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WineCouture Meets Gian Luca Uccelli

“Vi svelo i segreti di Blànc, l’interpretazione contemporanea della Franciacorta di Contadi Castaldi”

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C’è un nuovo nato in casa Contadi Castaldi. Si chiama Blànc ed è figlio della vendemmia 2018. Ma dietro a nome ed etichetta si nasconde molto di più, in questa bollicina che ha fatto il suo esordio in occasione di Vinitaly dopo anni di studiata “incubazione”. Già, perché quando si parla di Metodo Classico nulla nasce mai per caso. E la cantina franciacortina del Gruppo Terra Moretti Vino lo ha voluto dimostrare una volta di più con questa nuova interpretazione frutto di un lungo percorso di ricerca e di studio. Un progetto che nasce da lontano, evoluzione del Soul Satèn, per un Extra Brut che si distingue per il suo carattere graffiante e deciso. Ci sono, infatti, voluti 20 anni di approfondimenti in Franciacorta sul Pinot Bianco, a iniziare dal 2002, per trasformare in realtà questa nuova cuvée, asciutta, pulita e lineare. A raccontare a WineCouture la genesi di questa novità è il suo stesso artefice, Gian Luca Uccelli, storico enologo di Contadi Castaldi.

"Vi presento Blànc, l’interpretazione contemporanea della Franciacorta di Contadi Castaldi": intervista all'enologo Gian Luca Uccelli.

Cosa lega innanzitutto il Soul Satèn alla nascita del progetto Blànc?

Lo studio effettuato, in 20 anni, con il Soul Satèn, ci ha dato le indicazioni in merito agli Chardonnay da usare per un Blanc de Blancs capace d’invecchiare ed evolvere nel tempo. Una seleziona accurata di Chardonnay con capacità fuori dal comune uniti al Pinot Bianco, un vitigno dal carattere complicato, soprattutto in Franciacorta, ci hanno dato la possibilità di creare un vino molto teso, che nella vendemmia del 2021 si è rivelato in tutta la sua bellezza.

Questa nuovo Franciacorta come si colloca all’interno del cammino di sviluppo di Contadi Castaldi?

Contadi Castaldi è una cantina da sempre all’avanguardia, capace d’interpretare i cambiamenti climatici, introdurre nuovi paradigmi stilistici e anticipare le tendenze legate al mondo food. Il nostro Blànc, oggi, è esattamente la sintesi di questi fattori: l’interpretazione contemporanea della Franciacorta. 

Abbiamo studiato e approfondito, abbiamo osato e ricercato nelle annate più difficili la chiave di volta per capire meglio lo Chardonnay, il Pinot Nero e oggi il Pinot Bianco. Il Blànc è l’evoluzione che si fa vino. Un vino delicato e raffinato, che riporti ad un’eleganza moderna, minimale, geometrica e che rappresenti un ragionamento, un percorso, un viaggio. Nessuna forzatura, nessuna interpretazione, solo la verità di un vino e del suo territorio

Cosa avete ricercato nel calice con Blànc?

Il pensiero costante che ci ha mosso è stata la ricerca della pulizia e della naturalità estreme, che non potevano essere ottenute con il solo Chardonnay, ma ci siamo arrivati impiegando il Pinot Bianco. E il Pinot Bianco è un vitigno dal carattere difficile, che va guardato a vista e studiato a fondo, ma che se utilizzato nella giusta misura, è in grado di conferire al vino un’acidità tagliente, che mai avremmo ottenuto con il solo Chardonnay.

Siamo passati così dall’estrema morbidezza e complessità del Soul Satèn al cuneo tagliente e alla freschezza del Blànc, un vino nuovo, accattivante senza essere banale, una bella soddisfazione.

Cosa significa per lei Pinot Bianco e l’Italia può diventare la “patria” di questa varietà spesso sottovalutata nella sua straordinaria potenzialità?

Parlare dell’Italia all’interno della Franciacorta mi sembra un po’ eccessivo: siamo un fazzolettino di terra, ma che fortunatamente ha una cassa di risonanza molto importante in giro per il mondo e dobbiamo farci carico di questa responsabilità.

Come dicevo, il Pinot Bianco io amo definirlo un vitigno dal carattere complicato, difficile da domare, e oggi, dopo anni di studio del suo comportamento in Franciacorta, posso dire di aver compreso a fondo il suo potenziale reale. Una verticalità e mineralità che non possono essere declinate e ottenute con altre tipologie di uve, capaci di trasformare il vino in un qualcosa di divertente e di vivace. Io me lo auguro che lo studio che stiamo portando avanti noi e anche altre cantine ci portino in futuro a farci riconoscere come i pionieri del Pinot Bianco.

"Vi presento Blànc, l’interpretazione contemporanea della Franciacorta di Contadi Castaldi": intervista all'enologo Gian Luca Uccelli.

Ma qual è la ricetta vincente che ha portato alla nascita di questa vera e propria selezione?

20/37” è il moderno geroglifico e sintesi di questa cuvée. Un calcolo numerico dove il primo valore sta per il numero minimo di selezioni di vendemmia, segno distintivo di una scelta lineare, indirizzata a specifici appezzamenti, mentre la seconda cifra indica un mosaico di vigne di almeno 35 anni. E si tratta di una ricerca minuziosa, capillare e mirata, che ogni anno può cambiare – perché una vendemmia non è uguale ad un’altra – con un algoritmo deciso dall’azienda, pescando da un patrimonio di vigne che crescono in ambiti differenti, con terreni molto freschi e minerali che conferiscono particolare energia al vino.

Non solo acidità, quindi, ma anche tempra e carattere. Vigne vecchie, in grado di esprimersi in maniera chiara, nitida e limpida. Blànc 2018 è attenzione estrema al dettaglio. 

A che livello?

Abbiamo lavorato su tecniche di natura fisica e non chimica, dalla vigna alla cantina. Abbiamo osservato come il peso specifico, la densità, il pH, cambiassero anno dopo anno e ci siamo adeguati ai cambiamenti dell’uva, che sono figli dei cambiamenti climatici di questi 20 anni. Abbiamo ascoltato la natura e ci siamo piegati ad essa, cercando di ottenere il meglio dalle nostre vigne, che hanno un’età media di 35 anni, radici profonde e forti che scavano nel cuore della terra, per catturare tutta la mineralità necessaria per questa cuvée.

"Vi presento Blànc, l’interpretazione contemporanea della Franciacorta di Contadi Castaldi": intervista all'enologo Gian Luca Uccelli.

Qual è la sfida più grande per ritrovare, di anno in anno, l’impronta che definisce il fil rouge nel calice per una selezione estrema come Blànc?

Il segreto sta nella capacità di governare e di lavorare molto bene gli Chardonnay, al fine di poter gestire le annate complicate. Stiamo ragionando anche sul tempo di affinamento di questo vino, credo ci si possa spingere più in là allungando poiché ha davvero ha una forza importante e una grandissima energia.

Cosa hanno insegnato questi 20 anni di studi sul Pinot Bianco a Contadi Castaldi e qual è il prossimo orizzonte verso cui rivolgerete lo sguardo?

Di strada ce n’è ancora tantissima da fare e al momento l’idea è quella di consolidare quello che è stato fatto e di dare una visione chiara di questo vino. In fondo, è il primo anno che esce con l’annata 2018. Credo che fino al 2028 cercheremo di andare ancora più in profondità nella nostra ricerca dell’essenziale, per capire quali siano le reali potenzialità del nostro Blànc e come si possa renderlo costante nel tempo.

Dobbiamo goderci questo momento e consolidare questa situazione, nel frattempo siamo alla ricerca di nuovi vigneti, per fare un vino che rappresenti l’eterogeneità del Franciacorta. Come in ogni viaggio, prima della meta, è importante godersi il percorso.

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