Cambio di nome per Cantina di Soave. Nell’ambito di un’ampia riorganizzazione strategica, che mira a trasmettere maggiore chiarezza e dare visibilità ad ogni sito produttivo aziendale, la più longeva cooperativa del Veneto sceglie come nuova denominazione Cadis 1898, acronimo che riprende le iniziali dello storico nome, accompagnandosi all’anno di fondazione del gruppo. “È cambiato l’abito, ma di certo non l’anima che da 125 anni ci guida alla ricerca del miglior risultato per i nostri 2.000 soci conferitori e per tutti quei clienti che da anni acquistano le nostre bottiglie”, spiega il direttore generale, Wolfgang Raifer, che annuncia un fatturato record.
Cosa significa Cadis 1898: cambio nome e fatturato record per Cantina di Soave
Un nuovo nome e anche una rinnovata immagine per Cantina di Soave. Il binomio tra modernità e storicità della nuova denominazione Cadis 1898 sposa, infatti, un rinnovamento totale anche nell’identità grafica, più minimale e contemporanea, che oltre al logo coinvolge anche la comunicazione digitale.
A trovare spazio sotto il nome di Cadis 1898, le quattro cantine principali: Cantina di Soave, Cantina di Montecchia, Cantina di Illasi e Terre al Lago.
Spiega Raifer:
“Negli ultimi anni ci siamo accorti di una certa difficoltà dei clienti che si trovavano ad acquistare, ad esempio, una bottiglia di Valpolicella con la dicitura Cantina di Soave”.
Da qui nasce l’esigenza di essere più specifici e soprattutto di dare risalto ad ogni singola realtà territoriale.
Sul mercato, ora, si troveranno i vini Soave marchiati Cantina di Soave, i Valpolicella di Cantina di Illasi, i Lessini Durello di Cantina di Montecchia di Crosara e i Bardolino e Custoza di Terre al Lago.
“Tutto ciò”, afferma Raifer, “è stato fatto con un obiettivo preciso: dare un’identità precisa ad ogni nostra etichetta e al territorio dove nasce, portando allo stesso tempo avanti quella che è da sempre una nostra missione: mettere in primo piano le Denominazioni scaligere e il loro territorio”.

E a questa volontà di valorizzazione si legano anche gli ottimi risultati del bilancio d’esercizio 2022, chiuso con un fatturato di 143,8 milioni di euro (+16% sul 2021), costituito per il 66% dal mercato domestico e per il 34% da quello estero. Tutto ciò nonostante il calo dei volumi del 6%.
I 2.000 soci viticoltori quest’anno hanno visto la liquidazione delle uve salire a 66,5 milioni di euro con una redditività media per ettaro di oltre 10.300 euro. “Questi dati ci incoraggiano ad andare avanti su questa strada, consci che il lavoro da fare è ancora tanto, ma sicuri che in futuro arriveranno nuove soddisfazioni”, conclude Raifer.