Ogni vino racchiude in sé mille sfaccettature. Perché, come spiegava Mario Soldati all’inizio dei suoi “viaggi d’assaggio” in giro per l’Italia: “Il vino (il vino di una data qualità, zona di produzione circoscritta, annata, partita, botte e, in certi casi, bottiglia) può paragonarsi soltanto a un essere umano e vivente, immisurabile, inanalizzabile se non entro certi limiti, variabile per un’infinità di motivi, effimero, ineffabile, misterioso”. Ed è il tempo uno dei fattori che più influenza questo misterioso mutare. E così, della stessa etichetta si potranno scoprire volti differenti, a secondo dell’annata che ci si ritroverà in un dato momento nel calice. Ed è questo quello che racconta quello che è stato il recente assaggio di uno dei vini di punta di Monteverro, cantina gioiello di Capalbio, sulla costa toscana. Ecco il confronto di WineCouture di tre annate – dalla novità 2018, passando per la 2016, fino a giungere alla 2010 – di Terra di Monteverro, fratello minore del capofila bordolese che porta il nome dell’azienda nata agli inizi degli anni 2000 da un’idea visionaria del proprietario Georg Weber. Un confronto didattico per cogliere come cambia col tempo e le stagioni l’espressione di quella Maremma autentica dove questo grande vino rosso toscano affonda le sue nobili radici.
I diversi volti di un grande vino rosso toscano: il fattore tempo nel confronto tra Terra di Monteverro 2010, 2016 e 2018
Stesso uvaggio, ma parcelle diverse rispetto al fratello maggiore Monteverro. È così che nasce Terra di Monteverro, incontro di Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot e Petit Verdot, affinato 20 mesi in barrique di rovere francese. Un secondogenito dall’animo verace, che richiama con i suoi tratti a un’espressione più immediata nel calice.
Un’etichetta che ha da poco celebrato la sua prima decade di vita, regalandosi per l’occasione una nuova veste grafica che meglio lo rappresenta e ne racconta il percorso evolutivo.
“Con l’uscita dell’annata 2018 abbiamo deciso di creare una nuova etichetta celebrativa per il nostro Terra di Monteverro”, spiega l’enologo Matthieu Taunay.
“L’obiettivo era proprio quello di omaggiare i nostri primi 10 anni di vino, di amici, di fiere, di degustazioni, di vendemmie, di fatiche, di risate, di condivisione”.

Perché un calice di Terra di Monteverro è proprio questo ciò a cui chiama: a essere condiviso in una tavolata ricca di buon umore e accostamenti all’altezza di questo grande vino vivace e impertinente nella sua gioventù, ma che col passare degli anni matura acquisendo un’elegante austerità.
Terra di Monteverro, infatti, è vino che anno dopo anno ha saputo raccontarsi con un lessico emozionale, olfattivo e degustativo ricco e sempre diverso, esprimendo personalità differenti, espressione di tante sfumature, ma sempre fedele interprete del terroir di Maremma.
“L’etichetta è un vero e proprio memoir di questi primi 10 anni insieme”, continua Taunay. “Abbiamo voluto rendere omaggio a questo vino e alla sua crescita sbalordiva con un nuovo look che raccoglie le emozioni condivise”.
Quella che si ritrova nel calice al primo approccio è un’intensa esuberanza: aperto ed estremamente godibile, regala aromi della macchia mediterranea e note fruttate. Ma è andando a ritroso nel tempo, nel confronto tra annate, che se ne arriva a cogliere l’anima e la capacità di raccontarsi con storie sempre diverse, una più affascinante dell’altra.
Ecco il confronto di WineCouture delle tre annate 2018, 2016 e 2010 di Terra di Monteverro per capire come cambia col passare degli anni questo grande vino rosso toscano.