Cambiano volto MaurLeo, Reciso, Ixe e VignaLeNicchie. Si tratta dei vini dell’azienda Pietro Beconcini che, oggi, scelgono una nuova veste per raccontare la loro storia.
Lo fanno grazie allo studio ad hoc condotto da Eva Bellagamba, marketing director dell’azienda, su materiali e forme che costituiscono le etichette.
“Sono nate in anni diversi, in momenti diversi e senza un progetto grafico a priori che le conformasse ad uno studio coerente progettato a tavolino, ma solo sulla nostra emozione del momento il restyling non ha voluto stravolgerle perché sono sul mercato da tanto tempo e i nostri clienti vi sono affezionati”, spiega. “Abbiamo soltanto voluto evidenziare la storia che va al di là del sorso, che accomuna questi vini. C’era bisogno di un abito ad hoc, che descrivesse il vino che veste”.
È infatti “l’emozione” un elemento fondamentale per i componenti della azienda Beconcini. Marito e moglie, Leonardo Beconcini ed Eva Bellagamba, i titolari, si definiscono “due facce della stessa medaglia, come lo Yin e lo Yang”: l’uno solare ed espansivo, l’altro più riservato ed introverso che si uniscono e si completano in una unione energetica.
“Nelle vecchie etichette mancava un filo conduttore chiaro che facesse capire la nostra unita dualità, siamo tradizione e innovazione che vengono unite dalla passione per il nostro vino, la nostra terra e la nostra storia, tutta da raccontare”, sottolinea Leonardo Beconcini.
Questa filosofia, ed energia, è riportata anche nella descrizione dei vini: quelli che testimoniano la tradizione familiare e territoriale, “vestono” in bianco e si differenziano da quelli “innovativi” caratterizzati dall’etichetta nera.
L’uva Sangiovese si fa portavoce della territorialità e della tradizione, mentre il Tempranillo è senza dubbio il tratto innovativo della azienda, che ha sempre come filo conduttore la passione per la ricerca e l’amore per le proprie radici. Ecco che il cerchio si chiude.

La storia dei vini Pietro Beconcini
La famiglia Beconcini è proprietaria dell’azienda di San Miniato da quattro generazioni. Fu il capostipite, Giuseppe Beconcini a comprare quella stessa terra che per anni aveva lavorato come mezzadro alle dipendenze dei marchesi Ridolfi.
Nel 1960 Pietro Beconcini dà una svolta alla attività, richiamato da quell’intuizione del Genius Loci: specializza l’azienda nella coltivazione delle vigne, produce Chianti in fiasco per tutta la sua vita e chiama questo chianti Maurleo, dall’unione dei nomi dei figli Maurizio e Leonardo.
Quando Leonardo crea un blend 50% Sangiovese e 50% Malvasia Nera nel 1997, vuole rispolverare il nome del Chianti di Famiglia, in ricordo del padre e del vino che aveva aiutato a confezionare tante volte da piccolo.
Nel restyling sono messe in evidenza la M e la L per raccontare da dove deriva il nome dato a questo vino, mettendo l’accento sulle iniziali dei due nomi. Il MaurLeo adesso è Terre di Pisa Doc e si è aggiunta una percentuale di Colorino.
L’innovazione in vigna e in etichetta di Reciso
Riprende la stessa tonalità bianca e la stessa disposizione delle forme di MaurLeo anche Reciso ma, per questo, è Leonardo Beconcini a delinearne la storia.
Era il 1990 quando subentra al padre nella gestione dell’azienda, ferma la produzione aziendale per cinque e la riprende nel 1995, anno della prima annata di Reciso. Questo nome racconta una particolare operazione in vigna inventata da Leonardo ed effettuata prima della vendemmia.
Questo procedimento è sempre stato raffigurato nella etichetta che è la più rappresentativa della azienda, oggi molto più lineare nei colori e nelle geometrie, nel punto in cui questa è “recisa” quasi a metà, aprendosi sul vetro della bottiglia.

Il Tempranillo di San Miniato
Si discostano dalla tradizione Ixe e VignaLeNicchie: a simboleggiare questo passaggio l’etichetta dall’aulico bianco si immerge in un nero deciso con scritte in rosso e in argento.
La loro storia infatti deriva da molto lontano. È ipotizzabile che durante i pellegrinaggi lungo la via Francigena che porta a Roma, si sia seminata la vite Tempranillo e diffuso la pianta nelle vicinanze di San Miniato, come uso dell’epoca.
Ebbene, è stato durante gli studi condotti in vigna da Leonardo Beconcini, che ad un certo punto risultano 213 ceppi di cui non si conosce la specie. Per distinguerli dagli altri ceppi presenti nel vigneto li identifica con il nome “X” e iniziano delle collaborazioni con vari istituti e università di agraria per studiare questi ceppi molto antichi.
VignaLeNicchie nasce proprio da questo vitigno storico prephilloxera. Le uve Tempranillo vengono raccolte meticolosamente in cassettine e poi lasciate appassire per un mese in un ambiente molto arieggiato.
Dopo aver esperito la vinificazione in cemento, si passa all’affinamento in botte piccola in rovere francese per 24 mesi. Nell’etichetta si distinguono due conchiglie (dette appunto “nicchie” in dialetto toscano) allegoriche della composizione del terreno minerale, con argille bianche molto compatte e fossili marini di età pliocenica.
Ixe, anche questo un Tempranillo in purezza, nasce dalle vigne nuove che hanno dai 10 ai 24 anni di età, con questo nome si ricordano gli anni passati quando del vitigno “misterioso” non si era ancora ricostruito il DNA.
La scoperta del vitigno straniero viene inaugurata con il decreto 2754 del giugno 2009: il Tempranillo nero viene iscritto all’albo della Toscana e la storia dei vini Pietro Beconcini si arricchisce di un nuovo capitolo.
