Steinbock Alcohol Free Sparkling: segnatevi questa dicitura, perché in un modo o nell’altro porterà una rivoluzione nel mondo del vino italiano. Infatti, anche se le uve con cui è realizzato arrivano dalla Saar, storica patria del Riesling tedesco, la nuova etichetta è firmata non da un produttore qualsiasi, ma da uno dei più importanti esponenti della scuola enologica altoatesina: Martin Foradori Hofstätter. Che è stato protagonista lo scorso 29 settembre nella puntata del programma I soliti ignoti, su Rai 1, condotto da Amadeus. Ma quale la particolarità che cambia le carte in tavola: è che si tratta di un vino dealcolato. O meglio: di uno spumante senza alcol. Vi spieghiamo, allora, cosa abbiamo trovato nel calice al primo assaggio.

Lo spumante senza alcol da uve tedesche, ma con l’anima italiana
Eclettico e poliedrico viticoltore, titolare dell’omonima tenuta altoatesina di famiglia, Martin Foradori Hofstätter è innanzitutto un imprenditore. Di quelli con la “i” maiuscola. Non a caso è stato lui il primo italiano a spingersi e a investire acquistando vigneti lungo la Saar, in Germania. E oggi dalla Mosella giungono magnifici Riesling firmati Weingut Dr. Fischer.
Ma a Martin Foradori Hofstätter muoversi lungo il solco tracciato non basta. E così ha deciso d’intraprendere un nuovo cammino. E lo ha fatto ancora una volta da pioniere. Ha scelto, infatti, di lanciare sul mercato una bollicina innovativa, nuova etichetta, frutto di un’attenta selezione della materia prima, “Alcohol Free”.
Non si tratta certo del primo spumante senza alcol sul mercato, questo di Martin Foradori Hofstätter. Ma di certo è la prima volta che a lanciare un vino dealcolato in Italia è un produttore alla guida di una realtà che possiamo identificare come “artigianale”.
Un progetto tutt’altro che frutto del caso. All’opposto: di una ben chiara visione imprenditoriale. E che nasce attorno alle uve Riesling, varietà alla base della novità, che hanno saputo esprimere il loro nobile potenziale anche in una lavorazione il cui risultato finale ne mantiene intatti gli aromi, pur caratterizzandosi per essere uno spumante senza alcol.

La scelta che “include” di Martin Foradori Hofstätter
Una bollicina che punta ad “aprire”, dunque. Uno spumante senza alcol che mira a includere, facendo partecipare “alla festa”, come ha sottolineato lo stesso produttore altoatesino, anche chi fino a oggi ne è sempre rimasto escluso.
È un nuovo modo di confrontarsi col vino e con un marchio di prestigio quello che Martin Foradori Hofstätter introduce attraverso la novità Steinbock Selection Dr. Fischer. Ma soprattutto una risposta a un’esigenza: quella di tanti consumatori.
“Che un produttore vecchia scuola e testardo come me si metta a produrre una gamma di questo tipo è significativo”, evidenzia Martin Foradori Hofstätter.
“Chi mi conosce sa che non sono uno che insegue le mode ma non mi manca lo sguardo per guardare al mondo in cui viviamo e al futuro: oggi un insieme di persone che non possono o non vogliono bere alcolici sono alla ricerca di prodotti di alta qualità che permettano loro di poter condividere il piacere dei sentori che emergono dal calice e di non sentirsi esclusi durante un evento, un brindisi, un momento conviviale”.
“Dare a queste persone un prodotto all’altezza è il motivo per cui mi sono imposto questa nuova sfida”.

Non chiamatelo succo d’uva
Cosa troviamo nel calice prova a spiegarlo lo stesso Foradori Hofstätter. “Non è un succo d’uva ma una bollicina ottenuta da vino”, precisa il produttore altoatesino.
“Steinbock Alcohol Free Sparkling nasce da un’attenta selezione in vigna e poi in cantina. Un’innovativa tecnica preserva i delicati aromi del vino, togliendo l’alcool contenuto. All’interno di un’apparecchiatura viene ridotta la pressione atmosferica (a circa 15 mbar) e con ciò abbassato anche il punto di ebollizione dell’alcol da circa 78° C a circa 25-30° C. Alla fine del processo, si ottiene una bevanda con un contenuto alcolico inferiore a 0,25 Vol %”.
Nasce così un prodotto che strizza l’occhio non soltanto a chi, per mille ragioni, sceglie di non consumare alcol, ma anche per mondi come quello della mixology. Questa bollicina senza grado alcolico, infatti, si candida a ingrediente ideale per cocktail che potremmo definire “meno impegnativi”, ma senza rinunciare a quel twist in più.

L’assaggio senza pregiudizi di Steinbock Alcohol Free Sparkling
L’obiettivo, in definitiva, è creare un’elegante alternativa, per tutti coloro che non bevono o non possono bere alcolici, ma non vogliono rinunciare al piacere di un brindisi.
Ma cosa ha lasciato a noi, amanti della bollicina anche nella sua versione “tradizionale”, l’assaggio di questa novità?
Approcciarsi al Steinbock Alcohol Free Sparkling è più facile di quel che possa apparire in prima battuta. Anche perché quello che ritroviamo nel calice segue le stesse “regole” del suo “fratello maggiore” più tradizionalista. E allora, ragionando senza pregiudizi, occorre giudicare quel che ci viene servito.
Ciò che si ritrova allora al naso è, né più né meno, quel che appare un “normale” vino. In bocca, poi, serve ricorre al “già noto”, perché così in definitiva si “regola” la mente umana: l’affinità che andiamo a individuare al palato, in questa bollicina “Alcohol Free” è con il mondo del sidro, nella sua declinazione più secca. Si avverte la base Riesling, con i suoi aromi che dominano ma con discrezione. E poi arrivano tutti i ragionamenti di contorno.

Spumante senza alcol: considerazioni attorno a una rivoluzione
Perché è chiaro che qui il ragionamento dal punto di vista enologico non possa che essere affiancato da quello più puramente commerciale. Come detto in principio, Martin Foradori Hofstätter non è solo vignaiolo eclettico, ma anche e soprattutto imprenditore, di quelli con la “i” maiuscola.
Quella innanzi a cui ci troviamo è in primis operazione imprenditoriale. E non di vino nella sua accezione più tradizionale, come lo stesso produttore ha rimarcato smarcandosi dalle diatribe su quella che dovrebbe essere la corretta denominazione della novità senza alcol, s’intende parlare. È un’opportunità di mercato. Un’occasione che qualcuno prima o poi avrebbe colto, dunque perché non muoversi per primi?
E sotto questo profilo, nulla da eccepire. Esattamente come per la scelta di presentare una novità capace di “aprire”, che scelga di “includere”, che porti una ventata di freschezza capace di rispondere alle esigenze di consumatori (o potenziali tali) che vedono inevitabilmente distante il mondo del vino.
Precisato tutto questo, c’è anche il giudizio di chi il vino, quello con l’alcol, è abituato a berlo, condividerlo e parlarne. E qui ci viene in mente la celebre prova dei due fustini della pubblicità. E la domanda che sorge spontanea è: “Vuole cambiare il suo calice di Prosecco, Champagne, TrentoDoc, Franciacorta e così via con due bottiglie di una bollicina senza alcol?”.
Chi scrive risponde con assoluta onestà: “No. Almeno non volutamente”. Ma in tanti, in tutto il mondo, come replicherebbero invece a questa offerta? Ne bastano 20mila, ovvero il numero delle bottiglie attualmente prodotte, e la scommessa potrà dirsi vinta.
Dunque: un bravo a Martin Foradori Hofstätter per essersi posto una domanda che ha come orizzonte un futuro più vicino di quel che appaia. Ma soprattutto di essersi mosso per primo. Perché la differenza, in una rivoluzione, la fa sempre chi compie la prima mossa.
