Il mondo del vino italiano piange la scomparsa di uno dei suoi simboli più riconosciuti nel mondo. È morto a 90 anni Vittorio Vallarino Gancia, Cavaliere del Lavoro per decenni guida di una delle realtà delle bollicine più celebri e note in Italia. Fondata dal suo bisnonno nel 1850, l’azienda Fratelli Gancia di Canelli (Asti) lo aveva visto al timone fino al 1996, quando scelse di fare un passo indietro, diventandone presidente onorario. Nella sua lunga vita, Vittorio Vallarino Gancia ha ricoperto diversi incarichi, tra i quali quelli di presidente del Consorzio dell’Asti, dal 1992 al 1994, e di Federvini, dal 1990 al 1993. Dal 1995 al 2001 ha poi guidato anche Unione Italiana Vini. “Il suo impegno per la nostra associazione è stato da esempio; uomo di visione, ha senza dubbio contribuito, con passione e costanza, a far crescere il nostro settore”, lo ricordano l’attuale numero uno Lamberto Frescobaldi, il segretario generale Paolo Castelletti e tutto il consiglio nazionale Uiv.
Chi era Vittorio Vallarino Gancia, re degli spumanti e delle bollicine d’Asti
Vittorio Vallarino Gancia era nato il 28 ottobre 1932 e ha rappresentato la quarta generazione della famiglia che per prima portò le bollicine Metodo Classico in Italia, grazie all’intuizione del suo bisnonno, Carlo Gancia, nel 1850.
Inizia la sua attività nella F.lli Gancia & C. nel 1957, occupandosi dell’ufficio export, dopo aver preso una laurea in scienze politiche all’università di Torino. Nel 1967 la nomina a direttore generale, seguita da quella nel 1973 ad amministratore delegato e, nel 1984, a presidente.
Nella sua vita anche l’ombra della cronaca, con il sequestro lampo subito dalle brigate rosse, nel 1975, concluso in un giorno con la sua liberazione, operazione che costò la vita all’appuntato dell’Arma dei Carabinieri Giovanni D’Alfonso e vide la morte della brigatista Margherita Cagol.
L’epopea della famiglia Gancia e dell’azienda oggi passata nelle mani del magnate russo Rustam Tariko è legata all’universo delle bollicine, di cui è rimasta nel tempo un punto di riferimento del panorama nazionale.
Nel 1980 la creazione dell’iconico Pinot di Pinot, selezione dei migliori Pinot tricolore, che apre un nuovo e importante mercato agli spumanti secchi.

Vittorio Vallarino Gancia fu, insieme a Gianfranco Caci e Pier Filippo Cugnasco per la Cinzano, Alberto Contratto per la Contratto, Alessandro Abbruzzese e Livio Testa per Fontanafredda, Giorgio Giusiana per la Martini & Rossi, Ottavio Riccadonna per Riccadonna e Giuseppina Viglierchio per Vini Banfi tra i primi a credere nel Metodo Classico piemontese. Negli anni ’90 creò con loro “Tradizione Spumante” (in foto di copertina i rappresentanti delle “Sette Sorelle”: Vittorio Vallarino Gancia è il terzo da destra) e insieme lavorarono in una direzione condivisa per ottenere il riconoscimento di una vocazione: dal lavoro di quel gruppo sarebbe nata, anni dopo, la denominazione Alta Langa.
Il sindaco di Canelli Paolo Lanzavecchia lo ricorda così su La Nuova Provincia:
“È un grande pezzo dell’enologia italiana, e non solo canellese, che se ne va. Tutta la città gli è riconoscente. I suoi sono stati anni in cui il settore enologico era trainante. Grazie a lui e alle sue intuizioni si è sviluppato, poi, il comparto enomeccanico. Gancia è un nome internazionale: qui nacque il primo spumante italiano e, non ultimo, ricordiamo l’ingresso nel Patrimonio Unesco delle nostre cantine, delle quali quelle di Casa Gancia sono state certamente una forza trainante”.
Vittorio Vallarino Gancia lascia la moglie Rosalba Borello Vallarino Gancia e i figli Massimiliano e Lamberto.