La crisi economica e pandemica ha aguzzato ingegno, genio e innovazione, anche nel tradizionale mondo dell’agricoltura, meno propenso al cambiamento. E il mondo dei numeri e dei risparmi sa quanto vale, anche in prospettiva, il vino di qualità. Per dare sostegno concreto e per cambiare la rotta, cercando di accelerare, dare entusiasmo e sicurezza, anche laddove la burocrazia pesa ed è un ulteriore freno, ci sono nuove strade e nuove strategie finanziarie che soffiano sul vento dell’innovazione, anche quella di tipo bancario.
Il valore del vino italiano e il “lusso” del tempo
Il mondo del vino ha un andamento economico molto lento, perché spesso richiede tempi di attesa (affinamento e invecchiamento si dice in cantina) che non consentono mosse strategiche agili capaci di contrastare velocemente la crisi. Eppure, territori del vino di grandi eccellenze, che in modo intelligente hanno costruito in trent’anni valore e rendimento economico di terra, anzi di vigna, e prodotti (vini da invecchiamento, vedi Brunello di Montalcino) da aspettare, sanno che l’attesa sarà poi ripagata.
Non sempre, però, questa variabile, il tempo, è un lusso alla portata di tutti. Specie quando ci si trova ad affrontare una crisi economica e pandemica come quella che ha colpito il mondo in quest’ultimo biennio produttivo.
È una crisi che ha investito il settore ed è connessa anche allo stop forzato del turismo (enoturismo) e alla chiusura del canale Horeca, anche se da mesi si corre senza freni. Dalla ripartenza. Almeno quella italiana, al momento tutelata e più duratura di altri Paesi che sono tornati a soffrire di Covid.
Il decreto Cura Italia, che era stato studiato per il mondo food (formaggi e prosciutti da invecchiamento), è stato esteso al mondo vitivinicolo ed è nata una importante opportunità “cura vino” che si caratterizza con il pegno rotativo. Questa nuova normativa ha favorito una serie di convenzioni fra Consorzi di Tutela Vini e Istituti Bancari. In particolare, Intesa SanPaolo, che ha avviato accordi con molti distretti, uno dei primi in Lombardia è stato il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, seguito a ruota da quello di Franciacorta, per definire nuove strade e strategie finanziarie.

Strategie finanziarie per la crescita: cos’è il pegno rotativo
La norma del pegno rotativo sul vino rappresenta un vantaggio reale di sviluppo sostenibile, come spiega Marcello Arbasino, esperto di diritto bancario, dello studio legale MFlaw, che ci illustra la sua specificità e opportunità per il mondo vitivinicolo.
“Il pegno è un diritto reale di garanzia che si caratterizza per la consegna al creditore di un bene mobile del debitore”, afferma Marcello Arbasino. “Il creditore, in caso di mancata restituzione del prestito, può recuperarlo con preferenza sul bene rispetto agli altri creditori, anche facendolo vendere e incassando il corrispettivo; il pegno rotativo si distingue per la possibilità di sostituzione del bene costituito in garanzia con altri di valore corrispondente senza necessità di ulteriori stipulazioni costitutive del vincolo; la giurisprudenza ne ha riconosciuto la validità a fronte di un accordo scritto anche sulla rotatività”.
Sulla base delle previsioni del Decreto Cura Italia n. 18/20 è stato pubblicato sulla G.U. 29.08.2020 il decreto sulla costituzione del pegno rotativo sui prodotti agricoli e alimentari a Dop e Igp, in seguito esteso ai i prodotti vitivinicoli Doc e Docg:
“Tale decreto prevede la possibilità della loro costituzione in pegno”, dice ancora l’esperto, “a decorrere dal giorno in cui sono collocati nei locali di produzione o di immagazzinamento; per quanto riguarda i prodotti vitivinicoli al momento della costituzione del pegno si procede all’annotazione nei registri telematici istituiti nell’ambito del Sistema informativo agricolo nazionale (Sian); ogni sostituzione deve essere ugualmente annotata e comunicata al creditore”.
Nel settore vitivinicolo è ora quindi possibile costituire un pegno senza spossessamento del bene, che resta nella disponibilità del produttore, garantendo la continuità della filiera e consente anche la valorizzazione di prodotti non ancora commerciabili (vini da invecchiamento): “Dal canto suo il creditore è esonerato dagli oneri di custodia normalmente gravosi e, in caso di default del debitore, può soddisfarsi su beni che hanno conservato il valore originario. La nuova disciplina sembra ben soddisfare l’esigenza di favorire l’accesso al credito e quindi la possibilità d’investimento nel settore vitivinicolo, al contempo tutelando il creditore bancario che sarà incentivato a impiegare risorse finanziarie nel mondo del vino”.
L’esempio dell’intesa tra Ascovilo e Intesa Sanpaolo per il vino lombardo
Si tratta a tutti gli effetti di una crescita sostenibile che va stimolata e sostenute con nuove strategie finanziarie. Nasce con questa filosofia, annunciato proprio in questi giorni, un protocollo tra Ascovilo (Associazione dei consorzi vitivinicoli lombardi) e Intesa Sanpaolo, siglato di fatto in occasione di Vinitaly Special Edition alcune settimane fa, e divenuto operativo.
Si tratta di un concreto sostegno per le aziende attraverso il supporto all’internazionalizzazione e allo sviluppo dell’export oltre alla definizione di un tavolo di lavoro finalizzato allo studio e all’analisi della filiera vitivinicola lombarda con approfondimenti sui principali andamenti economici.
Nell’anno della pandemia da Coronavirus, questi accordi sono strategici per il sostegno del sistema produttivo legato alle aziende vitivinicole lombarde. La Direzione Agribusiness ha già messo a disposizione risorse e servizi per sostenere un comparto fondamentale per l’economia reale del Paese proponendosi come interlocutore qualificato per accompagnarne gli operatori in tutte le fasi dello sviluppo, nonché sostenere investimenti finalizzati a promuovere nuovi progetti imprenditoriali, con una particolare attenzione ai criteri della sostenibilità e della circular economy.
L’accordo prevede inoltre l’accesso delle aziende associate al “pegno rotativo sui vini Doc”, la soluzione finanziaria di Intesa Sanpaolo che consente di effettuare una valutazione puntuale delle scorte di vino da affinamento e di convertirle in garanzie utili per ottenere nuove linee di credito.

Il valore del vino italiano oggi: come si posiziona la Lombardia
Da una ricerca della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo emerge che nel 2020 il sistema agroalimentare italiano ha generato un valore aggiunto di quasi 64 miliardi di euro e ha occupato oltre 1,4 milioni di persone, con un peso sull’economia rispettivamente del 4,3% e del 5,7%.
L’export di vino italiano ha totalizzato circa 6,3 miliardi di euro nel 2020, in contrazione del 2,2% rispetto al 2019. Le esportazioni di vino in Lombardia evidenziano una contrazione nel 2020 del -11,7%.
Nei primi sei mesi del 2021 l’export di vino italiano ha superato i 3,3 miliardi, in crescita del 15,6% rispetto allo stesso periodo del 2020. Per la Lombardia la crescita è stata dell’11,7%.
Rispetto al primo semestre del 2019, le esportazioni di vino della Lombardia non hanno ancora recuperato i livelli pre-covid (-7,3%). La provincia di Pavia è tra le prime venti province italiane per produzione di vino nel 2020 (20esima posizione), Brescia si colloca al 33esimo posto.
Il distretto dei Vini e distillati del bresciano è cresciuto del 28% dal 2008 al 2020, passando da 102 a oltre 130 milioni di euro. Nel 2020 ha registrato una parziale battuta d’arresto (-13,9% tendenziale). Nel primo semestre del 2021 l’evoluzione è ancora negativa (-2.2% vs. 1 semestre del 2020; -15,8% vs. 1 semestre 2019).
In Italia circa il 70% della produzione di vino è certificata Dop e Igp. In Lombardia la percentuale supera il 90% contando 41 vini certificati Dop e Igp.
Nel 2019 il valore imbottigliato del vino Dop e Igp nella regione ha raggiunto i 422 milioni di euro (ottava regione per impatto, il 4,6% sul totale Italia). Nel 2020, l’Associazione Italiana Sommelier ha assegnato il massimo riconoscimento delle “Quattro Viti” a 43 etichette lombarde.
Strategie finanziare per la ripartenza in Lombardia
“Al centro mettiamo la sostenibilità e l’economia circolare nella filiera vitivinicola lombarda”, rimarca Giovanna Prandini, presidente di Ascovilo, “spingendo il supporto alla promozione e formazione in collaborazione con il mondo universitario e gli istituti Tecnici superiori”.
“L’agroalimentare è senz’altro un comparto strategico per la Lombardia, in grado di crescere anche nei periodi di crisi grazie alle stesse caratteristiche strutturali che ne hanno determinato il successo sui mercati mondiali”.
“Il settore è, infatti, sostenuto da produzioni di maggiore qualità che esprimono un elevato valore aggiunto e ci spingono ai vertici nel ranking internazionale delle quote di mercato nella fascia top di gamma. In questo solco è nato l’accordo tra Ascovilo e Intesa Sanpaolo che dovrà sostenere l’economia agricola con uno sguardo attento all’internazionalizzazione”.
Renzo Simonato, responsabile Direzione Agribusiness Intesa Sanpaolo, chiosa:
“Siamo molto soddisfatti di aver intrapreso con l’Associazione Consorzi Tutela Vini Lombardi un percorso condiviso a beneficio della filiera vitivinicola lombarda. Una collaborazione in cui mettiamo a servizio delle imprese importanti competenze nell’ambito dell’internazionalizzazione, della sostenibilità e dell’economia circolare, oltre a servizi finanziari dedicati. Interventi coerenti con gli indirizzi del Pnrr e che abbiamo in questi mesi ampiamente implementato con numerose realtà Consortili per supportare le diverse filiere del settore agroalimentare”.