È tempo di un nuovo capitolo nel racconto dell’Alto Adige del vino firmato Rottensteiner. Quello che si rinnova, di vendemmia in vendemmia ormai da più di 500 anni, per una famiglia caposaldo della viticoltura nell’area di Bolzano. Una storia che, di generazione in generazione, ha sempre trovato la sua espressione in vini con radici saldamente ancorate nel territorio e nella sua tradizione vitivinicola. Ecco il nostro viaggio in anteprima nell’annata 2021 secondo Rottensteiner.
Tipicità e “Roter Stein”: un racconto di vino dell’Alto Adige
Oggi, è Hannes Rottensteiner a dettare la narrazione di questa tradizione vitivinicola saldamente ancorata nel territorio: insieme alla moglie Judith e con il sostegno di una famiglia numerosa perpetua il cammino iniziato, nella sua chiave più moderna, dal nonno e fondatore Hans Rottensteiner nel 1956 e poi portato avanti, a far data dagli anni ’80, dal padre Toni.
Circa 12 gli ettari di vigneti a definire il perimetro delle proprietà di famiglia, produzione da sempre integrata dalle uve di 45 masi della zona, collaborazioni storiche necessarie per perseguire quella visione identitaria che i vini Rottensteiner puntano a trasmettere.
Già, perché la cantina altoatesina, fin da principio, ha fatto della scelta di concentrarsi sulle tipicità uno dei suoi cardini. L’altro è quello dettato dalle origini di un cognome che si è tramutato in vocazione e stile. “Roter Stein” significa pietra rossa: quel porfido, tipico dei suoli a queste latitudini, che caratterizza in modo determinante la mineralità dei vini Rottensteiner.
In questo elemento è da individuare il fil rouge che unisce ciascuna delle produzioni della cantina altoatesina: etichette capaci di trovare ognuna la propria specifica collocazione, ma conservando quella verticalità e freschezza che ne determinano, nella differenza, il peculiare carattere.

L’annata 2021 secondo Hannes Rottensteiner: porfido, Pinot Bianco, Sauvignon e Gewürztraminer
Nel porfido, dunque, il comun denominatore che si dipana lungo le diverse sfumature di territorio e altitudini, spaziando tra varietà autoctone e internazionali, con una particolare predilezione per i frutti più tipici dell’Alto Adige del vino: il Lagrein e il Santa Maddalena. Una narrazione, come detto, capace di rinnovarsi di vendemmia in vendemmia e che oggi parla del debutto di un’annata 2021 “strana” in quello che ne è stato il dispiegarsi.
“Un’annata senza una vera e propria estate”, spiega a WineCouture Hannes Rottensteiner. “Tardiva fin da principio, tanto che a un certo punto ci ha fatto temere per i rossi più importanti, ma che poi si è conclusa con l’autunno perfetto”.
“Così, oggi parliamo di una 2021 pronta a dimostrarsi annata superiore a quella che l’ha preceduta: se la 2020 si è distinta per la sua grande eleganza, quella in uscita si caratterizzerà per la struttura, chiamando a tempi di evoluzioni più lunghi”.
E a dimostrare nel calice questi tratti sono i vini stessi, iniziando dalla varietà più importante tra i bianchi altoatesini, con il Pinot Bianco Alto Adige Doc Carnol. Selezione delle uve di due vigneti situati in aree diverse e ad altitudini differenti, tra i 600 e gli 800 metri s.l.m, ma che poggiano entrambi sul porfido. “Un vino che, con la sua sapidità e verticalità, mostra proprio cosa il porfido offre”, sottolinea Hannes Rottensteiner. “Il Pinot Bianco, a mio avviso, deve essere così: elegante, sapido e che richiama la beva”. Il carattere strutturato dell’annata 2021 si nota in questa nuova uscita, con una spalla a garantire una carta in più a quel che si annuncia un felice invecchiamento in futuro.
Spazio poi al Sauvignon Alto Adige Doc, blend discreto tra i frutti di due vigneti, uno nel comune di Appiano e l’altro a Bolzano, che ricerca, quasi in punta di piedi, la sua armonia al palato. È infatti espressione dell’unione tra le uve cresciute su suolo calcareo, che regalano un Sauvignon morbido, cremoso, fruttato, e quelle di un appezzamento che poggia sul porfido, per un Sauvignon più fresco, minerale, vegetale. “A differenziare la mia interpretazione dalle altre altoatesine, la presenza di una leggera nota di salvia”, svela il suo artefice.
Ma “differente” è anche il Gewürztraminer Cancenai Alto Adige Doc, in cui si percepisce la forte impronta speziata, amplificata anche dalla struttura offerta dall’annata 2021. Una nota impressa dal terreno di Termeno, in cui prende vita in un appezzamento ad un’altitudine relativamente alta che gli dona maggiore acidità garantendo migliore bevibilità. Per un vino divertente anche al momento degli abbinamenti.



Tra Lagrein e Schiava: l’Alto Adige dei masi di Rottensteiner
Vino moderno, democratico, versatile, da bere ancora e ancora, nel suo perfetto equilibrio tra leggerezza e sostanza al calice e in bocca, è il Lagrein Rosato Alto Adige Doc. “La versione originale del Lagrein, come dettata dalla tradizione: un vitigno che si presta al rosato, che ricerco più scuro e robusto. Non è vino che cerca d’imitare le mode del momento, ma offre un’interpretazione originale, con la sua marcata freschezza, con anche una nota mentolata, figlia dell’annata”.
Quella stessa modernità nel calice che viene raccontata da un altro figlio dell’Alto Adige del vino, con la Schiava Vigna Kristplonerhof Alto Adige Doc. “La Schiava è la nostra storia”, sottolinea Hannes Rottensteiner. “In particolare, questa che arriva dal maso di nascita di mia mamma, nei pressi di Bolzano (in foto di copertina, ndr). Un vigneto che ha fatto sempre da scenario ai raduni di famiglia. Ed è esattamente quell’atmosfera che questo vino vuole trasmettere attraverso il suo carattere beverino e l’interpretazione molto tradizionale, ma assolutamente moderna”. La struttura qui gioca una partita secondaria: è la piacevolezza, la gioia di ogni sorso, al centro. Si ritrova quell’acidità che è cifra della firma Rottensteiner, “con la 2021 che si dimostra annata da Schiava”.
A testimoniarlo è anche l’interpretazione nella versione Santa Maddalena, dove incontra il Lagrein, con il Classico Vigna Premstallerhof e il neonato Select: entrambe anteprime che debutteranno, rispettivamente, non prima di giugno e settembre. Il primo, Schiava più minerale e persistente, “più vino rosso da bistecca”; il Vigna Premstallerhof Select, invece, Santa Maddalena più internazionale, con tanta struttura e spalla.

L’altro volto dell’Alto Adige di Rottensteiner: i Select Pinot Nero e Lagrein Gries Riserva
A chiudere la lunga carrellata in rosso, due vini che raccontano l’altro volto dell’Alto Adige di Rottensteiner.
Il Select Pinot Nero Riserva 2018 nasce su un terreno calcareo in zona Appiano, dove un appezzamento situato ad un’altitudine relativamente bassa regala un’interpretazione molto morbida e strutturata. “Nei prossimi mesi uscirà l’annata 2019, che si caratterizzerà per una nota di ciliegia molto meno accentuata dell’annata che l’ha preceduta e un profilo più tannico”, anticipa Hannes Rottensteiner.
L’ultima etichetta, invece, conduce al cuore di Bolzano, con il Select Lagrein Gries Riserva 2019 che nasce per l’appunto in un angolo particolarmente vocato alla coltivazione di una varietà che sfida alla necessità d’individuare appezzamenti abbastanza fertili per supportare la sua vigoria, ma non troppo per non eccedere nelle rese. “L’equilibrio giusto lo abbiamo individuato a Gries, con il suo miscuglio tra granito e porfido che ci regala vini dai tannini più morbidi e vellutati”. Per un altro racconto fondato sulla pietra rossa.

