Tre giorni per un’immersione in profondità nelle straordinarie scenografie e nei variopinti fondali del vino d’Abruzzo. Un racconto di mare e di monti. Ma soprattutto una narrazione che passa, innanzitutto e con orgoglio, dalla valorizzazione delle colorate sfumature che i differenti terroir tra l’Adriatico e la Maiella offrono ad autoctoni già noti nel mondo, come Montepulciano e Trebbiano d’Abruzzo, e a vitigni emergenti capaci d’incuriosire e pronti a sorprendere, come Pecorino, Passerina, Montonico, Cococciola o Bombino. È un’immersione quella che ci ha condotto in un viaggio nel calice che ha idealmente toccato Pescara, Ortona, Teramo, Chieti e Vasto, alla ricerca dello spirito di una regione che in termini di vino ha davvero molto da offrire. E a dimostrarlo una volta in più è stata Abruzzo Wine Experience, manifestazione che ha anche consentito di tirare un primo bilancio sull’avanzamento dello “stato dei lavori” per quel che riguarda il “restyling” della proposta enologica territoriale cui il Consorzio di tutela vini d’Abruzzo ha di recente dato il via. Una nuova “sintesi”, quella ricercata e trovata, destinata ad accrescere la qualità nel calice e a individuare un fil rouge capace di tenere insieme i tanti pezzi di una narrazione che va ben oltre il vino stesso. Quel che si ricerca oggi con sempre maggiore decisione è ragionare a tutto tondo sulle potenzialità di un territorio, tra percorsi del gusto e nuove strade in termini di hospitality. Una proposta che vede proprio il vino come il perno su cui fare ruotare i tanti elementi vincenti che queste terre sono capaci di mettere in campo e che rendono l’Abruzzo destinazione del vino di cui si sentirà parlare con sempre maggiore insistenza nel futuro, ma realtà ben attiva già da ora.
Il “Modello Abruzzo”: di cosa si tratta e perché sta cambiando il volto del vino abruzzese
L’Abruzzo del vino è una realtà: a dimostrarlo sono i numeri e soprattutto la crescita qualitativa che sta conducendo a veri risultati. Ma se ancora il cammino è all’inizio, l’interesse di critica e mercato, nazionali ed internazionali, sono fattori sempre più presenti nella panoramica che si può tratteggiare di questa che non è terra, al singolare, ma terre, al plurale. Già, perché diverse sono le sfumature di Abruzzo che si possono ritrovare nel calice, anche a fronte delle medesime scelte in cantina o in vigna. Con la valorizzazione del territorio e dei suoi vitigni autoctoni più importanti, unita ad una nuova generazione di enologi e di imprenditori vitivinicoli, a rappresentare oggi i punti di forza dell’Abruzzo del vino.
A supportare questo cammino intrapreso, da qualche mese la svolta dettata dal nuovo “Modello Abruzzo”, che ha l’obiettivo di andare a rafforzare la comune identità dell’enologia regionale valorizzando al contempo i singoli territori e rendendo ancora più riconoscibile la scala dei valori.
ll Consorzio di tutela vini d’Abruzzo ha portato avanti questo progetto dal 2019 e ora finalmente si è arrivati al risultato: tra le novità più in evidenza, l’introduzione della menzione Superiore per le Dop “d’Abruzzo” e la riduzione a una sola Igt dalle precedenti 8.
I princìpi guida del “Modello Abruzzo” sono così riassumibili: semplificazione, cioè meno denominazioni; identità comune rafforzata, con la dicitura “d’Abruzzo” per tutti ma distinta per territori e micro-territori; segmentazione qualitativa, con l’introduzione della menzione Superiore per i Dop regionali come i vini Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano d’Abruzzo, Cerasuolo d’Abruzzo, Pecorino d’Abruzzo, Passerina d’Abruzzo, Cococciola d’Abruzzo, Montonico d’Abruzzo, che potranno fregiarsi in etichetta delle appellazioni provinciali; adeguamento al reale potenziale produttivo regionale.
Una visione sempre e comunque strutturata nell’ottica di sostenibilità sociale, economica ed ambientale.

“Si agevola così la promozione e la comunicazione perché rende le diverse zone di produzione molto più riconoscibili sui mercati, soprattutto all’estero, ed esalta sempre di più il binomio tra vino e territorio”, come spiega il presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, Valentino Di Campli. “D’altro canto, l’introduzione di un’unica Igt Terre d’Abruzzo con il riferimento al territorio distintivo che va a sostituire le 8 attutali crea una forte immagine regionale sopperendo all’attuale frammentarietà che risulta poco incisiva”.
Queste le fondamenta che stanno già offrendo stabilità alla costruzione di un’immagine che punta a elevarsi, inseguendo in ogni canale e ad ogni livello quella premiumisation dei consumi che oggi sta caratterizzando nel mondo le vendite.
“La crescita delle vendite dei vini abruzzesi collocati nelle fasce più alte di prezzo ha portato ad un aumento del prezzo medio delle bottiglie della Denominazione regionale vendute in Gdo pari al 19% e questo è un segnale molto importante”, sottolinea il presidente Di Campli. Un trend favorevole, evidenziato nel primo trimestre 2022 in cui i vini d’Abruzzo hanno chiuso con un +14,1%. Con il Montepulciano d’Abruzzo, che rappresenta circa l’80% del prodotto denominato regionale, a crescere rispetto lo scorso anno dell’11%. Un risultato davvero incoraggiante, avvalorato dal +16,8% del Cerasuolo d’Abruzzo e dal +37,4% del Trebbiano d’Abruzzo. Non da meno l’Abruzzo Doc, in particolare per le tipologie Pecorino e Passerina, che attestatosi a +10,1%.
Abruzzo Wine Experience: il vino specchio della crescita di un territorio
Ma come detto all’inizio, oggi il vino d’Abruzzo è specchio di una più generale crescita di un intero territorio. Uno sviluppo che, come ha evidenziato perfettamente Abruzzo Wine Experience, passa innanzitutto da un’accelerazione sull’enoturismo.
Le visite dei wine lover, infatti, possono rappresentare oggi per il mondo vitivinicolo abruzzese un’arma in più, anche per posizionare i propri vini. Per questo, nonostante in Abruzzo non siano mai state attivate strade del vino, dal 2017 il Consorzio ha avviato il progetto “Percorsi” per mettere a sistema l’accoglienza delle cantine con le principali attrazioni turistiche della Regione. Nel 2021 il progetto ha avuto un ulteriore evoluzione con l’app, declinata in Abruzzo Wine Experience, che ha portato all’introduzione di nuovi contenuti, a partire dalle esperienze da vivere in cantina, immediatamente prenotabili, e di una serie di eventi sul territorio, oltre a collaborazioni con tour operator ed enti locali al fine di creare pacchetti enoturistici dedicati. E se come per il progetto “Modello Abruzzo” il cammino è solo all’inizio, la via intrapresa è quella giusta.

I nostri assaggi ad Abruzzo Wine Experience
La nostra immersione nell’Abruzzo Wine Experience è stata un’occasione per andare alla scoperta anche di qualche produttore che ancora non conoscevamo. E soprattutto di grandi vini che ci hanno confermato di quanti passi in avanti abbia compiuto il vino abruzzese in questi ultimi anni. Oggi non si parla più di punte d’eccellenza solo a cavallo del duo Trebbiano e Montepulciano d’Abruzzo, ma ci si spinge ben oltre, andando a intercettare anche espressioni meno note o modalità di produzione che valorizzano con maestria la volontà di scommettere sull’autoctono.
Il nostro cammino di degustazione ci ha portato ad apprezzare tanto le espressioni più classiche quanto quelle maggiormente innovative, tra volti che ci erano più famigliari ed altri che abbiamo incontrato per la prima volta.

In ordine sparso, qualche suggerimento per avventurarsi nelle tante pieghe del vino abruzzese.
A come Abruzzo, ma anche come Agriverde, uno dei precursori dell’idea di biologico in regione. Il suo Cerasuolo d’Abruzzo Solarea Bio 2021 ci si è presentato giovane, morbido, identitario: da provare.
Esattamente come un volto agli antipodi rispetto a un classico autoctono, l’Igt Colline Pescaresi Syrah firmato Masciarelli, interpretazione del vitigno internazionale dalla marcata piacevolezza che nella sua morbida espressione presenta quel tocco di acidità che lo rende magnificamente agile.
Bollicina cremosa ed estiva per un’alternativa abruzzese diversa dal solito è il Pecorino Spumante Brut Jemesù di Cantina Dazio, ma curiosità da assaggiare, per un aperitivo che sorprende con semplicità ma al contempo propone un buono sviluppo in struttura che pulisce e accompagna senza sovrastare, è il Casal Thaulero Metodo Classico 12 Mesi.
Sulla scia dei vitigni meno noti al grande pubblico: il Chiusa Grande Igt Colline Pescaresi Bombino DNA Bio 2021 è bianco divertente che propone il giusto compromesso tra sapidità e piacevolezza di beva: da bere e ribere. Discorso simile vale, nella sua rotonda armonia raggiunta, per l’Abruzzo Montonico Superiore 2020 D’Alesio Vini: moderno, equilibrio tra morbidezza, struttura e piacevolezza, che ha bisogno di qualche grado in più di servizio per svilupparsi nei suoi aromi (dunque non servitelo mai ghiacciato).
Balsamico, elegante, tannino accentuato che deve un poco ammorbidirsi ma è già sulla giusta strada per farlo diventare un grande classico in rosso: parliamo del Montepulciano d’Abruzzo Caroso Riserva 2018 Citra.
Mentre nel Cerasuolo d’Abruzzo Solante 2020 Codice Vino troviamo quasi più la Provenza dell’Abruzzo, fin dal colore: “Cerasa” che non lo è, siamo davanti a un’interpretazione “internazionale” che si eleva con la sua sorprendente sapidità. Un vino per fare una grande figura in un’elegante cena in riva al mare.
Vino agli antipodi, per struttura e colore, il Baldovino Cerasuolo d’Abruzzo Doc 2021 Tenuta I Fauri: intenso, fruttato, dalla bella complessità. Mentre un’altra interpretazione in rosa delle uve Montepulciano d’Abruzzo, ma in questo caso nel segno delle bollicine, è il Sciarr Rosé Vino Spumante Brut: un bel metodo Charmat gastronomico e piacevole, che funziona perfettamente.
“Alla natura si comanda solo ubbidendole”, sosteneva Francis Bacon. E lo dimostra magnificamente la “vinosophia” di Franco D’Eusanio col suo recupero di una vinificazione in pietra, ripresa di una tradizione dimenticata ma più che mai attuale, che ci regala due volti come il Montepulciano e il Trebbiano d’Abruzzo Doc biologici In Petra di Chiusa Grande: veri e propri gioielli pronti da assaggiare fin da subito.

Per chiudere, il suggerimento è di andare a scoprire, grazie a 3 interpretazioni di D’Alesio Vini, tutta l’eleganza che il Montepulciano d’Abruzzo può presentare nel calice: iniziando dal pulito, dinamico, moderno, con la sua bella nota di frutti rossi, Sciar Montepulciano 2017; spostandosi poi in direzione dell’elegante D’Alesio Montepulciano 2015, con la struttura più accentuata rispetto al precedente e una magnifica acidità; per giungere al Montepulciano d’Abruzzo Riserva Tenuta del Professore 2015, morbido, perfettamente amalgamato negli aromi, con un’eleganza che tra un paio di anni riteniamo possa raggiungere il suo picco.
Di questa Abruzzo Wine Experience conserviamo principalmente questo, ma tante altre sarebbero le realtà da approfondire ulteriormente, come Pasetti (notevole il suo Montepulciano d’Abruzzo Testarossa) o Fontefico (ben fatto il Pecorino Superiore La Canaglia), solo per citare qualche nome. Ma il bello è proprio questo: è a un percorso che il vino d’Abruzzo chiama e di certo non si arresta alla prima tappa. Il cammino da percorrere, per ciascuno di noi, è ancora lungo e in futuro sarà senza dubbio pieno di nuove piacevoli sorprese.