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Orizzonte 2025: come Ruffino sta rivoluzionando la sostenibilità nel vino

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Oltre la sostenibilità. È questo l’orizzonte e la direzione su cui sta muovendo Ruffino, una delle più storiche realtà del vino tricolore, dal 2011 parte della galassia Constellation Brands, la più importante azienda vinicola americana. Il gruppo toscano, realtà fondata nel 1877 a Pontassieve, vicino Firenze, ma che oggi vede le sue radici affondare anche in tenute Veneto per la produzione di Prosecco, sta infatti definendo una rivoluzione in un concetto quanto mai sulla bocca di tutti. Ancora di più, parlando di sostenibilità per il mondo del vino. Lo sta facendo attraverso una strategia di sviluppo e traguardi previsti per il 2025 che, con una dotazione finanziaria ingente, pari a quasi un terzo degli investimenti annuali, pone Ruffino al vertice, identificando l’azienda toscana quale traino di una svolta sempre più necessaria per il comparto. Vi spieghiamo quali sono i capisaldi di questo mutamento di paradagmi.

Orizzonte 2025: una rivoluzione sostenibile per il vino italiano

È una vera e propria agenda quella della svolta sostenibile di Ruffino 2025. Con dati misurabili e misurati, con cui lo storico gruppo vinicolo rendiconta, passo dopo passo, i risultati della propria strategia di sviluppo e i traguardi previsti a fronte di un orizzonte temporale certo.

Entro il 2025, uno degli obiettivi primari della realtà toscana del vino dal respiro internazionale sarà la completa conversione al biologico delle sue nove tenute. E per l’ampiezza degli obiettivi ambientali e sociali definiti da una rigorosa tabella di marcia, il volume degli investimenti stanziati e il numero di portatori di interesse toccati, Ruffino oggi si configura sempre più quale uno dei player più ambiziosi nell’intero comparto enologico italiano. 

Non poteva essere diversamente per una realtà forte di circa 29 milioni di bottiglie annualmente prodotte, 83 paesi del mondo serviti e 123,2 milioni di euro di fatturato generato nel 2022. Ma il gruppo vuole imprimere uno stimolo decisivo per tutto il settore, ponendosi a capo della rivoluzione sostenibile. Una svolta definita da due parole, Ruffino Cares, che identificano la portata dell’impegno assunto.

Che cos’è Ruffino Cares e come sta trasformando una delle più storiche realtà del vino di Toscana

Ruffino Cares, progetto nato nel 2018 come marchio contenitore di iniziative legate alla Responsabilità Sociale d’Impresa e oggi vera e propria strategia, mette al centro lo sviluppo sostenibile come rappresentato dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (Sdg) applicati al comparto vitivinicolo. 

Con l’ambiente a rappresentare solo uno dei quattro pilastri che sorreggono questo percorso, accanto a politiche aziendali orientate alla diversità e all’inclusione, promozione del bere responsabile a vantaggio della società e del comparto, impegno verso gli altri e in particolare verso le comunità locali. 

L’obiettivo più generale è quello di trasformare una delle più storiche realtà del vino di Toscana in un brand for purpose, ossia un marchio che antepone il benessere delle persone in qualsiasi scelta. Una volontà resa chiara e concreta dalle scelte che coinvolgono il portafoglio.

Orizzonte 2025: rivoluzione sostenibilità per il vino italiano. Cos’è Ruffino Cares e come sta trasformando la realtà del vino di Toscana.

Ruffino, infatti, ha stanziato un budget senza precedenti di circa 11 milioni di euro, cioè il 28% sugli investimenti annuali del gruppo, distribuito su sette anni (dal 2019 al 2025), per mettere in pratica il processo di conversione delle proprie attività produttive verso ambiziosi quanto necessari standard.

Come spiega Marco Frey, professore ordinario di Economia e gestione delle imprese presso la Scuola Superiore Universitaria Sant’Anna di Pisa e presidente della Fondazione Global Compact Italia, organismo delle Nazioni Unite:

“Casi come quello di Ruffino mostrano un assunto fondamentale della sostenibilità: è possibile, oltre che necessario, fare meglio con meno”. 

“Il volume di vino prodotto negli ultimi decenni in Italia è assai diminuito, ma il comparto è cresciuto perché sono cresciuti il valore della produzione, la qualità e l’export. In questo senso, l’enologia italiana sta compiendo un percorso emblematico che rispecchia il ruolo cruciale delle aziende, accanto alle istituzioni e ai cittadini, nel rendere il cambiamento possibile”.

Una rivoluzione che nasce in cantina, ma che punta a coinvolgere intere comunità e ampliare la portata virtuosa del cambiamento.

Oltre la sostenibilità: un impatto realmente misurabile

In questa rivoluzione sostenibile del vino cui Ruffino ha dato il via, indispensabile è il coinvolgimento nel progetto di tutti gli stakeholder, a partire dalle aziende coinvolte nell’intera filiera. 

Parallelamente alla conversione biologica delle nove tenute che sarà completata con la vendemmia 2024, gli obiettivi Ruffino 2025 prevedono infatti di rendere la filiera al 100% sostenibile, facendo da traino anche per le realtà più piccole del proprio indotto, attraverso un taglio delle emissioni del 15% per arrivare al 50% nel 2030, un aumento del 15% dei rifiuti mandati in riciclo per arrivare a zero rifiuti nel 2050, una riduzione dell’utilizzo dell’acqua integrata a un aumento del 25% delle acque riutilizzate nel processo di produzione. Numeri e impegni certi e concreti. Ma soprattutto non derogabili.

Orizzonte 2025: rivoluzione sostenibilità per il vino italiano. Cos’è Ruffino Cares e come sta trasformando la realtà del vino di Toscana.
Sandro Sartor

Come sottolinea Sandro Sartor, presidente e amministratore delegato di Ruffino e vice presidente di Unione Italiana Vini

“In questa gara non c’è chi arriva primo e chi arriva ultimo, ma bisogna arrivare tutti”. 

“Le attività del settore vitivinicolo sono in regime di interdipendenza con la disponibilità di risorse naturali (risorse energetiche, acqua, clima, suolo, aria ed ecosistema) e col tessuto socioeconomico nel quale si collocano. Per questo è fondamentale, in un’ottica di sostenibilità complessiva e a lungo termine, che un’impresa vitivinicola che si voglia dire sostenibile adotti sistemi produttivi e condotte che preservino le risorse naturali, ne affinino le modalità di utilizzo e migliori anche le condizioni sociali ed economiche del proprio territorio”.

Con l’anno fiscale 2022, Ruffino non a caso ha pubblicato il suo quarto bilancio di sostenibilità certificato. E sebbene non esista per legge un modello unico a cui attenersi, le informazioni che l’azienda toscana ha rendicontato seguono le linee guida internazionalmente riconosciute del Global Reporting Initiative. 

Obiettivi che includono certificazione e azioni come quelle sulla valorizzazione della biodiversità, sul sostegno al tessuto sociale locale e sull’inclusione di categorie svantaggiate, portando a quella visione olistica che vuole andare oltre lo stesso concetto di sostenibilità. 

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