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La riforma fiscale? Revisione Iva, basta Irap, nessuna patrimoniale

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Pochi concetti e chiari: la riforma fiscale passerà dalla revisione dell’Iva, dalla cancellazione dell’Irap e non ci sarà alcuna patrimoniale. Così il ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, si è espresso in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Il percorso che anima la riforma fiscale, in realtà, non fila così liscio. Lo stesso premier Mario Draghi ha fatto capire che servirà ancora qualche settimana di duro lavoro prima di arrivare a una definizione organica. Come a dire che le pressioni sono ancora tante. Al pari delle distanze sia tra le forze politiche, sia per arrivare a una “quadra” di sostenibilità. La priorità è la definizione di un nuovo assetto per sostenere il futuro delle imprese e il ciclo economico che sta procedendo al rialzo.

Primo colpo: via l’Irap

I capisaldi comunque sono questi. Da questi snodi l’esecutivo intende incardinare la riforma, ancor più alla luce del Recovery Plan, mettendo al centro dell’attenzione la creazione di occupazione e posti di lavoro. Del resto, in Italia il cuneo fiscale è particolarmente elevato. Proprio l’elevato prelievo sul lavoro dipendente non favorisce il tasso di occupazione che è pari al 59%, contro il 76% della Germania e il 75% della Gran Bretagna.  “Serve una riforma di ampia portata, destinata a durare a lungo, richiede un ampio consenso”, ha detto il nostro Daniele Franco. Che si è espresso senza giri di parole sul tema Irap (Imposta regionale sulle attività produttive), snaturata nella sua struttura originaria, ormai inadeguata e ingiustificata. Non solo perché emerge un’esigenza di semplificazione

Riforma fiscale: il capitolo Iva

Un tema rovente è quello dell’Iva. Sull’ l’imposta sul valore aggiunto, le commissioni hanno suggerito sia di ridefinire “la disciplina per la semplificazione” a, sia di lavorare nella direzione di “una possibile riduzione dell’aliquota ordinaria. Anche qui per il titolare del dicastero le parole sono semplificazione e soprattutto l’aumento dell’efficienza dell’imposta. Che si può tradurre l’azione sul livello delle aliquote ridotte e la distribuzione delle basi imponibili tra le diverse aliquote. Tali interventi possono avvenire anche a parità di gettito Iva, con l’obiettivo di ridurre evasione ed elusione.

La tassazione e la tenuta dei conti

Esclusa definitivamente (pare) la patrimoniale ventilata, o meglio proposta qualche settimana fa dal segretario Pd Enrico Letta, il ministro Daniele Franco ha anche precisato che la riforma dovrà essere ampia e organica. Della serie: non ha senso cambiare le tasse una alla volta: “I pilastri fondamentali del sistema, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, progressiva, e l’imposta sul valore aggiunto restano validi, ma necessitano di un profondo rinnovamento delle loro caratteristiche e del loro funzionamento”. Non solo: il tutto deve essere inquadrato in una logica di revisione della spesa con l’obiettivo di renderla produttiva e soprattutto efficiente. Insomma, è fondamentale il tema delle risorse disponibili, per l’alleggerimento del prelievo, non essendo possibile mettere a rischio la tenuta dei conti. In chiusura parola ancora al ministero dell’Economia e delle Finanze: “L’impegno del governo è predisporre un impianto di riforma che possa essere introdotto gradualmente nel tempo, man mano che recupereremo risorse nel dare attuazione alla delega stessa anche attraverso il contrasto all’evasione e la razionalizzazione della spesa”.

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