale le forniture di vaccini alle misure di sostegno di carattere economico, nel quadro di una solida cooperazione internazionale. L’obiettivo puntare su una crescita forte, che metta al centro la creazione di occupazione, in un quadro di relazioni aperte, contro il protezionismo, semmai per incoraggiare sforzi comuni per riformare il Wto”. Ma è fuori discussione che tutte le attenzioni si siano focalizzate sull’intesa per la Global Minimun Tax con aliquota al 15%. L’entrata in vigore è prevista dal 2023.
L’unione Europea in prima fila
L’iniziativa – subito dopo l’insediamento alla Casa Bianca – era stata ipotizzata dal presidente Joe Biden e prontamente rilanciata dalla segretaria di stato americana all’economia, Janet Yellen. Con il passaggio formale (e non scontato) si apre definitivamente una nuova fase nei meccanismi di tassazione delle grandi società. A cominciare dai colossi del web e dell’hitech: da Amazon a Google, da Apple a Facebook. Rilevante la soddisfazione espressa dal ministro delle finanze italiano, Daniele Franco. Più marcata quella di Paolo Gentiloni, Commissario dell’Unione Europea agli Affari economici. Su Twitter ha scritto: “Orgoglioso di partecipare a una giornata storica”. Ma a cantare vittoria è stato soprattutto uno dei padri europei della riforma di tassazione. O meglio della dura battaglia condotta contro l’elusione e l’evasione fiscale. Stiamo parlando del ministro delle finanze transalpino, Bruno Le Maire.

Global Minimun Tax: la Francia punta in alto
La Francia si è fin da subito schierata in prima fila su questo tema. ha adottato una propria Web Tax (temporanea) per una politica operativa netta e chiara sulla materia. Innanzitutto contro il Gafa (acronimo che sta a indicare i quattro colossi: Google, Apple, Facebook, Amazon). Logica la felicità del ministro Bruno Le Maire. “Stiamo agendo sulla tassazione e siamo prossimi a una nuova architettura per il 21esimo secolo, mettendoci alle spalle la corsa al ribasso. Servono equità, efficienza e certezza fiscale”. Il prossimo passaggio dovrà avvenire a ottobre, in occasione del G20 previsto a Washington, In quella sede dovranno essere limati e definiti i dettagli. Per ora la base è fissata con l’aliquota del 15%. Ma il ministro francese non si accontenta. “Per la Global Minimum Tax credo fortemente che il 15% non sia abbastanza. Dobbiamo fare di più e la Francia, con alcuni partner rilevanti del G20, vuole elevare questo valore. Inoltre, sulla quota degli utili delle multinazionali da riallocare ai Paesi dove queste effettivamente svolgono le proprie attività il 20% non sembra abbastanza. E siccome il 30% potrebbe essere troppo, la proposta francese è raggiungere un consenso al 25%”.