Un nuovo vino, il secondo parcellare di Francesco Ripaccioli, che fa il suo debutto in una annata già tanto chiacchierata. È il Brunello di Montalcino Docg Montosoli 2018 firmato Canalicchio di Sopra, il frutto dell’omonima collina a nord di Montalcino. Per un’etichetta che mira a esaltare le caratteristiche della zona in cui prende vita.
Dove nasce il nuovo vino parcellare firmato Canalicchio di Sopra
A Nord di Montalcino, i Brunello della collina di Montosoli vantano un’importante massa critica. Parliamo di vini inconfondibili, per freschezza, tannini vibranti, una certa dinamicità e un centro bocca più incisivo, per il peso della materia stessa che si presenta all’assaggio. Il frutto del forte impatto dell’area in cui prende vita rispetto alle altre della Denominazione.
Montosoli, infatti, valorizza il microclima che influenza le piante di Sangiovese che, circondate dal bosco, vengono coltivate in terreni ricchi di galestro e marne: la tessitura franco argillosa con elevata presenza di limo conduce a vini di grande struttura, a sviluppo verticale, sapidi e minerali.
Da qui l’idea di Canalicchio di Sopra di dare forma a un vino parcellare in questo angolo vocato della terra del Brunello.

Il debutto del Brunello di Montalcino Docg Montosoli con l’annata 2018: la storia della “quadratura del cerchio”
L’obiettivo di Francesco Ripaccioli, classe 1987, attuale direttore di Canalicchio di Sopra, era innanzitutto di mostrare al mercato una versione di Vigna Montosoli identitaria e al contempo in grado di esprimere la cifra stilistica che contraddistingue tutti i vini prodotti dall’azienda nei 19 ettari vitati di proprietà. Etichette che in comune hanno l’eleganza e la profondità del frutto.
La scelta di iniziare la produzione di un Brunello Montosoli nasce con la vendemmia 2018, prima annata con le caratteristiche ritenute idonee a una buona riuscita.

Come per il Vigna La Casaccia, anche questo secondo Brunello da singolo vigneto concretizza l’approccio parcellare di Canalicchio: sono, infatti, sei gli appezzamenti all’interno della zona da cui prende il nome la cantina, quella dei Canalicchi, e quattro proprio nella collina a nord di Montalcino, Montosoli.
È qui che, dopo sperimentazioni e vinificazioni separate, si è scelto la porzione di terreno più adatta per esaltare le caratteristiche del climat.
Filari lunghi di appena un ettaro, una sorta di “quadratura del cerchio”: il primo pezzo di terra, un campo incolto, acquistato dal fondatore di Canalicchio di Sopra nel 1962, Primo Pacenti, è stato proprio all’interno di questa collina.
Pacenti, dalla Maremma, è stato tra i primi a credere in questa zona. A confermarlo ci sono i fatti: la prima bottiglia di Brunello di Montalcino Canalicchio di Sopra è nata nel 1966, l’anno successivo l’azienda era tra le 12 fondatrici del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino.
Canalicchio fugge dall’omologazione con il giovane Francesco Ripaccioli, iniziando un nuovo percorso, per una definizione della propria identità passando dallo studio del parco vitato alla completa ristrutturazione della cantina, ultimata proprio nel 2018.
Ispirandosi a Barolo e Borgogna si sono ricercati i “gusti” dei suoli per proiettarli nel vino. Il sogno di Brunello parcellare, da sole uve Sangiovese si racconta attraverso vini di grande personalità e riconoscibilità, proprio come il Brunello di Montalcino Docg Montosoli 2018 oggi al suo debutto.

E il futuro, per Canalicchio di Sopra, racconta in vigna la stessa cura riservata al calice. Il domani, infatti, s’indirizza lungo il cammino di una sostenibilità sempre più marcata. Con la conversione biologica iniziata nel 2021, sebbene l’azienda già lo sia, poiché vive in un ambiente ricco di biodiversità, con 30 ettari di seminativi, ettari a oliveto e 10 di bosco, e non fa uso di pesticidi e fertilizzanti.