C’è un nuovo racconto che si sta sviluppando nella Valtellina del vino. Un’evoluzione che punta i riflettori, ancor più di quanto fatto finora, sulla caratterizzazione delle sue vigne di montagna. Filari che, tra Inferno, Grumello e Valgella, ne tratteggiano i panorami, ancorati a quei terrazzamenti che contribuiscono in maniera decisiva a definire i caratteri delle uve. Già, perché per comprendere quello che è pronto a farsi racconto 2.0 della Valtellina del vino occorre rispolverare qualche nozione di geologia, che in questa zona gioca da sempre un ruolo chiave. Per intenderci, si pensi innanzitutto che, a differenza del 99% delle altre vallate alpine che si sviluppano in direzione Sud-Nord, la Valtellina è valle orientata Est-Ovest. Questa caratteristica, già solo in termini di esposizione solare, conduce a una pluralità di considerazioni legate agli effetti sulle piante del rilascio di calore da parte delle rocce o ai tempi di maturazione delle uve influenzati da quale sole (mattutino o pomeridiano) colpisca il vigneto durante il giorno. Ma l’elemento più decisivo da evidenziare è quello che la Valtellina nasce in corrispondenza della zona in cui, tra 25 e 50 milioni di anni fa, è avvenuto lo scontro tra la placca africana e quella europea che ha dato origine alle Alpi. La faglia, ancora oggi, risulta visibile ad occhio nudo ed è chiamata Linea Insubrica. La Valtellina, di conseguenza, ha preso forma da un rimescolamento senza precedenti di rocce, con i diversi minerali che colorano i singoli terroir a tratteggiare quella biodiversità che definisce il carattere dei vini di quest’area così vocata. Produzioni che poggiano le loro fondamenta sul Nebbiolo, che a queste latitudini è chiamato Chiavennasca, e a cui oggi una nuova linea firmata Nino Negri, Vigne di Montagna, regala una rivoluzione in tre sfumature.

La rivoluzione di Vigne di Montagna, la nuova linea di vini firmata Nino Negri in tre sfumature di Nebbiolo
La nuova rivoluzione del vino di Valtellina lanciata oggi dalla Casa Vitivinicola Nino Negri, la maggiore realtà della zona, non fa eccezioni. Si chiama Vigne di Montagna il nuovo progetto fondato sul Nebbiolo cui Danilo Drocco, enologo e guida della storica cantina nata nel 1897, ha dato vita.
Così spiega a WineCouture:
“Arrivando dal Piemonte, la mia forma mentis è molto influenzata al concetto dei Cru nella realizzazione dei vini. E quando sono arrivato qui in Valtellina, ho trovato molte realtà che stavano già esplorando questa strada di valorizzazione del terroir”.
La Valtellina del vino, d’altronde, nasce già, se guardiamo al disciplinare di produzione, con una suddivisione in sottozone: una caratterizzazione storica, con Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno e Valgella che raccontano di una coscienza, fin dai tempi antichi, che in quelle aree le uve erano migliori.
“Ma al di fuori di quelle cinque zone”, spiega Drocco, “ci sono altri territori in Valtellina su cui, per le ragioni più diverse, non si è mai deciso di puntare i riflettori. Ed è un peccato, perché esistono aree perfette per essere rivendicate dato il loro carattere unico”.
“All’interno del territorio della Valtellina del vino, infatti, esiste una straordinaria biodiversità: da questa presa di coscienza, passata attraverso prove di vinificazioni dedicate sui singoli appezzamenti, è nata l’idea di un progetto legato alle vigne e che va oltre la sottozona”.

Un vino di Valtellina oltre il Cru
È una Valtellina del vino 2.0 quella che nasce così grazie alla nuova linea Nino Negri. Evoluzione che non si fonda sul concetto più esteso di Cru, ma di vigna. Lo fa proprio per la marcata biodiversità che differenzia ogni terrazza dall’altra.
“Per questo abbiamo scelto di concentrarci sulla singola vigna, perché la tradizione nel fare vino in Valtellina, in primis per noi, si è sempre giocata sul sapere da dove arriva l’uva”.

La profonda variabilità dei suoli è capace di trasmettere al Nebbiolo realmente ogni sfumatura del terroir. In Valtellina, infatti, il vitigno presenta una mineralità ben marcata per via della roccia madre su cui i filari poggiano e ha un 40% circa di tannini in meno rispetto al suo fratello di Langa: due elementi che contribuiscono a vini dalla lunghezza accentuata, caratteristica distintiva del territorio.
“Davanti al nuovo gusto che si va imponendo oggi tra i consumatori, possiamo dire di essere nel posto giusto al momento giusto”, sottolinea Drocco.
Il Nebbiolo secondo Nino Negri
Il progetto Vigne di Montagna s’innesta lungo questo solco che definisce da sempre la storia del vino in Valtellina.
“Nel Nebbiolo Nino Negri troviamo il riflesso degli aspetti più caratteristici della montagna”, spiega l’enologo. “I suoli, con diversi colori delle rocce originate dalla genesi delle Alpi; il microclima, che differenzia i vigneti in base all’esposizione e alla pendenza dei terrazzi; le temperature, che variano in base all’altitudine ai venti di montagna e alla rifrazione solare delle rocce”.
Quella che si va ora a comporre come una nuova linea dell’offerta della storica realtà, che prende vita da una quota consistente dei 35 ettari di vigneto di proprietà, è gamma in cui sono incluse tre etichette che non rappresentano qualcosa di nuovo, “inventato” in cantina, ma sono formalizzazione nelle rivendicazioni delle origini attraverso la tracciatura di quanto già viene fatto da tempo.

“Desideriamo comunicare la bellezza di come, con lo stesso vitigno, si arrivi a espressioni radicalmente diverse all’interno del medesimo territorio”, evidenzia Drocco.
“La storia della collezione Vigne di Montagna parte dalla roccia, che ha ispirato i vini e anche l’estetica delle etichette, con un design che riproduce le stratificazioni del suolo e un effetto tattile che amplifica le percezioni. Vogliamo esaltare le caratteristiche del terroir Valtellina, e solo quelle. Con l’enologo che, in questo caso, è chiamato esclusivamente a guidare i processi nella realizzazione dei singoli vini, senza intervenire”.

Ca’ Guicciardi, Sassorosso e Vigna Fracia: Inferno, Grumello e Valgella nella Valtellina 2.0 di Nino Negri
Con la nuova linea Nino Negri siamo innanzi a tre prodotti che parlano contemporaneamente del carattere unico della montagna, delle differenze tra i singoli vigneti e della “verticalità” di uve raccolte interamente a mano lungo i millenari muretti a secco. Tre sfumature, una Valtellina del vino realmente 2.0. Ecco il racconto dei tre vini nell’assaggio di WineCouture.