In piazza Esedra – oggi piazza della Repubblica – a Roma, nel 1915, Emilio Gentili insieme ad un suo caro amico acquistò per poche lire quello che per anni fu l’Odeon Bar, un caffè-concerto che per anni è stato un importante punto di riferimento vicino al quartiere Rione Castro Pretorio. L’attività, dopo la gestione di Emilio, passa nelle mani di sua figlia e poi in quelle del nipote Luigi, il quale coinvolge fin da subito suo figlio Giuliano Rossi, colui che oggi tiene le redini dell’attività storica di famiglia. Giuliano, nei suoi primi anni di lavoro al caffè, si appassiona profondamente al vino e al mondo della ristorazione, universi che, nel 2001, definiscono un passo determinante, con lo spostamento in via dei Cappellari del locale, vicino a Campo dei Fiori, dove diventa L’enoteca con cucina La Fiaschetta.
Da quel momento, Giuliano Rossi inizia un percorso di formazione, grazie al quale sa che potrà acquisire tutte le conoscenze necessarie per svolgere al meglio la propria attività e presentare un servizio efficiente e concreto a tutti i suoi clienti. Infatti, nel 2005, diventa sommelier e successivamente approfondisce le sue conoscenze gastronomiche con numerosi corsi di cucina e pasticceria, spinto anche dalla forte passione che ormai occupa in lui uno spazio determinante.
Ma la ristorazione, così come il mondo del vino e il suo consumo e commercio è legato indissolubilmente alla condivisione e alle connessioni fra persone e territori, motivo per il quale Giuliano Rossi, nel 2012, diventa membro dell’Associazione delle enoteche Italiane Vinarius, comprendendo ancora di più l’importanza che ha il confronto, lo scambio e l’unione nel grande mondo del vino.
Oggi, Enoteca La Fiaschetta è un luogo nella Capitale dove il vino, la sua comunicazione e il suo commercio sono protagonisti indiscussi del quotidiano. Uno spazio dove il calice, i racconti e le competenze di Giuliano Rossi, affiancato dalla sua compagna, permettono ad appassionati e curiosi di intraprendere profondi viaggi nel mondo ricco e generoso del cibo e dell’enologia del Belpaese.
A Giuliano Rossi abbiamo chiesto di raccontarci cosa è oggi Enoteca La Fiaschetta e di come il mondo del vino sia protagonista in questo piccolo locale vicino a Campo dei Fiori, a Roma.

Giuliano Rossi, cosa si beve e qual è il tipo di clientela del vino a Campo dei Fiori, in questo quartiere storico di Roma?
Roma è una città davvero molto grande che in qualsiasi momento dell’anno pullula di turisti e persone che la abitano nel quotidiano. La nostra clientela è molto varia, ma principalmente giovane e molto curiosa.
Nel recente periodo abbiamo notato che il cliente medio è sempre più appassionato e informato, con un bisogno molto importante di scoprire nuove realtà, etichette e territori.
Per noi far conoscere quella che è la ricchezza enologia del nostro territorio e della nostra regione è fondamentale e per questo puntiamo molto ad una selezione fortemente territoriale. Tuttavia, come ogni enoteca che si rispetti, cerchiamo di dare un’offerta il più varia possibile che possa rispondere ai forti trend richiesti dal consumatore, come un importante selezione di bollicine, dove per richiesta spiccano i Metodo Classico italiani e lo Champagne che traina certamente la richiesta effervescente.
Altra grande tendenza, che caratterizza non solo questa enoteca a Campo dei Fiori o Roma, ma l’Italia del vino intera, è senza dubbio la ricerca di vini biologici, biodinamici e Orange Wine, che oltre a essere caratterizzanti per alcuni territori, rispondono al forte bisogno di sostenibilità.

Quali saranno, ad avviso di Giuliano Rossi, le zone vinicole più ricercate in Italia nel prossimo futuro?
Nel futuro prossimo vedo la zona dell’Etna sempre più protagonista, a parte poche realtà storiche, penso a tutte quelle aziende cresciute recentemente e che tra qualche anno, avranno a disposizione più annate per poter capire evoluzioni e crescita dei propri vini nel corso del tempo.
Credo, inoltre, che sarà molto forte il ritorno della zona del Chianti, che ha saputo valorizzare molto, nell’ultimo periodo, la propria comunicazione e valorizzazione territoriale che a mio avviso la porterà a riconquistare l’attenzione di appassionati, riprendendosi una bella fetta del mercato nazionale ed estero.
E parlando di tendenze, da titolare di Enoteca La Fiaschetta e da appassionato, come percepisce quella del vino dealcolato?
Credo sia una tendenza giusta e che aspettava solo di manifestarsi e consolidarsi nel tempo.
So che molti vedono questo movimento come un qualcosa di momentaneo e quasi offensivo al mondo del vino, ma da imprenditore rinunciare a questa tipologia di prodotto significherebbe non considerare una forte opportunità di mercato che già conquista molti territori, specialmente all’estero.
Inoltre, chiunque conosca il mercato sa che per affermarsi un’offerta deve rispondere ad un bisogno, e quello del vino dealcolato per molti culti, religioni, stili di vita o ragioni varie è certamente un bisogno che molti consumatori iniziano a manifestare e voler trovare quando siedono ai tavoli anche dei locali più blasonati.

Visto dall’osservatorio di un locale storico e “nuovo” allo stesso tempo, come Enoteca La Fiaschetta, qui a Roma, quanto è importante oggi il ruolo dell’enotecario?
È un ruolo strategico e di grande importanza. Dal 2012 io e la mia compagna Mapi – anche lei sommelier di vino e olio, con Enoteca La Fiaschetta ci siamo associati a Vinarius e grazie a questa associazione abbiamo capito l’importanza delle connessioni e del fare squadra quando si tratta di promuovere il mondo del vino e la magnifica arte della sua commercializzazione.
L’enotecario oggi, è una figura a stretto contatto con il consumatore e per questo il suo ruolo è davvero fondamentale perché deve informare, coinvolgere e tutelare il vino, le sue produzioni e chi sta dietro ad ogni singola bottiglia.
Per questo la sua preparazione e formazione sono altamente importanti e strategiche nel grande mercato del vino, italiano e non, oltre alla grande passione che serve per fare questo mestiere e per il quale ringrazierò sempre mio padre Luigi e mia madre Rosalba – recentemente scomparsa – per avermi fatto apprendere l’arte di esercitare questa bellissima professione.