Da tempo sul podio per quantità di produzione, insieme a Veneto ed Emilia – Romagna, la Puglia è da sempre un territorio vitivinicolo molto importante nel panorama del vino italiano. Grazie ai suoi vini rossi, bianchi e soprattutto rosati, di grande struttura e intensità, questa regione del Sud Italia ha virato negli anni nettamente il suo profilo, verso una più precisa e concreta qualità. Questa crescita, maggiormente sostenuta dalle aziende produttrici, trova però sostegno anche nelle attività di vendita al dettaglio del vino, che collaborano in maniera costante e a stretto contatto con il territorio, affermando sempre più l’eccellenza pugliese e la sua cultura. Fra queste attività, con quasi 30 anni di storia alle spalle come destinazione del bere bene, c’è Enoteca Terruli, che nasce nel 1995 a Martina Franca, in provincia di Taranto, per volontà e desiderio del suo proprietario, Domenico Terruli, che fin da ragazzo sognava di creare un luogo dove la divulgazione e la conoscenza del vino potesse andare di pari passo con il commercio.
Negli anni l’enoteca di Domenico Terruli, gestita insieme a sua moglie Luigia, si è evoluta e oggi è una delle oltre 100 che fanno parte dell’associazione Vinarius (Associazione Enoteche Italiane – che promuove e divulga il commercio di vino specializzato), oltre ad essere una delle realtà commerciali di riferimento nella Valle d’Itria. Unite alla vendita al dettaglio del vino, infatti, Enoteca Terruli svolge anche l’attività di distribuzione e rappresentanza di vini su tutta la provincia di Taranto, sostenendo molti locali nella costruzione e organizzazione delle proprie carte vini e selezioni. Abbiamo chiesto a Domenico Terruli di regalarci una fotografia di quello che è il suo lavoro, di come si valorizza e tutela il mondo del vino in Puglia, attraverso le strategie e la comunicazione che quotidianamente svolge nella sua enoteca.
Da 28 anni, Enoteca Terruli è un importante punto di riferimento per il vino in Valle d’Itria: come si consolida, anno dopo anno, un attività come la vostra?
Il consolidamento lo si raggiunge con un lavoro costante. Nel tempo è stato strategico sapere leggere quelle che sono state le esigenze del territorio, permettendoci una più profonda connessione con i gusti e le mode ricercate dalla nostra clientela.
La Puglia negli ultimi dieci anni è diventata una meta importante per tanti visitatori esteri e italiani. Era quindi molto importante rispondere con un offerta capace di soddisfare le varie esigenze, facendoci trovare sempre pronti sia dal punto di vista organizzativo: ampliando la nostra preparazione e proponendo degustazioni diverse e mirate oltre ad una crescita e evoluzione dell’assortimento.
Inoltre è stata strategico, durante il periodo del Covid, investire sul commercio online e sulla comunicazione via social, così da arrivare anche a quelle che sono le nuove generazioni di bevitori.

Quali sono gli stili di beva della zona, quale target di consumatore viene in enoteca e come è cambiato il suo gusto nel tempo?
Siamo nella regione più importante per il consumo di vini rosati e questo negli ultimi anni ha contribuito ad una forte trasformazione nei consumi.
Il rosato era percepito come un vino stagionale, estivo per lo più, adesso invece è diventato un vino molto più consumato senza vincoli di periodo o di occasione d’uso.
È cresciuta molto – come del resto in tutta Italia – la richiesta di vini biologici e biodinamici e anche “naturali”, grazie anche all’esigenza sempre più importante che il settore vino cerca nelle produzioni sostenibili.
La nostra enoteca è comunemente visitata da turisti, clienti appassionati ed esperti.
All’inizio degli anni 2000, i turisti chiedevano solo vini premiati dalle guide, oggi invece, la richiesta è soprattutto di vini naturali, e questo vale anche per la clientela del luogo.
Credo che un ruolo molto importante sia giocato dalla nostra esperienza e dalla nostra volontà e capacità di consigliare vini di qualità, ma soprattutto di far vivere ai nostri clienti diverse esperienze a livello di territori, ampliando le loro conoscenze e il loro gusto, veicolandoli verso la scoperta di territori fuori dai classici brand.

In che modo in Enoteca Terulli attuate la ricerca di nuove aziende e vini, ma sopratutto di quali territori siete appassionati?
Quando si sceglie di fare questo lavoro si deve certamente essere appassionati e innamorati del vino e dei distillati.
La nostra professionalità ci porta a degustare tante tipologie di prodotti e ad essere sempre informati su tutti i territori, cercando di tenere in enoteca le referenze strategiche alla vendita ma anche piacevoli e coerenti con il nostro gusto.
La ricerca la svolgiamo seguendo alcuni punti cardine come ad esempio la scoperta di piccole aziende che svolgono un lavoro che si potrebbe definire artigianale, scegliendo realtà che sono meno presenti nella Grande distribuzione e attuando strategie commerciali che ci permettono di avere referenze diverse da altre attività della zona, con un posizionamento prezzo adeguato e creando sempre più esclusività.
Quanto è importante e strategico, visto dalla prospettiva di Domenico Terruli, il ruolo della comunicazione e divulgazione del vino in Italia e nel mondo da parte dei negozi specializzati?
Credo che l’enoteca sia stata la struttura più importante per la divulgazione del vino di qualità in Italia, sia in passato che al giorno d’oggi, specie in questo momento storico. Siamo gli unici capaci di argomentare il territorio di qualsiasi vino e di dare un servizio professionale gratuito ai nostri clienti.
La Grande distribuzione vuole imitarci, aumentando gli spazi destinati al mondo del vino nelle loro strutture, e credo che la differenza la si ottiene trasmettendo la passione e raccontando il terroir del prodotto che proponiamo, mettendoci la faccia, la voce e l’esperienza.

Quali crede che saranno, Domenico Terruli, i territori del vino in Italia in cui varrà davvero la pena investire nel prossimo futuro?
In Italia , visto la molteplicità dei territori e delle diversità dei vitigni autoctoni, credo che sarà strategico l’investimento in quei territori dove il sistema politico funzionerà di più.
La capacità dei consorzi sarà determinante per portare avanti progetti di crescita, tutela e di sviluppo.
È già qualcosa che si può ben vedere, infatti, dove c’è un buon lavoro fatto dai consorzi come quello del Brunello di Montalcino, Valdobbiadene, Chianti Classico o Collio, i vantaggi sono evidenti rispetto a zone dove non riescono a presentare un progetto comune sul terroir.