Tre appuntamenti con le stelle per un anniversario davvero speciale. D’altronde, si sa: “Noblesse oblige”. Ed è così che Maison De Venoge, insieme a Première, suo distributore per l’Italia, ha scelto una studiata selezione dei più iconici tristellati Michelin d’Italia – Da Vittorio a Brusaporto, Enoteca Pinchiorri a Firenze e Uliassi a Senigallia – per celebrare una data storica. Quest’anno, infatti, ricorre il 300esimo anniversario dell’incoronazione di Luigi XV, “il Beneamato”, a re di Francia, avvenuta il 25 ottobre del 1722 nella Cattedrale di Reims. E proprio a lui, Louis XV come si scrive dall’altro lato delle Alpi, Maison De Venoge ha dedicato, a far data dal lancio del 1995, la sua cuvée più prestigiosa. Ma cosa lega questo sovrano allo Champagne? E perché Maison De Venoge ha voluto dedicargli la sua etichetta più prestigiosa? Proprio perché speciale è il legame tra Luigi XV di Francia e la bollicina più amata al mondo. Vi raccontiamo come mai.

Louis XV e la nascita della storia moderna dello Champagne
Si devono proprio a Luigi XV di Francia i decreti che resero possibile il trasporto e la vendita del neonato Champagne “saute bouchon”, dando il via a un’epopea che oggi racconta di 9 milioni 225mila bottiglie spedite solo in Italia e 320 milioni totali nel mondo.
“Con il primo decreto del 1728”, spiega a WineCouture Mario Federzoni, amministratore delegato di Première, nonché Chambellan de l’Ordre des Coteaux de Champagne, “anche ai privati fu concesso il trasporto del vino di Champagne all’interno della regione ed il passaggio, attraverso la Normandia, per essere trasportato in paesi esenti da diritti di finanziamento o per essere imbarcato per l’estero nei porti di Rouen, Caen, Dieppe e Le Havre, in ceste da 50 e 100 bottiglie; mentre prima di allora poteva essere venduto solo sfuso, in botti di legno. Successivamente, il giorno 8 marzo del 1735, Luigi XV, con un nuovo decreto, sancì che le bottiglie per lo Champagne dovevano pesare 28 once ed avere un contenuto pari a un sesto di gallone (un gallone = 4,54609 litri, ndr) col tappo assicurato al collo della bottiglia stessa da tre giri di spago a forma di croce”.
Ed è così che nasce la storia moderna dello Champagne, che senza gli interventi del sovrano “bien-aimé” oggi probabilmente non rappresenterebbe, per i milioni di appassionati in tutto il mondo che lo scelgono ogni giorno, quel simbolo riconosciuto del “bien vivre” qual è diventato lungo il corso di questi 300 anni.

Le vecchie annate della cuvée de prestige Champagne De Venoge alla prova del tempo
Proprio per celebrare lo storico 300esimo anniversario dall’incoronazione di Luigi XV, Maison De Venoge ha deciso di mettere a confronto vecchie annate, con una speciale sorpresa che ha visto protagonista proprio il primo millesimato della più iconica cuvée della Maison, la Louis XV per l’appunto, sia in dégorgement originale (del 2006) sia con sboccatura tardiva 2021.
Se di tappa in tappa il copione degli abbinamenti a tavola è cambiato, a seconda della sensibilità e della creatività di chi era in cucina, in questo tour stellato la line up ha regalato sempre e solo grandi emozioni. A iniziare con le prime vecchie annate. Ma andiamo con ordine.
Per scaldare i motori, o meglio dire “avvinare i palati”, i 3 appuntamenti tristellati sono iniziati con gli amuse-bouche preparati dagli chef abbinati a una delle ultime novità in casa De Venoge, il Grand Vin des Princes 2014 Blanc de Blancs: elegante, fresco e minerale, Champagne 100% Chardonnay da uve provenienti da villaggi solo Premier e Grand Cru, 7 anni sui lieviti, dosato 6 g/l.
A tavola, ecco le principali annate della cuvée Louis XV, la punta di diamante, Grand Cru 50/50 Chardonnay e Pinot Noir: Champagne che hanno in eleganza e precisione il filo conduttore, a caratterizzare nel migliore dei modi lo stile della Maison. Si parte da un’annata recente che più sta dando soddisfazioni a noi appassionati, la mitica 2012, assaggiata sia in bianco sia in Rosé.

La versione in bianco, ancora una volta, ha lasciato il segno già dopo il primo sorso. Pronto da bere (e si continuerebbe senza stancarsi per l’intero pasto), senza dubbio saprà stupirci col passare degli anni in bottiglia.
Il Rosé mostra un corpo più importante: la freschezza è unita a bella struttura e carattere. Gli amanti dei Rosé freschi ne apprezzano ampiamente già ora la facilità di beva, chi ha avuto il privilegio di assaggiare più volte le vecchie annate della Maison, come chi scrive, non può dimenticare quanto oggi sia la 2006 sia la 2002 rappresentino bevute straordinarie che uniscono l’eleganza alla struttura e alla leggera ossidazione: si crea così il bilanciamento magico che posiziona queste bottiglie a un livello altissimo nello scenario dei Rosé in Champagne.
Il 2012 lo aspettiamo alla sfida del tempo e, siamo certi, non deluderà.

Veniamo poi al 2008. Annata mitica della Champagne che in molti considerano la migliore del nuovo millennio. Chi scrive, tra la 2008 e la 2012 sceglie oggi senza dubbio la seconda, ma si può dire che dopo qualche anno di assaggi (la sboccatura è 2018) la strada evolutiva che il vino ha preso riposando in bottiglia inizia a dare soddisfazioni. Tra i commensali si commentava che forse dovremo avere ancora pazienza, dai 3 ai 5 anni prima di goderne appieno, ma noi appassionati sappiamo che con i grandi Champagne non bisogna avere fretta.
Il gran finale con sorpresa: non solo Louis XV De Venoge 1995 dégorgement originale (2006) e sboccatura tardiva 2021
Il trittico finale proposto, con le prime annate della cuvée de prestige, ci ha lasciati tutti letteralmente incollati alle sedie con la voglia di degustarle e apprezzarne le qualità. Si parte dalla 1996, annata definita “estrema” dall’esperto Alberto Lupetti nel suo libro “La mia Champagne”. Estrema perché è stata l’unica in 300 anni di storia a mostrare alla vendemmia livelli di acidità e di maturità delle uve incredibilmente alti per la Regione.

Sboccatura 2020 (24 anni di riposo sui lieviti) per Louis XV 1996, 6 gr/l il dosaggio. In bocca l’acidità e la lunghezza sul finale di beva la fanno da padrone. Il vino è complesso e le note evolutive si fanno sentire. Sicuramente un ottimo 1996, in linea alle caratteristiche che oggi esprimono i (migliori) 1996. Chi scrive non è un “fan” dell’annata, ma è questione di gusti personali, come sempre. Tra i commensali i pareri non sono andati tutti nella stessa direzione: alcuni l’hanno considerato Champagne strepitoso già oggi, altri non hanno dubbi sulla scelta quando lo si confronta con il 1995, per chi scrive il vero millesimo straordinario degli anni ’90 in Champagne.
Quest’ultima annata, assaggiata, side-by-side, in sboccatura originale (2006) e tardiva (2021) in versione Louis d’Or. Entrambi i calici hanno un bellissimo colore dorato, bollicina fine, eleganza da vendere. Perfetto bilanciamento di evoluzione e freschezza. Un naso più evoluto verso note di pan brioche e caramello per la versione in sboccatura originale, note pià fresche e vanigliate per la tardiva. Assaggiati e riassaggiati entrambi i calici uno dopo l’altro e a più riprese, non è stato posssibile scegliere in maniera netta. Entrambi i dégorgement si confermano straordinari, tra i migliori Champagne da poter bere oggi. E non riuscendo a scegliere, che fare? Berli entrambi e pensare a quanto ancora potrà dare negli anni Louis d’Or: dopo 26 anni sui lieviti, sboccato da solo un anno, è ancora un bambino che ha bisogno di farsi le ossa con la leggera e continua evoluzione che avrà in bottiglia.



Grande e inatteso, per la chiusura, il finale in abbinamento ai dessert, che ha stupito non poco. Cordon Bleu Demi-Sec, dosato 34 gr/l. La particolarità? Un vecchio lotto gelosamente custodito nella cave della Maison, base 1990. Più di 25 anni di evoluzione nelle migliori condizioni in bottiglia. Lo zucchero si è perfettamente integrato al vino, note di caramello, crema e pasticceria. Bollicina fine e lunga persistenza in bocca. Se avessero servito questo Champagne alla cieca domandando il dosaggio, la risposta sarebbe stata senza dubbio: “Brut”, o poco più. E questa è la magia dello Champagne. Santé!

