Il Vino Nobile di Montepulciano guarda al futuro. Rinnova la sfida attraverso l’impegno fattivo del Consorzio, presieduto da Andrea Rossi. DaDa in Taverna a Milano è stata la location scelta per raccontare – oltre al percorso intrapreso in questi anni – la volontà di far scattare una sorta di “operazione rilancio”. Per meglio dire, di riscoperta e di valorizzazione ulteriore delle peculiarità di un territorio e di una produzione attraverso la voce dei suoi associati. I numeri incasellati sono più che incoraggianti e fungono inevitabilmente da viatico per guardare alla prospettiva. Il 2021 si è chiuso con un incremento del 20% e anche per l’attuale esercizio 2022 i dati al 30 settembre hanno esibito una performance al rialzo del 10%. La parola d’ordine per il Consorzio è lavorare al fine di portare avanti una comunicazione univoca per dare valore proprio ai prodotti (stiamo parlando di 10 milioni di bottiglie all’anno), alle iniziative alle peculiarità, all’attenzione al tema della sostenibilità. Il Consorzio è nato nel 1965 con l’obiettivo di tutelare e promuovere l’immagine del Vino Nobile di Montepulciano e, successivamente, anche quella delle due Doc Rosso e Vin Santo, in Italia e nel mondo. I soci sono circa 270 rappresentando oltre il 90% della superficie vitata. In virtù di questa rappresentatività ampia, il Consorzio dal 2011 svolge, tra l’altro, il ruolo di gestione della denominazione, di controllo dei vini in commercio, di tutela legale del marchio in Italia e a livello internazionale, di promozione e valorizzazione dell’intera denominazione.

Di cosa parliamo quando parliamo di Vino Nobile di Montepulciano
Sono numerose le particolarità che fanno del Vino Nobile un prodotto identitario e legato al suo territorio di origine. Il disciplinare di produzione (il primo risale al 1966, mentre l’ultima modifica è del 2010) racchiude tutte le caratteristiche distintive di questo prodotto. A partire dal forte legame con una zona di produzione molto circoscritta che comprende il solo territorio comunale di Montepulciano. Sono solo le vigne situate ad una altitudine compresa tra i 250 e i 600 metri sul livello del mare che possono concorrere alla produzione della Docg.
Non è un caso che per questo si parli di un vino di territorio, che a Montepulciano si ritrova in alcune aree particolarmente vocate e appositamente mappate. Sono le stesse che in gergo vengono definite “micro zone”, ovvero dei piccoli fazzoletti di terreno dove oggi si concentra la maggior parte del “Vigneto Nobile”, l’altra vera particolarità di questo vino.
I vitigni previsti dal disciplinare sono per lo più quelli storici, autoctoni per chiamarli col giusto termine, ed è per questo che prevale il Sangiovese (che a Montepulciano prende il nome di Prugnolo Gentile) che deve essere presente per almeno il 70%. Possono poi concorrere all’uvaggio del Nobile, fino ad un massimo del 30%, altri vitigni a bacca rossa, cosiddetti complementari, idonei alla coltivazione nella Regione Toscana. Tra questi sono frequenti il Colorino, il Mammolo, il Canaiolo, ma anche alcuni vitigni internazionali come il Merlot o il Cabernet Sauvignon.

Una volta terminato il lavoro nel vigneto il disciplinare regola quello di cantina, quindi non solo la lavorazione, ma soprattutto l’affinamento, momento nel quale il Nobile acquisisce da un lato le sue caratteristiche organolettiche principali, dall’altro la personalizzazione dei singoli produttori. Le operazioni di vinificazione e di invecchiamento devono essere effettuate in cantine situate nel territorio di Montepulciano e l’invecchiamento deve durare almeno due anni, conteggiati a partire dal primo gennaio successivo alla vendemmia. Entro questo periodo il produttore può decidere se far maturare il Nobile per 24 mesi in legno, oppure 18 mesi in legno e i restanti in altri recipienti, oppure almeno 12 in legno, sei in altri recipienti e sei in bottiglia.
ùDel Vino Nobile esiste da disciplinare anche la tipologia “Riserva” che presenta un invecchiamento più lungo rispetto alla sua base. In questo caso sono almeno tre gli anni di affinamento in legno e almeno sei mesi in bottiglia.
Pieve, nasce una terza tipologia
Pieve è una terza tipologia, risultato del percorso di analisi e ricerca compiuto dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano in oltre un anno di lavoro. Un vino che avrà come caratteristiche il territorio (appunto con le sottozone, Unità geografiche aggiuntive), l’uvaggio che sarà legato al Sangiovese e ai soli vitigni autoctoni complementari ammessi dal disciplinare con uve esclusivamente prodotte dall’azienda imbottigliatrice.
L’altra novità è che verrà istituita una commissione interna al Consorzio composta da enologi e tecnici la quale avrà il compito di valutare, prima dei passaggi previsti dalla normativa, che le caratteristiche corrispondano al disciplinare stesso. Con l’approvazione unanime del disciplinare da parte dell’assemblea e in seguito dalla Regione Toscana, il documento è attualmente all’esame del Comitato Vini del Mipaaf che dovrebbe dare un responso entro il 2022. Vista la possibilità di rendere retroattivo alla vendemmia 2020 il disciplinare, considerati i tempi di affinamento che sono di 36 mesi, la messa in commercio della prima annata dovrebbe essere il 2024.
Il tema della sostenibilità per il Vino Nobile di Montepulciano
Un altro obiettivo che il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano sta cercando di raggiungere attraverso le buone pratiche produttive messe in pratica dalle proprie aziende e che porterà, al termine dell’iter del progetto, a determinare il territorio di produzione della Docg Vino Nobile di Montepulciano come il primo distretto vitivinicolo in Italia in grado di poter certificare la sostenibilità territoriale in base alla norma Equalitas certificata dall’organismo terzo Valoritalia.
Oltre il 70% delle imprese ha già investito in progetti sostenibili, mentre il 90% ha in corso progetti di realizzazione di impianti. Oltre il 70% delle aziende di Vino Nobile di Montepulciano vanta un impianto fotovoltaico e il 35% si è dotato di solare termico per la produzione di calore. Il 20% ha sistemi di recupero delle acque reflue, mentre un 10% delle imprese ha investito nella geotermia.
Negli ultimi anni circa la metà delle aziende ha sviluppato pratiche naturali, come la fertilizzazione, l’inerbimento, l’utilizzo di metodi di coltivazione meno impattanti. Questo si lega al concetto di biodiversità che vede gran parte delle aziende di Vino Nobile praticare un’agricoltura sotto il regime del biologico, alcune biodinamiche.
