In una Champagne che va ritrovando la centralità della viticoltura, dove sempre più l’enologia si pone al servizio delle uve e della caratterizzazione dei terroir in cui prendono vita, la sublimazione della materia prima, il tirarne fuori il meglio, senza imporgli una traiettoria predefinita dal gusto “storico” della Maison, è oggi missione che unisce le visioni di grandi e piccoli. A evidenziarlo una volta di più è il nuovo capitolo scritto da un mito come Louis Roederer, storica Maison fondata nel 1776 a Reims, con la Cuvée Cristal Brut 2014. Uno Champagne per cui ogni introduzione è del tutto superflua. Ma come si presenta al suo debutto l’annata 2014 della Cuvée de Prestige pluriparcellare Louis Roederer?
Cristal 2014 Louis Roederer: un eloquente complessità di Climat e Craie
L’iconica bottiglia dal fondo piatto, nata nel 1845, ritorna oggi con l’interpretazione che Jean-Baptiste Lécaillon ha dato a un’annata da lui definita “un valzer climatico a tre tempi, con contrasti forti, netti e determinanti”.
La “chiave” del millesimo va ricercata nel suolo, con Cristal che una volta di più si conferma figlio della Craie, “che è la Champagne”, come ha sottolineato giustamente lo chef de cave di Louis Roederer.
Cuvée de Prestige pluriparcellare, Cristal 2014 Louis Roederer prende forma su suoli scelti tra i più bianchi, laddove il Climat garantisce il miglior carattere alle uve.
All’interno del Domaine Cristal, composto da 80 ettari, parliamo di 45 eccezionali e diversi appezzamenti coltivati in regime di agricoltura biologica e biodinamica. Cru selezionati di Verzenay, Verzy, Beaumont-sur-Vesle, Ay, Avize, Mesnil-sur-Oger e Cramant, di cui, proprio come nel caso della creazione di un grande profumo, si conserva solo l’essenziale.
E nella “composizione” della Cuvée Cristal Brut 2014 sono state 39 le parcelle trattenute.


La “ricetta” di Cristal 2014 Louis Roederer
“Cristal è vino di Climat e di suolo”, ha spiegato nel corso dell’anteprima italiana il suo artefice. Con lo chef de cave di Louis Roederer che per la nuova uscita del Cristal 2014 ha confermato, dal punto di vista dell’uvaggio, la ricetta consolidata della Maison: 60% Pinot Noir, 40% Chardonnay.
Poi, nessuna fermentazione malolattica, mentre continua il graduale abbassamento del residuo, che da 8 passa a 7 in quest’ultima annata. Ma cosa racconta nel calice il millesimo 2014?
Il primo assaggio: il Cristal che non ti aspetti
Il 2014 è il Cristal che non ti aspetti. Nella nostra esperienza di assaggi della Cuvée de Prestige di casa Roederer siamo sempre stati piuttosto neutri nei giudizi dopo il primo approccio. Cristal, infatti, è Champagne che ha bisogno di tempo. “Come tutti”, si dirà. Sì, come tutti: ma Cristal forse un po’ di più.
“La capacità d’invecchiamento è il suo grande segreto”, ha ribadito non a caso Lécaillon. “E bisogna davvero lasciarlo invecchiare per goderne al meglio. Così, tra i 15 e i 20 anni raggiunge un equilibrio interessante”. E nella Cuvée Cristal Brut 2014 proprio questo equilibrio si avverte già in nuce, espresso dalla forza della Craie e dalla concentrazione dell’annata, che gli consentirà di maturare bene, con la componente aromatica ad attenuarsi lungo il corso del tempo e la mineralità a caratterizzarsi sempre più attraverso note iodate.


Quando bere Cristal 2014 Louis Roederer, sua Maestà lo Champagne degli Zar
“Siamo innanzi a un Cristal che si presenta bene già da giovane, e non è sempre il caso in questa particolare cuvée che ha la tendenza a debuttare un po’ chiusa”, le parole di Lécaillon. Esattamente come la nostra esperienza ci insegna.
Appena uscita, ad esempio, la 2008 non era assolutamente in linea con quello che ricerchiamo nel calice in uno Champagne di tale livello e prestigio, ma a distanza di un paio d’anni dalla sboccatura il film è cambiato, e non poco. Lo stesso vale per la 2012, annata che ci piace davvero molto e troviamo spesso, fin da subito, molto più pronta della 2008. Al primo assaggio, però, anche Cristal 2012 ci ha fatto dire: “Aspettiamolo almeno 6 mesi prima di formulare un giudizio e ne verremo ricompensati”. Abbiamo avuto ragione, il nostro pensiero.
Questa 2014, come anticipato, non è però il solito Cristal: proprio per niente. All’olfatto è molto aromatico: si sente tanto la mela, una visione amplificata della maturità delle uve. È un gran vino al naso, ancora prima di essere uno Champagne. In bocca, poi, l’attacco prosegue sull’aromaticità ma chiude estremamente sapido, iodato. La bollicina è fine, finissima, e la sua è un’effervescenza quasi salina. L’acidità si fa sentire, la salivazione continua a lungo dopo aver deglutito.
Che dire: si può affermare che sia già pronto appena uscito? A nostro avviso, comunque no: è pur sempre sua Maestà lo Champagne degli Zar, lasciamogli un po’ di tempo per trovare il perfetto equilibrio.
In questo caso, però, c’è da scommettere che non ce ne vorrà poi molto. Freschezza, struttura, acidità sono già ora abbastanza bilanciate: qualche mese ancora e forse saranno in perfetto equilibrio. Non l’aspettavamo così. E forse per la prima volta nella nostra esperienza con Cristal potremo molto presto dire: “Per noi ora è perfetto da bere”.