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WineCouture Meets Philippe Schaus

Moët Hennessy, patrimonio sostenibilità: “L’industria deve guidare il cambiamento”

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L’appuntamento è di quelli cui proprio non si può mancare quando giunge l’invito. Almeno se si vuole realmente andare in profondità e comprendere cosa, in maniera pratica e fattuale, si stia facendo – e quanto si possa fare di più ancora – per offrire un futuro al Pianeta. E quel che stupisce è come l’importante confronto con alcuni dei più grandi esperti a livello internazionale in tema di conservazione della biodiversità, preservazione dei suoli e contrasto al cambiamento climatico, non sia figlia di un ente pubblico o di un’istituzione governativa, ma di un gigante privato del lusso. Anzi, è più giusto dire: il gigante del lusso per eccellenza. L’1 e il 2 giugno, infatti, ad Arles, nel Sud della Francia, è andata in scena la prima edizione del World Living Soils Forum organizzato da Moët Hennessy. Al centro della due giorni di workshop e speech, un nuovo modello di sviluppo sostenibile da individuare grazie al contributo di tutti, ma soprattutto senza più attendere “interventi dall’alto”. È, infatti, una mobilitazione quella cui il gruppo LVMH oggi chiama il settore wine & spirits, che parte da chi, un privato, ha deciso di fare della sostenibilità non una, ma “la” sua priorità. Un tema affrontato scardinando pregiudizi e falsi miti. E sul perché quelle ascoltate ad Arles saranno state parole importanti e non “di circostanza”, lo ha spiegato a WineCouture Philippe Schaus, Ceo e presidente di Moët Hennessy.

Patrimonio sostenibilità: “L’industria deve guidare il cambiamento”. Intervista in occasione di World Living Soils Forum a Philippe Schaus, Ceo e presidente Moët Hennessy.
Ph. Gatean Luci

Lei è l’uomo che in Moët Hennessy indica la strada, ma che è chiamato anche a guardare i numeri: le molte parole spese nel confronto sul tema della sostenibilità, oggi riescono poi a trovare anche un riscontro effettivo in termini di business?

Ogni singola azione che prendiamo in termini di sostenibilità non si può affermare che abbia un immediato ROI. Lo scorso anno abbiamo investito 30 milioni di euro nel nuovo centro di ricerca e sviluppo Robert-Jean De Vogüé in Champagne, ma non è dato sapere oggi quale sarà il ritorno di quell’investimento. Una cosa, però, so per certo: all’interno del più generale sforzo nel realizzare prodotti ancora migliori degli attuali e che si posizioneranno sul mercato a un prezzo ancor superiore, costruire l’immagine di una azienda responsabile, tanto che sia verso i propri partner, i consumatori o, non meno importante, i propri dipendenti, credo fermamente conduca a un ritorno. Ed è un ritorno d’investimento che si misura in reputazione, in risultati legati alla preservazione sul lungo periodo delle nostre terre, in lealtà e fiducia di chi lavora con noi e in una crescita della qualità di posizionamento dei nostri brand e dei prodotti. Questi, per me, sono tutti ritorni soddisfacenti se parliamo di business.

Nel suo speech al World Living Soils Forum, lei ha sottolineato come nel mondo wine & spirits il tema della sostenibilità ambientale sia particolarmente avvertito: ma come fare affinché i diversi player trovino un’intesa per collaborare concretamente a riguardo?

La collaborazione sul tema sostenibilità può nascere in tanti modi. Un’occasione di confronto come il nostro World Living Soils Forum è una di quelle, senza dubbio. Poi ci sono le associazioni di settore in ciascun Paese, che possono contribuire a elevare gli standard: così, ad esempio, tutti insieme possiamo stabilire che si limiti il più possibile l’uso della chimica o di fermare il ricorso agli erbicidi. Con questa spinta collettiva a livello internazionale da parte delle associazioni di settore, tutti nel mondo del vino e degli spirits si troverebbero in una situazione in cui sarebbero chiamati ad adeguarsi. E questo forzerebbe a sedersi attorno a un tavolo per individuare le modalità per raggiungere obiettivi comuni e identificare come fare le cose in maniera differente rispetto a quanto fatto finora.

Oggi, però, è l’industria a dover compiere, a mio avviso, il primo passo e guidare il cambiamento: non possiamo aspettare che qualcuno faccia leggi cui doversi poi uniformare. Noi privati, in veste di protagonisti, dovremmo muoverci con soluzioni all’avanguardia fin da subito e avanzare più velocemente anche degli stessi interventi legislativi.

Patrimonio sostenibilità: “L’industria deve guidare il cambiamento”. Intervista in occasione di World Living Soils Forum a Philippe Schaus, Ceo e presidente Moët Hennessy.
Ph. Leo Aupetit

Uno sviluppo sostenibile implica non solo un modo diverso di produrre, ma anche una rivoluzione nelle modalità di consumo: il mondo del vino e i consumatori sono pronti a questo cambiamento?

Quel che nel mondo del vino abbiamo osservato in questi ultimi anni, a livello globale, è una tendenza da parte dei consumatori a bere meno, ma più di qualità. E ricordiamo che anche a noi, in quanto industria, è stata affidata la responsabilità di promuovere un consumo più responsabile quando si parla di alcool. C’è dunque una sostanziale coerenza che lega lo sforzo d’incrementare il valore dei prodotti – in termini di qualità, di responsabilità ambientale e anche di prezzi – all’impegno nel favorire un consumo responsabile. E noi desideriamo che la gente sia sempre più “epicurea”, si goda le piccole grandi cose della vita in maniera ragionevole.

Le nuove modalità d’acquisto che stanno prendendo piede, a iniziare dall’online, quanto possono contribuire nel mutare i paradigmi dei consumi?

Il mondo dell’e-commerce, come dimostra perfettamente il caso di Tannico in Italia, possono giocare un ruolo decisivo nell’educare il consumatore. Se non sai cosa significhi vino di qualità o quale sia meglio acquistare, un sito come Tannico può offrire consigli oggettivi e presentare una panoramica di quel che il mercato propone. E così si aiuta a rendere il consumatore sempre più consapevole, in modo che capisca le differenze tra i prodotti e, nel tempo, elevi anche il valore dei propri acquisti.

Patrimonio sostenibilità: “L’industria deve guidare il cambiamento”. Intervista in occasione di World Living Soils Forum a Philippe Schaus, Ceo e presidente Moët Hennessy.
Ph. Gatean Luci

Da sempre, l’immaginario legato alla lotta per la preservazione dell’ambiente e a sostegno di uno sviluppo sostenibile vede una sostanziale contrapposizione tra piccole realtà e grandi società: ma è realmente così? 

C’è da sempre questo falso mito secondo cui le grandi società sono meno rispettose dell’ambiente rispetto ai piccoli produttori. Quel che posso dire, dal nostro punto di vista, è che noi siamo molto focalizzati sul tema. Aggiungo un’ulteriore considerazione, ma – attenzione – senza volere “fare a gara” su chi fa di più, perché ogni contributo aiuta una causa superiore. Mi domando: se non una grande società, quanti potrebbero organizzare un forum dove potersi concretamente confrontare sul tema della preservazione dei suoli? Se non una grande società, quanti potrebbero investire 30 milioni di euro in un nuovo centro di ricerca e sviluppo dedicato a incrementare le pratiche sostenibili? Chi può destinare risorse per l’acquisto d’innovativi trattori elettrici così da eliminare l’uso di erbicidi? E chi ha i mezzi per sviluppare pratiche sostenibili su larga scala?

Si pensi che solo Ruinart ha creato un progetto di agroforestazione su 40 ettari di vigneto: se non si è una grande società, come si può dare vita a un’iniziativa così? E non parlo solo di Moët Hennessy: le grandi società, tutte quante, possono realmente guidare il cambiamento. E devono dimostrarlo con esempi concreti.

Penso al progetto che stiamo portando avanti in Provenza con Château Galoupet, una piccola proprietà in cui stiamo investendo enormi quantità di risorse per trasformarlo in un paradigma di sviluppo sostenibile: non solo se si guarda la vigna, ma anche se si parla di forestazione, agricoltura biologica, preservazione della biodiversità, difesa delle api e tanto altro ancora. Una piccola azienda non ha i mezzi per fare tutto questo: noi grandi società possiamo – e dobbiamo – essere in prima linea. Ma il nostro impegno a guidare il cambiamento nulla toglie all’enorme sforzo che i business familiari portano avanti sul fronte della sostenibilità.

Poi, faccio notare come noi grandi società, più di qualunque altra realtà, siamo costantemente posti sotto una lente d’ingrandimento: se in Moët Hennessy facciamo qualcosa di sbagliato, immediatamente ci viene fatto notare. E anche per questa ragione non abbiamo scelta se non quella di essere esemplari nel nostro cammino per contribuire alla preservazione dell’ambiente. Ci sono davvero tanti quesiti che sul tema ancora non hanno trovato una risposta: così, non dobbiamo aver paura di dire che tanto c’è ancora da fare e che il nostro viaggio è solo all’inizio, come dimostra proprio il confronto al World Living Soils Forum, che ci ha aiutato a identificare quali siano le giuste domande da porci prima di poter individuare le migliori soluzioni.

Patrimonio sostenibilità: “L’industria deve guidare il cambiamento”. Intervista in occasione di World Living Soils Forum a Philippe Schaus, Ceo e presidente Moët Hennessy.
Ph. Margot Mchn

Tutte le sessioni della prima edizione di World Living Soils Forum organizzato da Moët Hennessy sono state rese disponibili online. È sufficiente registrarsi sul sito dell’evento per poter vedere le diverse sessioni on demand.

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