Dalla piccola ma vocata area del Montecucco ai nuovi ampi orizzonti che la tecnologia è capace di offrire, in soli 20 anni: è questa la traiettoria seguita dall’azienda biologica Tenuta L’Impostino in due decadi. E oggi, i festeggiamenti per la cantina di Civitella Paganico, al cuore dell’area di produzione dei vini del piccolo gioiello tra le Docg toscane, sulle morbide colline dell’alta Maremma, racchiuso tra le province di Grosseto e Siena, sono all’insegna di una nuova etichetta, Lupo Nero, prodotta in edizione limitata di soli 5mila esemplari e che segna anche il debutto dell’azienda nel mercato degli NFT.

20 anni di Tenuta L’Impostino, “un amore a prima vista”
Sono passati 20 anni dal casuale e galeotto viaggio che portò Patrizia Chiari e Romano Marniga, imprenditori originari di Brescia, a visitare un antico casolare in pietra – oggi delizioso agriturismo della Tenuta – abbracciato da un anfiteatro collinare immerso nella quiete della campagna toscana.
Prende così il via la storia dell’azienda biologica Tenuta L’Impostino. Un cammino che dalla fine degli anni ’90 a oggi ha condotto i suoi proprietari a dare forma a un progetto ambizioso, in una terra meravigliosa letteralmente incastonata tra le denominazioni del Brunello di Montalcino e Morellino di Scansano.
L’affaccio ai vigneti della tenuta, i boschi rigogliosi e i colori della natura circostante regalano un quadro di autentica magia. Mentre la vicinanza con le più “celebrate” terre del vino non ha mai intimorito i due coniugi, rafforzandone all’opposto la volontà di valorizzare l’identità territoriale di questa nicchia vitivinicola, dove il Sangiovese diventa testimone ed erede di tradizione e dedizione che durano da secoli.
“Con il Montecucco è stato amore a prima vista”, spiega Patrizia Chiari, co-proprietaria dell’azienda e consigliere in seno al Consorzio di Tutela Vini Montecucco Doc e Docg. “
“La nostra più grande ambizione è sempre stata quella di riuscire ad imprigionare in un calice tutta la tradizione e la potenza di questa terra unica che dimora sotto la protezione del Monte Amiata, cui questo territorio vulcanico e i suoi vigneti devono gran parte del loro fascino e della loro peculiarità”.

Nasce Lupo Nero, edizione limitata di Merlot dal vigneto il Pietroso
È un connubio, quello indissolubile tra l’azienda toscana con questo territorio d’elezione per il Sangiovese, che oggi si rinsalda ancora di più. In occasione del 20esimo anniversario, infatti, Tenuta L’Impostino lancia Lupo Nero, una nuova ed esclusiva etichetta prodotta in edizione limitata di 5mila bottiglie che guarda al futuro.
Quello di Lupo Nero è progetto iniziato sei anni fa, che fa diretto riferimento al noto e pluripremiato vino firmato da Tenuta L’Impostino: Lupo Bianco. Un “fratello maggiore” cui si rifà nel nome, ma da cui, al tempo stesso, si allontana completamente.
Se nell’offerta aziendale dei rossi, infatti, protagonista indiscusso è il Sangiovese (in purezza o in blend), la nuova etichetta cede il passo al Merlot, varietà che nel panorama vitivinicolo maremmano ha trovato una terra d’elezione.

Sottolinea Patrizia Chiari:
“Il Sangiovese resta la bandiera di questo territorio e nostro cavallo di battaglia a livello internazionale, di grande potenza, a tratti indomito come la natura ancora selvaggia che lo circonda, ma allo stesso tempo seducente e di grande freschezza, tipica della viticoltura d’altura abbracciata dalla mite ventilazione mediterranea”.
E in merito alla neonata etichetta che celebra i 20 anni di Tenuta L’Impostino, la co-proprietaria dell’azienda toscana aggiunge:
“L’idea del Lupo Nero nasce in realtà già qualche anno fa osservando l’espressività dell’ultimo vigneto messo a dimora nel 2007, il Pietroso, una piccola porzione aziendale di circa 3 ettari caratterizzata, come suggerisce il nome, da terreno molto sassoso e che si estende proprio nell’anfiteatro su cui affaccia la cantina. Qui dimora e cresce il nostro Merlot che, quasi in purezza, va a comporre il Lupo Nero 2016, prima annata che presentiamo, nonché nota per essere una delle migliori vendemmie degli ultimi anni”.
Ma c’è un altro decisivo elemento a caratterizzare il progetto, rendendolo unico. Con Lupo Nero, infatti, Tenuta L’Impostino decide di superare i confini del tangibile per incontrare la tecnologia dei Non Fungible Token.
Il Montecucco entra nell’era degli NFT con il nuovo Merlot Tenuta L’Impostino
L’NFT di Lupo Nero s’inserisce nella Collezione Catch The 22 dell’Italian Wine Crypto Bank, che raccoglie alcuni vini straordinari scelti da Filippo Bartolotta, wine expert e storyteller di fama internazionale, e segna il debutto di Tenuta l’Impostino nel mercato innovativo del collezionismo e dell’arte digitali, applicati al mondo del food&wine.
Seguendo la regia dell’artista parigina Lisa Paclet, che firma le opere d’arte digitali, Filippo Bartolotta parte dalla narrazione del vino o della cantina che sono stati selezionati in base alla grande qualità e rarità dei prodotti, oltre che per la loro capacità di veicolare messaggi che vanno ben oltre l’esperienza organolettica e gustativa.
Questi strumenti, creati su misura e di nuova generazione, aiutano a creare valore aggiunto nell’offerta aziendale, rappresentando nuove frontiere di investimento per le realtà vinicole e fonti di guadagno parallele per brand che spaziano dal Premium al Luxury.

Ma poi cosa si trova dentro la botttiglia?
Come anticipato, Lupo Nero è frutto di uve Merlot coltivate ad un’altitudine di 300 metri s.l.m, su suoli di matrice franco-argillosa, caratterizzati da una forte presenza di scheletro di varia forma e dimensione, prevalentemente di origine calcarea, facendo così pensare ad un’origine marina del substrato.
Il rispetto e il mantenimento di questo profilo del suolo durante tutte le operazioni di preparazione per l’impianto del vigneto hanno mantenuto e valorizzato fin da subito un alto livello qualitativo strutturale e biologico. Teoria rafforzata nel tempo grazie al percorso scientifico intrapreso con il progetto Biopass che, basato su protocolli internazionali e dati oggettivi, su scala nazionale ha identificato i suoli di proprietà – il Pietroso in prima linea – come tra i più interessanti in assoluto per la ricchezza di biodiversità.
In una zona, dunque, naturalmente vocata al biologico grazie a condizioni estremamente favorevoli per la viticoltura – dove ben l’85% della produzione Doc e Docg è certificato bio – l’azienda biologica Tenuta L’Impostino si fa da qualche anno portavoce in terra di Montecucco di questa iniziativa che parla di Biodiversità, paesaggio, ambiente, suolo, società, realizzata insieme al gruppo Agronomi Sata e in collaborazione con importanti centri di studio e istituzioni scientifiche di ricerca italiani quali il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università di Milano e la Fondazione Edmund Mach di S. Michele all’Adige.
“Grazie al progetto Biopass, che ha il principale obiettivo di analizzare approfonditamente la biodiversità e la vitalità del suolo e delle sostanze organiche in essi contenute che variano da vigneto a vigneto, seguiamo uno stile di viticoltura concentrato sul massimo rispetto ambientale e sulla salvaguardia e incremento della biodiversità”, chiosa Patrizia Chiari.
“Attraverso specifiche metodiche scientifiche e condivise, questa gestione dei vigneti si sta rivelando il modo efficace per elevare sempre di più la qualità e salubrità del prodotto con la missione anche di sentirci custodi di un fazzoletto di terra meraviglioso dove il tempo è ancora scandito dall’alternarsi delle stagioni. Da questi presupposti nascono tutti i nostri vini, tra cui la nostra ultima etichetta Lupo Nero”.