Una storia di due territori – limitrofi ma diversi; complementari, ma distinti – racchiusa in una bottiglia. Quella di un vino che anche nel nome evoca il carattere pacificamente tumultuoso di un prodotto che parla al tempo stesso la lingua mossa della convivialità e il fermo stile della tradizione, buono tanto per un lato della collina, quanto per l’altro. Due mondi, simili origini, differenti risultati e scelte, in vigna e poi in cantina. Con la particolarità di chi su entrambe le zone sceglie di ricercare il meglio. Il nostro vino per la merenda di un rilassante weekend di ponte è la Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc Frizzante Castello di Luzzano.
Le due anime di Castello di Luzzano tra Oltrepò Pavese e Colli Piacentini
È una duplice anima quella di Castello di Luzzano: un po’ lombarda è un po’ emiliana. I suoi vigneti, infatti, disegnano tutt’intorno al castello geometrie ordinate, giungendo fino al centro del colle dove sorge il piccolo borgo con la chiesa e le dimore di chi quelle vigne quotidianamente cura. Un paesaggio mozzafiato, quel che si apre alla vista, spingendosi lungo l’orizzonte di colline che delineano e delimitano confini, anche vinicoli.
Già, perché se da una parte lo sguardo incontra a distanza San Damiano al Colle, Rovescala, Santa Maria della Versa, dall’altra, in virtuale equilibrio, punta a Ziano Piacentino e Vicobarone. Una storia di due province, mondi a sé pur nella loro esigua lontananza.
Proprio la posizione di confine è l’indiscussa peculiarità di Castello di Luzzano, costante anche davanti alle vicende storiche che si sono susseguite nei secoli fin dal tempo dei Romani, come hanno svelato scavi archeologici effettuati in zona, che hanno portato alla luce numerosi reperti appartenenti al Fundus Lucianus, importante villa agricola del I Secolo d.C., tutti riconducibili alla coltivazione della vite.
Una particolare vocazione giunta a noi grazie alla famiglia Fugazza, che è diventata proprietaria agli inizi del ‘900 di Castello di Luzzano, con la realtà oltrepadana cui in seguito è stata unita l’azienda Romito, distante poco meno di 1 km, ma tutta in territorio piacentino.

Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc Frizzante Castello di Luzzano: un racconto tra Emilia e Lombardia
Oggi la proprietà, cui a partire dal 1980 Maria Giulia e Giovannella Fugazza hanno infuso quel rinnovato spirito che l’ha condotta nella modernità del vino, ha un’estensione di 110 ettari, 75 dei quali vitati: parte Doc Oltrepò Pavese, parte Doc Colli Piacentini.
Pur contigui, i terreni delle due realtà che danno forma a Castello di Luzzano presentano peculiari differenze. A Luzzano, prevalgono marne calcaree di origine pliocenica. Romito, famosa per la sua Malvasia, è invece caratterizzata da terreni costituiti da sabbie profonde, limo e argille e ferrettizzate, da cui si originano vini profumati di ottima finezza. In entrambe, da oltre vent’anni, la gestione della vigna segue un programma di lotta biologica integrata. Tra le varietà a trovare dimora, quelle tipiche della zona, quali Barbera, Bonarda, Pinot Nero e Malvasia di Candia, oltre agli internazionali Merlot, Syrah, Cabernet e Chardonnay.
Effervescente, dal colore rubino brillante nel calice, la Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc Frizzante Castello di Luzzano è un simbolo proprio della duplice anima della realtà che si divide tra le ultimi propaggini di Lombardia e le prime dell’Emilia. Prende, infatti, vita da 100% Croatina, vitigno a queste latitudini anche noto (ma in maniera impropria date le sue origini piemontesi) come Bonarda e che dall’altro lato delle colline, sul versante piacentino, andrebbe a dare forma a un’interpretazione differente come il Gutturnio. Ma non con Sommossa, che vede le sue uve arrivare dai terreni marnoso-calcarei dell’Azienda Luzzano, nel Comune di Rovescala, dove questa varietà autoctona è coltivata da tempi remotissimi. Per un vino che parla di quotidianità e convivialità, per tavole imbandite della domenica e merende all’insegna della genuina semplicità che questa zona di confine è capace di offrire.